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Lunedì 20 GENNAIO 2014
Infermieri e medici di famiglia. Basta ‘sparlare’ senza documentarsi prima



Gentile direttore,
da tempo leggo su "Quotidiano Sanità" le opinioni espresse da autorevoli esponenti della Professione Infermieristica in merito alla "vexata quaestio" delle competenze della stessa: non mi addentro nella disamina delle ragioni espresse perché probabilmente non farei altro che ripetere concetti già ampiamente esposti e commentati, per cui mi limito in questa sede a porre l'attenzione su un intervento su cui non posso esimermi dall'esprimere perplessità, sconcerto ma in fondo anche buonumore.
 
Mi riferisco a quanto scritto dal dr. Carmine Federico: "È vero anche, però, che il problema esiste proprio grazie all’inerzia ed all’inefficienza di queste risorse oggi all’uopo preposte (soprattutto i MMG), – che rappresentano unicamente un costo – e mai hanno contribuito allo snellimento delle liste d’attesa ed all’intasamento dei Pronto Soccorsi".
 
Trattandosi di un professionista che riveste un ruolo apicale (Presidente Collegio Provinciale Ipasvi Reggio Calabria), di sicuro quanto da lui affermato troverà idonea rispondenza in fatti precisi che certamente non tarderà a produrre, e allora si potrà discuterne seriamente uscendo da slogan e parole d'ordine che non sono di certo ricompresi nel bagaglio culturale di un professionista della sua caratura.
 
Ma intanto l'inerzia e l'inefficienza le rimandiamo allegramente al mittente, complimentandoci con la coerenza con cui poche righe sopra lo stesso si inalbera per alcune espressioni ritenute offensive ("Vogliamo anzitutto sottolineare come aggettivi e toni sarcasticamente offensivi dell’intera classe infermieristica - di cui il testo è intriso - denotano superficialità grave su tematiche di notevole rilevanza. Pur rispettando – noi - le diverse posizioni sul documento delle competenze avanzate infermieristiche, riteniamo che offendere noi professionisti infermieri con l’utilizzo tendenzioso di termini quali, “low cost”, “last minute”, “luogotenenti” etc. etc., o fare dell’ironia sul Presidente della FNC IPASVI, Senatore della Repubblica, non aiuta la crescita dei rapporti professionali tra due figure chiamate ad operare in sinergia nell’esclusivo interesse dei pazienti") salvo poi adoperare le simpatiche e "profonde" frasette che ho riportato.
 
Che vuole farci, caro dr. Federico, ebbene si: non abbiamo contribuito allo snellimento delle liste d'attesa, nella stessa misura in cui i tassisti non hanno contribuito alla semplificazione della Pubblica Amministrazione, i ristoratori non hanno contribuito alle rilevazioni sismiche nelle zone a rischio, gli infermieri non hanno contribuito al controllo delle emissioni di gas di scarico nelle aree urbane.
 
Forse lo snellimento delle liste d'attesa non è un compito dei Medici di Medicina Generale (se non ci crede, se lo faccia cortesemente spiegare dai suoi vertici, gli stessi che ha citato...), a meno che Lei non abbia dato per acquisito e realizzato un Suo desiderio progettuale, nel qual caso mi farà certamente piacere esserne portato a conoscenza, se non è  - ovviamente -  un argomento riservato.
 
Forse Le sfugge che la Medicina Generale ha un campo d'azione diverso e molto vasto, che spazia dall'affrontamento diretto delle patologie trattabili direttamente in ambito ambulatoriale al corretto indirizzo alle strutture di secondo livello, dalle visite domiciliari programmate ma anche urgenti all'assistenza farmaceutica, dal counseling breve degli stili di vita alla gestione dell'"emergenza cronicità" che richiede competenze di presa in carico, di orientamento nella galassia procedurale e burocratica che non certo per colpa dei Medici di Medicina Generale inquina ormai da anni il corretto rapporto medico/paziente (mi scusi se adopero ancora questi termini vetusti, ma parlare di "cittadino esercente", "cittadino utente" o "cittadino cliente"  - e chi più ne ha più ne metta -  mi sembra solo una grottesca e caricaturale parodia del clima della cosiddetta Rivoluzione Francese...), il tutto senza gravare di alcun "costo" relativo alla posa in essere dei fattori di produzione (non abbiamo  chi ci fornisca studi e materiale, ma ce li paghiamo da noi, lo sa?) né la Pubblica Amministrazione né le esangui casse regionali.
 
Forse non sa che il Medico di Medicina Generale quando vuole assentarsi deve necessariamente ed obbligatoriamente nominare un sostituto e retribuirlo in proprio, non avendo la possibilità di scaricare tale "costo" sulla collettività, e quando si ammala non se la cava con l'invio, telematico o meno, di un certificato, ma deve provvedere comunque e sempre a sue spese all'apertura dello studio.
 
Forse non sa che il Medico di Medicina generale quando va in pensione non percepisce un trattamento di fine rapporto né una lauta pensione del tipo di quelle dei dirigenti pubblici per intenderci, ma deve necessariamente integrare quanto alfine gli spetta  pensandoci per tempo e a suon di sacrifici, quelli sì un "costo" di cui volentieri farebbe a meno.
 
Le consiglio quindi, prima di esprimere quelli che per riguardo del termine non definisco "giudizi" ma semplici "parole in libertà", di volersi cortesemente documentare un pochino e di educarsi a quel rispetto che dal suo canto pretende quando ritiene che altri non lo mostrino nei suoi confronti, in particolare quando lo fa a titolo di "Presidente" di un organismo apicale della Sua professione.
 
A meno che la lettura in Italiano di parte del suo "j'accuse" ("mai hanno contribuito ... omissis ... all’intasamento dei Pronto Soccorsi") non sia in realtà un'espressione di sapore freudiano che riabilita la prima parte della sua proposizione, non dubitando minimamente della sua padronanza linguistica che nel caso di reiterazione dell' "accusa" le avrebbe fatto scrivere casomai "al decongestionamento"...
 
Dott. Francesco Buono
Medico di Medicina Generale

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