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Mercoledì 19 MARZO 2014
Spending review. Lorenzin torna a parlare di risparmi in sanità: “Saranno molti. E serviranno anche per ricerca e personale medico e sanitario"
Il ministro della Salute si è dichiarata “fiduciosa di riuscire a fare di più” del recupero di 3 miliardi di euro finora indicato per il suo settore di pertinenza nel quadro della spending review. Lo ha ribadito oggi durante la trasmissione radiofonica Radio anch'io sottolineando la necessità di investire anche negli ospedali per enderli più sicuri e all'avanguardia.
Intervenuta questa mattina sul finale della trasmissione radiofonica Radio anch’io, su Rai uno, condotta da Ruggero Po, dove si è parlato della "cura" Cottarelli, la ministra Beatrice Lorenzin ha parlato inizialmente del suo impegno di recuperare tre miliardi e dell’impegno di lasciarli nella sanità.
“Io sono fiduciosa di riuscire a fare molto di più – ha spiegato la ministra– . Perché insieme alle Regioni abbiamo avviato il Patto per la Salute e credo che ci sia la possibilità di fare ora un lavoro più certosino. Ricordiamoci che il Fondo sanitario si attesta intorno ai 110 miliardi. E noi avendo bisogno di grandi investimenti in infrastrutture e tecnologie, per rendere i nostri ospedali più sicuri e all’avanguardia, e per dare la possibilità di offrire accesso a cure sempre più sofisticate, abbiamo bisogno di investire nella ricerca e nel personale medico e sanitario. Non possiamo pensare in questi tempi di chiedere nuove risorse allo Stato o di aumentare le tasse. Quindi dobbiamo fare un’operazione di recupero di risparmi all’interno per reinvestirli. Io credo che in tre/quattro anni si possa fare un’operazione di risparmio intorno ai dieci miliardi”.
Poi a Lorenzin viene chiesto “che cosa ne è stato della riforma Balduzzi del 2012, quella dell’assistenza h24, degli ambulatori in rete per alleggerire i pronto soccorso, della libera professione dei medici ospedalieri. Cosa è rimasto di quelle misure?”
“La riforma – ha risposto la ministra – è rimasta in Conferenza Stato Regioni. Questo è uno dei temi del rapporto tra lo Stato e le Regioni in una materia concorrente come la salute. Alcune di quelle misure sono state riprese all’interno del Patto, e riammodernate. Con l’impegno da parte delle Regioni di portare avanti la riforma. Possiamo però dire che nel frattempo sono accadute delle cose. Innanzitutto sono stati realizzati i costi standard. Che sono a regime, poi abbiamo già fatto il riparto per il 2013 e sarà così anche per gli anni successivi. Che cosa significa questo? Che abbiamo standardizzato la spesa ospedaliera. Per quanto riguarda poi la riforma dei piccoli ospedali si sta procedendo. Ma c’è bisogno che le Regioni siano più incisive, nella riconversione delle piccole strutture e nella chiusura dei punti nascita che sono al di sotto dei 500 parti l’anno e che possono essere pericolosi sia per le donne che per i bambini. Poi c’è da operare la riorganizzazione dei reparti ospedalieri. Noi abbiamo operato finora secondo lo schema dei posti letto, che è uno schema che continuiamo a perseguire ma che in futuro potrà essere superato secondo lo schema della prestazione quindi seguendo una visione più moderna e più efficiente del sistema.
Dobbiamo riuscire a garantire una gestione della sanità in rete con i territori. Perché negli ospedali devi curare l’urgenza e gli acuti, poi il territorio deve gestire la cronicità e infine c’è la parte che in futuro sarà fortissima dell’assistenza a casa.
Ora ci sono delle applicazioni per le quali attraverso il cellulare, in collegamento con il proprio medico si possono fare analisi, verificare lo stato di salute e via dicendo. La tecnologia ci sta aiutando a rendere la sanità più umana e meno costosa”.
“Voi ci fate sognare – obietta il conduttore – poi la realtà è che se vado dal mio medico per una ricetta rischio di perdere anche due ore”.
“Questo però è un problema che riguarda il suo medico”. È la ferma risposta di Lorenzin che aggiunge “nel senso che i medici di medicina generale devono anche loro fare un passo in avanti. E su questo stiamo collaborando. Molto può essere fatto per via telematica. Certo l’Italia non è tutta uguale, ci sono delle sperequazioni con dei vuoti di efficienza vanno assolutamente colmati”.
Ultima domanda che raccoglie lo sconforto di un ascoltatore della trasmissione: perché, viene chiesto alla ministra, questa dovrebbe essere la volta buona?
“In realtà – spiega Lorenzin – non dovrebbe essere questa la volta buona. Nel senso che ogni giorno bisognerebbe lavorare per rimettere le cose in sesto. Quindi lo sconforto che serpeggia tra la gente lo comprendo benissimo, però dobbiamo lavorare e andare avanti. I pensionati hanno dato moltissimo alla crisi, così come i lavoratori in termini di contratti non rinnovati e di perdita di posti di lavoro. Adesso si tratta ognuno di fare la sua parte. Per quanto riguarda il mio dicastero, io gestisco con le Regioni una spesa di 110 miliardi, la cosa concreta che ho fatto in questi mesi è stata soprattutto quella di evitare nuovi tagli al fondo sanitario che avrebbero implicato per le persone anziane la perdita di accesso alla prevenzione e ai farmaci soprattutto nelle Regioni più deboli, in piano di rientro. Ho realizzato i costi standard che porteranno ad un risparmio di circa 4 miliardi di euro e oggi stiamo riorganizzando il sistema nel territorio per mantenere il sistema sanitario universalistico per tutti”.
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