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Martedì 13 MAGGIO 2014
Salute mentale. Cgil: "La legge 180 suscita ancora tante speranze"
Il sindacato ricorda che "il valore della legge sta proprio nella sua spinta liberatrice e nella visione di società solidale e giusta che descrive". E riguardo la nuova legge sugli Opg, la Cgil sottolinea che "si tratta di un'altra tappa di civiltà".
“La legge 180 suscita ancora speranze perché ha posto fine a secoli di abusi”. Lo ricordano, in una nota, Vera Lamonica e Stefano Cecconi della Cgil.
“Con la liberazione delle persone internate nei manicomi ha restituito cittadinanza e dignità. Abolendo la funzione repressiva della psichiatria ha dato un contributo formidabile allo sviluppo della democrazia e delle libertà nel nostro Paese. Il valore della legge 180 sta proprio nella sua spinta liberatrice e nella visione di società solidale e giusta che descrive”.
Tuttavia il percorso è ancora lungo e le tappe da completare sono numerose. “Certo sappiamo bene – sottolinea la nota - quale siano la fatica, le inadempienze e i ritardi nell’attuare la legge 180 e nel garantire il diritto alla salute e alle cure. E per questo dobbiamo continuare la mobilitazione contro le assurde politiche di austerity che colpiscono il welfare e per ottenere risorse per la salute mentale. Per garantire 24 ore su 24 la ‘presa in carico’ delle persone e dei loro familiari nei servizi territoriali, con Centri di salute mentale accoglienti, servizi domiciliari e residenziali e per l’inclusione lavorativa, abitativa e sociale: per riconoscere così diritti e piena cittadinanza”.
E un passaggio nodale è questione di strettissima attualità. “In queste ore siamo impegnati, nel comitato stopOPG, affinché il Parlamento approvi finalmente la nuova legge per chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: questa è un’altra tappa di civiltà, che a 36 anni dalla legge 180 suscita nuove speranze a chi crede che la tutela della salute sia un diritto fondamentale, in una società che include, che accoglie, che soccorre, in cui ogni essere umano – conclude la nota - ha piena cittadinanza”.
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