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Martedì 01 LUGLIO 2014
Chirurgia estetica. Il 17,8% dei pazienti è maschio. Sotto il bisturi “uomini comuni”
Paura di invecchiare e divorzi i motivi che spingono di più a ricorrere al bisturi. Cosa chiedono? “Un solo intervento che sia risolutivo, naturale e non intacchi la mascolinità”. L'indagine dell'Associazione italiana di chirurgia plastica estetica.
Hanno poco tempo a disposizione, ma vogliono risultati concreti e naturali. Vogliono sembrare più giovani, ma senza rinunciare alla propria mascolinità. Preferiscono una soluzione unica e definitiva a tanti piccoli interventi, ma senza soffrire troppo. Gli uomini che si rivolgono a un chirurgo plastico hanno esigenze ben definite e spesso differenti da quelli delle donne. Lo rilevano i chirurghi dell’Aicpe (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica), che evidenzia come il 17,8% dei pazienti che si sono rivolti a un chirurgo plastico nel 2013 sia stato uomo.
“Da parte degli uomini c’è sempre più attenzione verso l’aspetto estetico, in particolare il viso che è la parte del corpo più esposta, la prima a mostrare i segni di invecchiamento”, afferma Chiara Botti, chirurgo plastico socio di Aicpe, che racconta anche l’esperienza dei casi – ancora poco diffusi – in cui è una donna chirurgo ad operare pazienti uomini. “Inizialmente mi aspettavo diffidenza da parte di un uomo maturo nei confronti di una giovane donna-chirurgo – spiega Botti -. Con sorpresa, invece, negli anni ho riscontrato sempre atteggiamenti di grande fiducia, prima, e gratitudine, poi. Forse perché gli uomini sono geneticamente e culturalmente predisposti ad affidarsi alle cure femminili, magari perché si vergognano meno di mettere a nudo le proprie debolezze davanti ad una donna che ad un altro uomo o forse solo perché sono generalmente molto pragmatici e guardano più alla professionalità che al sesso del loro chirurgo”.
Uomini e donne, spiega l’esperta, raggiungono l’apice del proprio fascino in età diverse: per una donna, oggi, è tra i 30 e i 35 anni, mentre per l’uomo il picco dello charme si raggiunge più avanti, tra i 45 e i 50: “La bellezza declinata al femminile implica la rotondità dei lineamenti, mentre nell’uomo si apprezzano di più i tratti spigolosi: nel ringiovanimento al maschile, smussare e arrotondare troppo provocherebbe quindi risultati non apprezzati”.
I pazienti maschi che si candidano a un intervento di lifting, possono appartenere a varie categorie: “Ci sono gli omosessuali, con esigenze simili a quelli delle donne; gli uomini in carriera, che occupano posizioni di prestigio; gli artisti o gente di spettacolo, e poi gli esteti, ossia quelli ossessionati dal proprio aspetto fisico – afferma la chirurga plastica -. Ma la categoria più rappresentata è forse quella degli uomini comuni che si vedono invecchiare e vorrebbero mantenere un aspetto più giovane, magari anche per far fronte alla delusione di un divorzio e dare inizio ad una nuova vita con una marcia in più . Gli uomini che si avvicinano alla chirurgia estetica condividono gli stessi desideri: vogliono un solo intervento che sia risolutivo, in quanto non amano tornare più volte dal chirurgo, cercano risultati concreti, ma naturali, che non intacchino la propria mascolinità, e tempi di recupero brevi”.
Botti invita poi a non dimenticare che ci sono caratteristiche fisiche importanti che differenziano il volto dell’uomo rispetto a quello delle donne: “La cute è più spessa ed è ricca di follicoli piliferi, ossia la barba. Se poi il paziente è calvo, c’è il problema di nascondere le cicatrici, che di solito vengono occultate proprio vicino all’attaccatura dei capelli. Oggi il look “total shaved” è piuttosto in voga. Considerato che l’uomo raramente ricorre a tinture per capelli e che i capelli grigi invecchiano, la calvizie può quindi essere vista come un parziale vantaggio e, con un po’ di attenzione alle cicatrici, si possono ottenere ottimi risultati. L’importante è cercare di praticare incisioni che siano il più corte possibile”.
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