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Giovedì 19 GIUGNO 2014
Al Campus Bio-Medico di Roma Master sulle Cure palliative. Nascono i nuovi professionisti della lotta al dolore

Il corso punta ad avere infermieri, fisoterapisti e terapisti formati al meglio per non confondere le cure palliative con il fine vita e per curare gli aspetti comunicazionali e psicologici fondamentali per affrontare la lotta al dolore e alla malattia. Una linea “dettata”dal decreto del Ministero dell’Istruzione dello scorso anno, che per primo il Master mette ora in pratica 

A più di tre anni dall’approvazione della legge sulle cure palliative parte il Master universitario in linea con i requisiti ministeriali che puntano ad avere infermieri, fisioterapisti e terapisti formati per affrontare  quella malattia chiamata dolore. Che ancora oggi un malato su tre sopporta per mesi se non anni. A partire per primo è il Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con Antea e l’Università Tor Vergata di Roma ,  con un Master di primo livello in linea con il decreto del Ministero dell’Istruzione del 4 aprile dello scorso anno, che ha “dettato” requisiti e contenuti per uniformare su scala nazionale i corsi di alta formazione sulle terapie del dolore. Una novità importante, che consentirà di avere operatori sanitari più preparati a gestire le cure palliative come un alleato contro il dolore in tutti gli stadi della malattia e non solo nel “fine vita”. E in questa linea si muove il Master del Campus, che punta alla gestione di strategie assistenziali interprofessionali e di elevata qualità, sia per la cura di chi non può contare su terapie in gradi di garantire un prolungamento significativo della vita che per quel buon numero di pazienti affetti da patologie curabili ma comunque contrassegnate da dolore acuto e cronico.
 
Il corso, diretto dalla prof.ssa Maria Grazia De Marinis, coordinatrice del corso di laurea infermieristica del Campus, punterà a sviluppare non solo le competenze cliniche necessarie a combattere il dolore sia acuto che cronico ma anche a sviluppare capacità comunicativo-relazionali e psicosociali, indispensabili a garantire la dignità e la volontà del paziente e a migliorare le condizioni dell’ambiente di vita, prima di tutto familiare. Il tutto rispettando le diversità individuali, culturali e spirituali di pazienti a famiglie.

“Una corretta comunicazione e la comprensione dei problemi del malato e dei suoi familiari –spiega la prof.ssa De Marinis- sono il punto di partenza per trattare correttamente i sintomi. Questo perché se ci si concentra troppo sulla cura della malattia si finisce per trascurare quel che questa significa per il malato e la sua famiglia, considerando il dolore come prezzo inevitabile da pagare nella lotta contro il male”. “E quando non è più possibile sconfiggere la malattia è ancora più importante curare la persona e il suo entourage, trattando al meglio i sintomi, non solo combattendo il dolore ma anche la depressione che spesso lo accompagna”.
 
Principi importanti in un Paese dove le ultime indagini dicono che ancora oggi un malato su tre sopporta il dolore per mesi o anni, anche perché nel 30% dei casi non è riconosciuto dai medici. Soprattutto quelli che non si occupano abitualmente di cure palliative e che di fronte al dolore hanno paura a utilizzare terapie a base di oppioidi. Magari perché influenzati dal falso mito della dipendenza.  “Ma dall’approvazione nel 2010 della legge sulle cure palliative un cambiamento culturale è in atto e una spinta verrà anche dalla formazione specifica degli altri professionisti sanitari al giusto approccio alla terapia del dolore”, chiosa la Direttrice del Master.
 
Il Masterpartirà a settembre e c’è tempo fino al 30 giugno per iscriversi.  E’ riservato ai laureati infermieri, infermieri pediatrici, fisioterapisti e terapisti occupazionali. Il percorso formativo durerà 18 mesi e si muoverà lungo sette direttrici: storia e filosofia delle cure palliative; valutazione e gestione dei sintomi nel bambino; valutazione e gestione dei sintomi nell’adulto e dell’anziano; terapia del dolore negli adulti e nel bambino; i contesti di cura; la famiglia e il volontariato; il lavoro in team.
 
L’attività formativa sarà supportata anche dal tirocinio “sul campo”, per avere professionisti più attrezzati a combattere una malattia chiamata dolore.

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