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Giovedì 27 MARZO 2014
Riforma degli Ordini. È un rischio non avere un ente di tutela



Gentile direttore,
la riforma, semmai sarà partorita, deve sicuramente tutelare i professionisti, ma non ci dimentichiamo che la nascita di tale corporazione, come ente ausiliario dello Stato, è per la tutela delle persone e della comunità che il professionista assiste ed a cui il professionista deve erogare una prestazione di qualità. Non mi entusiasma troppo l'idea delle corporazioni, data la mia estrazione di sinistra, ma ad oggi così è, e non vedo strade diverse per la tutela della professione, intesa come tutela dei professionisti e dell'utenza. Condivido la similitudine con i dicasteri, ma la cosa che più mi turba oggi delle normative sugli Ordini e Collegi (che proprio uguali non sono) è il sistema anti democratico che ne regola le elezioni e la rappresentanza.

Le Agenzie diversamente da come pensa il Dott. Cavicchi, non sono un idea nuova di company, l'azionariato diffuso per proteggere e garantire i propri associati puo identificarsi con un sindacato, non con un ente di tutela dell'assistito-cliente.
Tutela che nella sua analisi non trovo assolutamente. Ed in una fase di sempre maggiore liberalizzazione del mercato professionale, non avere un ente di tutela, con tutti i suoi limiti corporativi, che almeno in parte limiti e controlli questa deriva liberista è un rischio notevole.

I problemi di equipe sostanzialmente sono problematiche di potere tra corporazioni, o legate in alcuni casi all'idiozia dei singoli nei posti di lavoro, costruire un board per dirimere queste questioni è sostanzialmente creare un luogo di scontro che, anche avesse uno sbocco realmente propositivo, si troverebbe di fronte altre lobby pronte ad affossarlo; esempio le nuove competenze Infermieristiche, non contestate dalla corporazione Fnomceo ma dalla corporazione dell'Intersindacale medica.

Sto leggendo un libro interessante sulle corporazioni medioevali, in alcune situazioni si verifico che era poco etico far valutare alla stessa professione l'esercizio della professione medesima, per conflitto di interessi, per analoghi interessi tra valutatore e valutato, perchè il valutato era poi il membro della corporazione che nominava il valutatore ecc. Allora in alcune realtà provvederono a scambiare i valutatori, i macellai valutavano i medici, i cavadenti valutavano i tessitori, ecc. Ma questi non ne capivano nulla della professione che andavano a valutare, ed allora? Nominavano un gruppo di esperti della professione (membri della corporazione) che davano il giudizio sulla prestazione o servizio erogato. In conclusione, in mancanza di meglio, dal medioevo ad oggi, teniamoci gli ordini e collegi, il più democraticamente possibile, in maniera meno burocratica, meno conflittuale, più incentrati sulla loro mission, ma l'unica alternativa ad oggi provata dalla storia è il creare organi di governo che provvedano a questo, sistema testato da ogni buon regime dittatoriale dal medioevo ad oggi.
 
Dott Claudio Giulio Torbinio 

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