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Venerdì 10 DICEMBRE 2010
Tumore al polmone EGFR positivo: efficace afatinib

Una nuova analisi dei dati dello studio LUX-Lung suggerisce il beneficio clinico di afatinib nei pazienti colpiti da tumore polmonare con probabilità di mutazione di EGFR.
In questo gruppo di pazienti il farmaco quadruplica la sopravvivenza libera da malattia.


Nuovi dati dimostrano che afatinib (BIBW 2992) aumenta in maniera significativa la sopravvivenza libera da malattia, ovvero il periodo che intercorre prima che il tumore riprenda a svilupparsi, di quattro volte (4.4 mesi contro 1 mese con placebo) in pazienti con tumore polmonare che hanno una maggiore probabilità di avere una mutazione del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). Inoltre, questo sottogruppo di pazienti ha dimostrato la tendenza verso una maggiore sopravvivenza complessiva.
È il risultato di una nuova analisi post-hoc dei dati derivanti dallo studio clinico LUX-Lung 1 di fase IIb/IIIl presentata in occasione del simposio multidisciplinare di oncologia toracica di Chicago.
Afatinib è un farmaco sperimentale orale di Boehringer Ingelheim che inibisce in maniera irreversibile le tirosin-chinasi sia del recettore EGFR che del recettore epidermico umano 2 (HER2), in fase di sviluppo come terapia per diversi tumori solidi fra cui il tumore polmonare non a piccole cellule, il carcinoma mammario e il tumore della testa e del collo.
Alla luce di questi nuovi dati, “i risultati presentati in precedenza, che avevano indicato il mancato raggiungimento degli endpoint di sopravvivenza complessiva nella popolazione allo studio, possono essere stati falsati dalle successive terapie protratte nel tempo”, spiega una nota dell’azienda.
Lo studio LUX-Lung ha valutato afatinib rispetto a placebo in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in progressione dopo la chemioterapia e un inibitore di tirosin-chinasi EGFR di prima generazione, gefitinib o erlotinib. Il sottogruppo a cui i risultati dell’analisi si riferiscono comprende due terzi della totalità dei pazienti dello studio (391/585) con maggiore probabilità di mutazioni EGFR.
"Continuiamo a essere incoraggiati dai risultati di questo studio a mano a mano che ci muoviamo verso terapie personalizzate", ha dichiarato Vincent A. Miller, oncologo presso il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center e principale sperimentatore dello studio. "Questi dati non solo dimostrano l’azione di afatinib, ma suggeriscono che un certo sottogruppo di pazienti – quelli con maggiore probabilità di mutazioni EGFR – potrebbero rispondere in maniera più positiva al farmaco".
 

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