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Martedì 18 FEBBRAIO 2014
Dialisi. La ricerca ANED: centri italiani promossi. Migliorabile la presa in carico del paziente

Otto pazienti su 10 danno voti alti alla dialisi italiana. Il giudizio si abbassa un pochino rispetto al rapporto con l’ambiente esterno e con il personale sanitario, evidenziando margini di miglioramento.  L’attenzione anche verso la prevenzione. Paris (ANED) sottolinea la necessità di sostenere il SSN

La dialisi italiana è ‘promossa’ dall’80% dei pazienti. È il risultato di una ricerca dell’Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto Onlus (Medaglia d'Oro al Merito della Sanità Pubblica), presentata oggi a Roma. La ricerca, condotta tra novembre dicembre 2013 su circa 300 pazienti nefropatici dalle varie regioni italiane, mette in luce laqualità delle strutture e dell’assistenza clinica, due punti di forza dei centri specializzati su territorio nazionale.
I pazienti hanno risposto ad un questionario composto da 31 domande, suddivise in sette aree di valutazione, che ha messo in evidenza esito positivo con punteggio superiore al punteggio medio in una scala da 1 a 5.
 
“In particolare”, spiega Valentina Paris, Presidente ANED, “la percezione delle fasi di erogazione delle dialisi sfiora una valutazione media di 4, a dimostrazione di quanto gli standard di cura medici e sanitari siano considerati a livelli di eccellenza”. Il risultato stimola ad aumentare l’impegno per combattere la malattia, che è spesso una ‘trappola’ per il paziente e i suoi familiari, sottolinea il Presidente: “legati a una macchina tre volte la settimana per 4-5 ore per tutta la vita da cui ci si libera solo con il trapianto renale, ancora purtroppo insufficiente per il fabbisogno: 6680 dializzati in attesa a fronte di 1500 interventi eseguiti nel 2013”. In Italia, sono ben 5 milioni i pazienti affetti da insufficienza renale cronica, come riporta ANED, di cui 50mila sottoposti a dialisi.
 
Nonostante la ‘promozione’ della dialisi italiana da parte dei pazienti, alcuni aspetti possono essere migliorati: si tratta soprattutto della presa in carico del paziente, sia in termini di rapporto con l’ambiente che in termini di rapporto con il personale medico e infermieristico (ospitalità e privacy): in questo caso i punteggi forniti dagli intervistati si abbassano un po’, pur mantenendosi ampiamente sopra la sufficienza. Gli spazi di accoglienza, il rispetto della privacy in tutte le fasi della procedura di dialisi e il tempo dedicato da parte del personale rimangono in attesa di una risposta più convincente, come sottolinea la ricerca ANED.

Dallo studio emerge anche la partecipazione del paziente alla definizione e miglioramento della propria cura, che si evince anche dalla consapevolezza del modello in essere – pubblico, privato o con attività in service - nel proprio centro di riferimento. In generale, gli esperti di diversi Enti (EDTNA/ERCA, Policlinico di Bari e Nephrocare) sottolineano l’importanza dell’aspetto relazionale tra operatore e paziente.
Ma l’attenzione deve essere rivolta anche alla prevenzione, alla diagnosi precoce, alla cura per il rallentamento della progressione della malattia renale e al trapianto renale. “In questo percorso il ruolo del sistema sanitario nazionale è fondamentale e va sostenuto”, conclude Paris. “È urgente capire qual è la direzione che la crisi economica sta imprimendo al diritto alla salute nel nostro Paese. Si parla di spendig review, ma non si nota una vera lotta agli sprechi. Intanto persiste la tecnica dei tagli lineari alla spesa sanitaria, che mettono in difficoltà territori e spingono fuori dalla tutela  molti cittadini”.
 
Viola Rita

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