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Venerdì 20 DICEMBRE 2013
Lazio. San Camillo. Sit-in di medici e infermieri: “Siamo al collasso. In Pronto Soccorso sicurezza a rischio”
“Non è più possibile assicurare, nel rispetto della sicurezza e della dignità, livelli assistenziali adeguati ai legittimi bisogni dei cittadini”. Questo l’allarme rilanciato da Nursind e Anaao-Assomed dal sit-in organizzato oggi per denunciare una situazione che da tre anni a questa parte sembra avvolgere il nosocomio. Appello a Zingaretti: “Serve un atto di coraggio contro politica di tagli”.
Infermieri e medici insieme contro il “degrado” che sta avvolgendo uno dei più grandi ospedali della Capitale. “Nel Pronto Soccorso del San Camillo di Roma, e di molti ospedali della Regione Lazio, non è più possibile assicurare, nel rispetto della sicurezza e della dignità, livelli assistenziali adeguati ai legittimi bisogni dei cittadini”, denunciano Nursind e Anaao-Assomed, le Associazioni che rappresentano più di 600 infermieri e medici del nosocomio. Per i lavoratori che oggi si sono riuniti in un sit in di protesta “sono sempre più a rischio la sicurezza degli utenti e degli operatori. Questi ultimi, come dimostrano le recenti aggressioni, sempre più frequentemente ritenuti, da un’utenza esasperata, corresponsabili di una realtà di cui sono invece le prime vittime”.
Ma i sindacati denunciano anche una pericolosa deriva che ha visto negli anni scemare l’attenzione verso il disagio continuo della struttura. “Sono passati quasi tre anni dalle prime preoccupanti segnalazioni: 28 giugno 2010 su Repubblica un editoriale di Mario Pirani denuncia i gravissimi disagi dei cittadini che accedono al San Camillo Forlanini di Roma ‘L’estate da terzo mondo degli ospedali italiani’”. E ancora: “1 Luglio 2010 nella cronaca di Roma dei più importanti giornali una notizia “…Al Pronto soccorso del San Camillo Forlanini ci sono 28 persone in attesa di ricovero, alcune da tre giorni…”.
“Nel 2010 – fanno notare ancora i sindacati - alcune persone, 74 secondo i dati dell’azienda, hanno atteso più di tre giorni in barella prima di raggiungere un dignitoso posto letto. Questa nel 2010 era una notizia, quasi da prima pagina. Nel 2012 l’attesa per un posto letto ha superato i tre giorni per 700 cittadini, un numero dieci volte più grande, ma non è più una notizia”.
“Ci stiamo forse abituando al degrado? È normale che in un’area prevista per assistere 40 persone siano presenti più di 100 malati? Siamo forse già preparati ad accettare con rassegnazione i dati del 2013 che si prevedono ancora peggiori? E non potrebbero essere migliori vista l’inerzia delle istituzioni e l’assenza da anni di provvedimenti efficaci, aziendali o regionali”, notano con rammarico le associazioni.
Ma nonostante lo stallo gli infermieri e i medici del San Camillo “non ci stanno, non girano la testa dall’altra parte, non si abituano al degrado, chiedono che negli ospedali della Regione Lazio siano ripristinate le condizioni perché l’assistenza sia fornita nel rispetto della dignità degli utenti e degli operatori”.
I sindacati chiedono quindi al presidente Zingaretti “un atto di coraggio: assegnare le risorse necessarie contestando le scelte di un’ottusa politica sanitaria, imposta dal Governo, che ha finora previsto per tutti gli ospedali della Regione solo tagli di posti letto e di personale”.
La scelta di tagliare posti letto e personale per i sindacati è:
irrazionale: in Italia e nel Lazio il rapporto posti letto/1000 abitanti, che si vorrebbe ancora ridurre fino a 3.7, è già molto basso rispetto a tanti paesi europei: Germania 8.3, Austria 7.7, Francia 6.4, Svizzera 4.9;
pericolosa: il sovraffollamento aumenta il rischio di eventi avversi e di infezioni ospedaliere;
illegittima:“...i criteri di economicità, nel contenimento della spesa sanitaria, non possono prevalere sul diritto alla salute dei cittadini ricoverati negli ospedali ” Cassazione IV sez.penale 8254/2011";
sbagliata: l’assistenza negli ospedali della Regione Lazio è drammaticamente peggiorata in assenza di un significativo risparmio dei costi di gestione aziendali o regionali e la riduzione del deficit si è finora realizzata con il consistente prelievo fiscale a carico dei cittadini.
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