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Giovedì 14 NOVEMBRE 2013
Neonati prematuri. In Italia sono stati 38.461 nel 2012. Il 17 novembre è la giornata mondiale
Sono sempre più numerose le nascite premature, anche a causa degli inadeguati stili di vita delle mamme e della Pma. L’allarme dei neonatologi. In Italia, nel 2012 sono nati 534.186 bambini, il 7,2% prematuro. E al Festival del Film di Roma arriva un documentario Nato Prematuro del regista Enzo Cei.
I bambini nati pretermine continuano ad aumentare, e non è una bella notizia, anche se è migliorata notevolmente la possibilità di assistenza e dunque la loro sopravvivenza. A lanciare l’allarme, in occasione della V Giornata Mondiale del Neonato Prematuro che si celebra il 17 novembre, è la SIN, la Società Italiana di Neonatologia.
Diverse le cause dei parti prematuri, spiegano gli esperti. Gli stili di vita delle mamme, la patologia della gravidanza (ipertensione, patologie alimentari, infezioni), l’aumento dell’età media delle gestanti e l’aumento delle gravidanze medicalmente assistite sono tra i fattori più determinanti.
In Italia, nel 2012 sono nati 534.186 bambini, di questi il 7,2 % sono prematuri, l’1% ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,2% tra 1.500 e 2.500 grammi (dal Rapporto Cedap Certificato di assistenza al parto 2010).
La frequenza del parto pretermine è aumentata negli ultimi anni e tende ancora a crescere. Questo si associa ad una progressiva diminuzione della natimortalità, rappresentata in gran parte da decessi in epoca pretermine.
La Sardegna è la regione dove nascono più prematuri, il 7,7% di quelli nazionali, le Marche e il Molise quelli con il minor numero. Il 98,2% dei nati prematuri non ha problemi né complicazioni e grazie alle cure ricevute nelle Terapie Intensive Neonatali viene dimesso in buona salute. Secondo l’ultimo rapporto CEDAP solo il 2,4 % dei nati morti, quindi un numero molto basso, deriva dall’essere nato prematuro.
“Diminuire il numero dei nati pretermine è una delle grandi sfide sociali dei nostri tempi così come curarli adeguatamente. Per questo chiediamo al Ministro della Sanità di inserire questo obiettivo tra le priorità nel Patto per la Salute”, afferma Costantino Romagnoli, Presidente della SIN. “Anche se abbiamo fatto progressi enormi nel trattamento dei bambini nati prima della 37ª settimana e le Terapie Intensive Neonatali hanno raggiunto livelli di eccellenza – spiega infatti Romagnoli -, bisogna cercare di evitare i parti pretermine e ciò significa recuperare una dimensione naturale e più slow della gravidanza, che la maggior parte delle donne, soprattutto quelle che lavorano, vivono con molto stress, e che si ripercuote sulla gestazione e sul parto”.
Nell’ottimizzazione dell’assistenza ai neonati pretermine sono risultati fondamentali i progressi tecnologici (ventilazione meccanica, monitoraggi, nutrizione parenterale), ma anche l’incentivazione dell’allattamento materno, difficile in questi casi, ma sempre più frequente. Fondamentale nel trattamento dei nati prematuri è la disponibilità di latte materno anche grazie alle banche del latte. Ma benché le donatrici siano in aumento, la SIN sottolinea che il latte disponibile nelle banche del latte non è ancora sufficiente a soddisfare le richieste e pertanto va promossa sempre di più questa pratica così generosa.
L’aumentata sopravvivenza per questi neonati è stata ottenuta anche limitando lo stress mediante un’adeguata terapia del dolore, che i prematuri avvertono molto più di tutti gli altri.
E poi, sottolinea la SIN, “se la mortalità neonatale dei nati pretermine diminuisce, aumenta il numero di neonati da trattare con una ripercussione sul Sistema Sanitario Nazionale, che significa anche un aumento dei costi a breve e a lungo termine”. Per ogni nato pretermine, spiegano gli esperti, i costi oscillano tra i 50 e i 100 mila euro in fase acuta a seconda della patologia. A questi vanno aggiunti anche i costi di eventuali interventi riabilitativi quando si verificano handicap più o meno gravi. “Una società lungimirante deve guardare al fenomeno della prematurità come un fenomeno sociale che non è limitato al periodo neonatale”, spiega dunque Romagnoli.
È proprio per mettere in luce la delicata rete di relazioni che si creano tra il neonato pretermine e la sua famiglia, da un lato, e l’ambiente medico-infermieristico che lo accoglie nei primi giorni di vita, dall’altro, che è stato realizzato Nato Prematuro, un film documentario del regista Enzo Cei.
Dalle terapie a cui viene sottoposto, al peso, al tempo che passa: un racconto ambientato in un moderno reparto di Neonatologia, che intende ricostruire il percorso di cura ed assistenza cui è inevitabilmente sottoposto il neonato prematuro e grazie al quale è possibile osservare sotto una luce inedita quel misto di potenza, fragilità, miracolo e mistero che è la vita.
ll docu-film, realizzato con la consulenza scientifica del prof. Antonio Boldrini, membro del consiglio direttivo della SIN Società Italiana di Neonatologia e grazie ad un finanziamento del Ministero dei Beni Culturali, Direzione Generale Cinema, è stato selezionato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma.
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