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Martedì 22 APRILE 2014
Invecchiamento. Nel 2050 un italiano su tre sarà a rischio cronicità. Serve una nuova "clinical governance"

Il paziente cronico richiede un approccio integrato e multidisciplinare. Si dovrà quindi accelerare sullo sviluppo della medicina del territorio tentando di superare l'organizzazione "solitaria" della medicina di famiglia. Nasce da queste premesse un documento pubblicato a cura della “Fondazione Sicurezza in sanità”. IL TESTO

L’invecchiamento della popolazione, caratteristica consolidata dei paesi sviluppati, tra cui naturalmente l’Italia, sta modificando il quadro di morbilità e richiede un adeguamento delle risorse assistenziali, sia a livello clinico che organizzativo-gestionale. La popolazione anziana, che rappresenta la fascia di popolazione a maggior rischio cronicità, era pari al 19,8% della popolazione residente nel 2006, arriverà al 23,2% nel 2020 e si attesterà ad oltre il 33% nel 2050 (“Continuità Assistenziale: dal principio alla realizzazione. Cosa insegna il disease management” L.Fioravanti, F.Spandonaro, 2007). L’aumento della popolazione anziana non infuenza solamente gli aspetti economici, ma richiede un cambiamento di clinical governance: la gestione del paziente cronico obbliga il sistema ad una inversione di tendenza culturale; la storia della medicina nel XX secolo è infatti caratterizzata da una progressiva e determinante specializzazione, mentre il paziente cronico, frequentemente affetto da situazioni di comorbilità, richiede un approccio integrato e multidisciplinare.

A tale fenomeno si è tentato di dare risposta attraverso l’introduzione, recente, di norme tese a consolidare, all’interno del complesso sistema delle cure erogate sul territorio, il ruolo e la funzione del Distretto e, contemporaneamente, tese a superare l’organizzazione, a dir poco "solitaria", della medicina di famiglia e, più in generale, delle cure primarie.
Da queste premesse nasce il Documento “Le cure primarie nel nuovo assetto organizzativo e funzionale del Ssn”, pubblicato a cura della “Fondazione Sicurezza in sanità”, condiviso da Agenas, Federsanità Anci e Fimmg.

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