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Martedì 10 DICEMBRE 2013
Ricerca. L’affondo di Carrozza: “Basta docenti inattivi: vadano in pensione”

E’ solo una delle cose da fare secondo il ministro per rilanciare i nostri atenei e la ricerca. Che parla anche di bilanci trasparenti e di cabina di regia per la gestione dei fondi. Insomma serve una scossa anche perché ormai la nostra ricerca è un “malato” in rianimazione. Il convegno di Bocconi, Novartis e Gruppo 2003.

Un 'malato' con urgente bisogno di rianimazione: è questo il paragone usato per parlare del sistema di ricerca italiano dagli esperti intervenuti al convegno 'La ricerca in Italia. Cosa distruggere, come ricostruire', organizzato il 9 dicembre dall'università Bocconi di Milano, Novartis e Gruppo 2003. Un sistema, quello italiano, fiaccato da anni di tagli, leggi e burocrazia stratificate che fanno perdere tempo prezioso, una politica sbagliata per il rientro dei cervelli e una scarsa capacità di tradurre in brevetti e risultati per l'economia quanto sviluppato nella ricerca di base.
 
Il dato di partenza è che il nostro Paese investe in ricerca un terzo della Finlandia (1,25% del Pil contro il 3,8%) e che le imprese italiane, quando finanziano la ricerca universitaria, lo fanno con l'equivalente di 14.400 dollari a ricercatore, contro i 97.900 della Corea del Sud e i 72.800 dei Paesi Bassi. L'Italia inoltre si distingue per il numero di ricercatori che si aggiudicano i finanziamenti Erc (European reasearch council, i più prestigiosi e ricchi finanziamenti europei), che però li utilizzano presso istituzioni straniere.
 
''Il sistema di ricerca italiano ha bisogno di un urgente intervento di rianimazione – ha rilevato Maria Grazia Roncarolo, presidente del Gruppo 2003 - E' finito il tempo degli annunci: occorrono fatti concreti. Nessuna progettualità per la ricerca e nessun piano strategico, per quanto ben strutturato, potrà essere realmente incisivo se non sarà accompagnato da una vera rivoluzione nei meccanismi di governance e dalla disponibilità dei finanziamenti indispensabili per realizzarla''.
 
La soluzione indicata dagli esperti, industrie comprese, è quella di una cabina unica di regia, “che governi priorità e investimenti – ha spiegato Guido Guidi, head Pharma europeo di Novartis - dove l'industria possa svolgere un ruolo trainante per colmare il gap tra la ricerca di base e il raggiungimento di risultati concreti per l'innovazione. Al settore privato va riconosciuto un ruolo di partner nelle collaborazioni con l'università, così da potere definire politiche sostenibili, valorizzare al meglio le risorse del paese, e moltiplicare le best practice, avvicinandoci agli standard europei''.
 
Ma sulle cose da fare è intervenuta anche il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza, che ha indicato diversi punti: basta ai professori universitari inattivi, bilanci degli atenei trasparenti, cambio di politica per il rientro dall'estero dei ricercatori italiani e cabina di regia per la gestione dei fondi. ''Non si può consentire – ha sottolineato - che vi siano dei professori che non abbiano produzione scientifica. Bisogna disincentivare o prevedere piani di prepensionamento per i docenti inattivi''. E circa l'assegnazione dei finanziamenti alle università, ''è giusto rendicontare ai cittadini di come si spendono i fondi pubblici, e quindi rendere i bilanci degli atenei più trasparenti, perché in questo momento sono un mistero. Pensavamo anche a un premio per il bilancio più leggibile, magari anche con l'aiuto degli studenti di economia''.
 
Una riflessione la meritano i programmi per il rientro dei 'cervelli' fuggiti all'estero. Una politica che non ha dato i risultati sperati. ''Senza offrire contratti a tempo indeterminato non ha molto senso. Si deve quindi – ha proseguito il Ministro - puntare su meno posizioni e offrire contratti migliori''. Per aiutare i giovani ricercatori che invece sono in Italia ora, Carrozza ha anticipato che sta lavorando a un nuovo bando basato sul sistema europeo degli European Research Council (ERC), che sarà aperto ai ricercatori di enti e università sul modello degli Starting Grant. E poi meno burocrazia per avere procedure più agili e semplici nella ricerca e assegnazione dei fondi. ''Il fattore tempo spesso dipende dai controlli ex ante – ha precisato il Ministro - ed è una battaglia che dobbiamo combattere, perché abbiamo creduto che la lotta alla corruzione si potesse fare solo con controlli ex ante, ma il risultato è stato disastroso, perché il nostro sistema è diventato ancora più lento e farraginoso''.
 
C'è chi invece, come Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, ha invitato i suoi colleghi a 'salire sulle barricate'. ''I ricercatori devono essere meno timidi e più forti nel chiedere una maggiore disponibilità di fondi per la ricerca - ha detto - Solo se ci uniamo possiamo fare richieste più forti. Andiamo sulle gru, facciamo qualsiasi cosa. Se in questo Paese non si compiono atti sensazionali, nessuno se ne interessa''.
 
A.L.

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