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Martedì 24 GIUGNO 2014
L’estate "assassina" negli Usa. Entro fine secolo possibili 150mila morti per il caldo

Le ondate di calore killer sono un fenomeno sempre più frequente, a causa del global warming. E’ necessario essere consapevoli del pericolo e preparati ad affrontarlo. Per questo, i grandi giornali americani stanno dedicando spazio all’argomento. Siamo andati a vedere le ‘istruzioni per l’uso’ proposte da alcuni siti governativi americani.

Le previsioni del Natural Resources Defense Council (NRDC) americano sono da disaster movie: entro la fine del secolo, il caldo potrebbe provocare la morte di 150 mila americani, residenti nelle 40 città principali degli Stati Uniti. La colpa è da attribuire ai cambiamenti climatici, che lungi dall’essere solo un luogo comune o un topos di conversazione, sono una realtà molto attuale, anche se dai contorni sfocati come un miraggio nel deserto. Dell’argomento se ne è occupato molto seriamente qualche tempo fa il NRDC nel suo rapporto ‘Killer Summer Heat’, dove si spiegava anche di cosa moriranno i poveri americani surriscaldati: colpi di calore, disidratazione, malattie cardiovascolari, respiratorie e renali.
E naturalmente, ad aggravare il quadro contribuisce l’inquinamento atmosferico - ozono e anidride carbonica in testa - che rende ancora più pericolose le giornate calde. La maggior parte dei decessi da caldo sono attesi sulla east coast e negli Stati del Sud, come spiega una mappa interattiva pubblicata sul sito del NRDC.

A rischio, sono in particolare gli anziani fragili e i bambini, ma anche gli atleti della domenica e quelli che, avendo qualche chilo da smaltire, pensano di prendere due piccioni con una fava, correndo nelle ore più calde. “Per quanto possa sembrare un argomento trito e ritrito – afferma il dottor Christopher B. Colwell, Direttore della medicina di emergenza presso il Denver Health Medical Center, in un’intervista rilasciata ieri al New York Times – evidentemente non è abbastanza sentito da attirare l’attenzione della gente, se non quando viene colpita da vicino”.
Con l’età, la capacità che ha il corpo di disperdere calore, viene a ridursi progressivamente; per questo a rischiare di più sono gli anziani, in particolare quelli con scompenso cardiaco o arteriopatia periferica, che non vaso dilatano in maniera efficace. Problemi di vasodilatazione sono presenti anche nei soggetti in trattamento con beta-bloccanti e anticolinergici, mentre antidepressivi triciclici, litio, antistaminici, diuretici, alcol e droghe quali cocaina e amfetamine possono peggiorare gli effetti del caldo. Anche la disidratazione, comune nell’anziano che perde il senso della sete, ma anche nei ragazzi che fanno attività fisica intensa, riduce la possibilità di disperdere calore e pone a rischio di colpi di calore.
Trascorrere l’estate in città espone al rischio di patologie da calore perché genera un fenomeno detto ‘isola di calore urbana’, causato dalla ridotta ventilazione e dal surriscaldamento indotto dal traffico e da asfalto e cemento roventi.

Al di sopra dei 37 gradi, il corpo non riesce a disperdere calore in maniera adeguata, a meno che non ci si esponga ad un ventilatore o ad una brezza naturale. Quando l’umidità è troppo elevata inoltre, il sudore, refrigerante naturale per eccellenza, non riesce a disperdere il calore.
Gli esperti consigliano dunque di evitare di svolgere attività fisiche intense o di praticare sport al di sopra dei 40 gradi.

Il rischio è in agguato ovviamente anche per i lavoratori. Con la praticità e l’informalità che caratterizza gli americani, il sito dell’Occupational Safety & Health Administration (OSHA) dello U.S. Department of Labor  apre con lo slogan “Water. Rest. Shade” (acqua, riposo, ombra) e invita ad avere un piano pronto per le emergenze da calore. Oltre a chiamare il 911 (l’equivalente del nostro 118), vengono indicate le prime misure di soccorso: spostare l’operaio all’ombra, slacciargli i vestiti, bagnare e sventolare la cute, mettere del ghiaccio sotto le ascelle e sul collo; se cosciente, dargli da bere acqua. Ma soprattutto viene sottolineato a caratteri cubitali che ‘il colpo di calore è un’emergenza medica: chiamare subito il numero delle emergenze”.

Anche il Federal Emergency Management Agency (FEMA), attraverso un sito apposito, afferma lapidario che ‘il caldo uccide perché spinge il corpo oltre i suoi limiti’ e ricorda che la maggior parte delle patologie correlate al caldo sono dovute ad una sovraesposizione alle temperature elevate o ad un eccesso di attività fisica, rispetto all’età e condizione fisica. Di fronte ad un allarme ‘ondata di calore’ il FEMA invita a prepararsi all’emergenza facendo scorta di cibo e di acqua, sufficienti per almeno 72 ore, senza dimenticare che nell’evenienza di un disastro ambientale, acqua, elettricità e gas potrebbero venire a mancare per diversi giorni. Quindi, organizzarsi di conseguenza. La lista del basic kit di emergenza è molto dettagliata, per non lasciare nulla al caso, e comprende tra l’altro: alimenti non deperibili per almeno tre giorni, un gallone di acqua a persona per giorno, radio alimentata a batterie, pila elettrica, kit di pronto soccorso, fischietto per chiedere aiuto, latte in polvere e pannolini se ci sono neonati, mascherina anti-polvere, teli di plastica e nastro adesivo per creare dei ripari e naturalmente un apriscatole, se la fornitura prevede cibo in scatola.
Viene consigliato inoltre di dotarsi per tempo di condizionatori d’aria e di sigillare bene porte e finestre per mantenere gli ambienti freschi; abbassare le serrande o chiudere le persiane, tirare le tende, non dimenticare di ascoltare le previsioni del tempo e di dare un’occhiata ai vicini, soprattutto se anziani, malati o in sovrappeso perché potrebbero aver bisogno di aiuto.

Secondo il sito dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) la migliore difesa contro le malattie da caldo è la prevenzione. Soggiornare in luoghi freschi e apportare semplici modifiche al proprio apporto di liquidi, attività fisica e abbigliamento durante la stagione calda, aiuta a mantenersi in buona salute e al sicuro. Dunque: bere di più (non alcolici), senza aspettare di avere sete (per chi ha patologie che richiedono una restrizione idrica, si consiglia di chiedere consiglio al medico); non bere alcolici o bevande ricche di zucchero che possono causare paradossalmente una maggior perdita di liquidi; da evitare anche le bevande ghiacciate che possono causare crampi addominali. Stare in luoghi chiusi e se possibile dotati di aria condizionata; vanno bene anche supermercati e biblioteche perché permanere per qualche ora in un luogo fresco aiuta il corpo a resistere meglio al caldo. I ventilatori possono offrire sollievo, ma se la temperatura supera i 32 gradi, non sono più utili a prevenire le malattie da caldo. Meglio fare una doccia fredda o spostarsi in un luogo con l’aria condizionata. Indossare abiti leggeri, larghi e dai colori chiari. Non lasciare MAI nessuno in una macchina parcheggiata con i vetri chiusi. Se necessario uscire di casa, farlo al mattino o dopo il tramonto; se necessario uscire in pieno giorno, fare frequenti soste in luoghi ombreggiati, indossare un cappello a falde larghe, occhiali da sole e non dimenticare di applicare un filtro solare ad elevata protezione.

Una convincente infografica ricorda infine che i cambiamenti climatici e il caldo estremo fanno più morti ogni anno di uragani, fulmini, tornado, terremoti e alluvioni messi insieme! E la soluzione proposta è, ancora una volta, “stay cool, stay hydrated, stay informed” (stai in luoghi freschi, idratati e rimani informato).

Maria Rita Montebelli

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