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Lunedì 16 DICEMBRE 2013
Precari co.co.co Iss. Trenta contratti convertiti a tempo determinato. Appello a Napolitano per altri 30
È questo il traguardo raggiunto dopo la protesta messa in atto dal Coordinamento co.co.co. dell’Istituto superiore di Sanità, “grazie anche all’interessamento del presidente Napolitano”. A cui ora sarà inviata una lettera per chiedere di sollecitare la conversione dei 30 contratti co.co.co. rimasti.
Dopo la mobilitazione e la protesta messa in atto dal Coordinamento co.co.co dell'Istituto Superiore di Sanità, e grazie anche alla sensibilità e all’interesse mostrato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale il 15 marzo del 2012 era stata consegnata una lettera firmata da 60 co.co.co, per 30 di questi si è aperto uno spiraglio. È stato trovato un accordo con l’allora presidente dell’Ente prof. Enrico Garaci e l’amministrazione per convertire a tempo determinato 30 unità. Il passaggio di 30 cococo a tempo determinato a progetto - "a progetto su fondi di ricerca, è bene specificarlo", spiegano al nostro giornale alcuni membri del coordinamento - è stato il frutto di un accordo che prevede una copertura finanziaria così ripartita: 50% su fondi di progetto e l'altro 50% su fondi Iss.
“Una goccia nel mare, ma pur sempre una goccia che ha dato speranza e coraggio a quanti ancora attendono questo passaggio”, spiega in una nota il Coordinamento co.co.co ISS che da circa due anni si batte per il riconoscimento dei diritti di tutti quei lavoratori che, in maggioranza donne e con vari profili professionali (ricercatori, tecnologi, collaboratori tecnici, amministrativi ecc.) da oltre 10 anni lavorano per l’Ente.
Una goccia però non basta. Per questo una rappresentanza del Coordinamento cococo il 12 dicembre consegnerà una lettera di ringraziamento al Presidente Giorgio Napolitano per chiedere nuovamente il suo sostegno affinché vengano portate a compimento le conversioni per i 30 co.co.co rimasti. “Un accordo si può, si deve trovare, nonostante il paese stia affrontando una pesante crisi economica e sociale”.
Quanto alle recenti leggi in materia di pubblica amministrazione e precariato, il Coordinamento esprime "preoccupazione" per il DL 101, convertito recentemente in L.125/13. “Nell’intento generale di migliorare e ottimizzare i meccanismi di assunzione del personale che lavora nelle Pubbliche amministrazioni e negli enti di ricerca per un graduale superamento del precariato, permane di fatto una esclusione per tutti coloro che solo recentemente hanno ottenuto un tempo determinato e non hanno maturato al 31/10/2013 i tre anni di anzianità previsti dalla Legge 125/2013”.
"Il DPCM sul precariato in discussione e le proroghe dei contratti a tempo determinato al 31/12/2016 - spiega al nostro giornale il Coordinamento - è servito nello specifico a risolvere più un problema immediato che si poneva per quei medici precari delle Asl o Aziende ospedaliere che avevano come scadenza il 31/12/2014.Una circolare della Funzione pubblica è nel frattempo intervenuta per chiarire gli ambiti di applicazione del Dl 31 agosto 2013 n. 101". Tuttavia, evidenziano i co.co.co. dell'Iss, "in questa circolare in sostanza sono tutelate quelle forme contrattuali riconosciute dal Contratto collettivo Nazionale del Lavoro (Tempo Determinato, Tempo Indeterminato), ma non quelle forme atipiche e 'invisibili' (vedi i cococo, partite IVA ecc.) per le quali non sembra esserci al momento attuale una chiara e univoca interpretazione della circolare da parte delle PA".
Inoltre, "ad oggi, anche aprissero concorsi, sia coloro con contratto a tempo determinato a progetto, sia i co.co.co. ancora rimasti (30), risulterebbero penalizzati. Infatti per i primi non sono stati maturati i tre anni di anzianità in tale profilo al 31/10/2013 così come prescritto dalla legge, e per i secondi non c'è alcuna chance in quanto in possesso di una forma contrattuale tutelata". I precari all'Istituto Superiore di Sanità sono circa 550 (tra tempo determinato, cococo, borsisti ecc.) su un totale di circa 1.550 dipendenti a tempo indeterminato. "E dal 2000 ad oggi - afferma a conclusione il coordinamento - nonostante i blocchi legislativi interni ed esterni che dovevano impedire l'ingresso e l'assunzione di tali forme precarie, in realtà il fenomeno è continuato a proliferare fino a giungere all'attuale situazione".
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