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Mercoledì 10 NOVEMBRE 2010
Forum QS/4. Piano Fazio sui punti nascita. Guana (Collegi ostetriche): “Valorizzata la dimensione fisiologica del parto”

La presidente della Federazione dei Collegi delle ostetriche dà un giudizio positivo del piano ministeriale. Ma guarda soprattutto al Psn, dove si  parla di Case di maternità e della possibilità del ricettario ostetrico per la prescrizione degli esami.

Professoressa Guana, che giudizio dà del Piano sui punti nascita presentato dal ministro Fazio?
In questi giorni sto svolgendo una ricognizione tra figure autorevoli della categoria e della comunità dell’ostetriche, ma tutto sommato mi sembra che le considerazioni e le proposte che avevamo evidenziato nei diversi incontri avuti al ministero non sono state disattese, e dunque do una valutazione positiva.
Quale le sembra l’elemento più interessante?
In questo Piano mi sembra sia valorizzata la dimensione fisiologica del parto e la possibilità di una terapia non farmacologica, con tutto quello che ne consegue a cominciare dal rispetto delle esigenze e della privacy della donna.
Soprattutto viene valorizzata la presa in carica sul territorio della donna gravida e del bambino e dunque, conseguentemente, viene valorizzato maggiormente il ruolo dell’ostetrica.
Insomma, vi sembra una proposta favorevole per la vostra categoria?
Non voglio dare una lettura corporativa, piuttosto mi sembra che il progetto tuteli le diverse modalità di intervento.
Questo documento che va inserito in un contenitore più ampio che è il Piano sanitario nazionale 2010 2012, dove si parla di case di maternità, meno generiche rispetto ai Punti nascita, e si parla anche della possibilità di dotare l’ostetrica del ricettario “rosa” per la prescrizione degli esami.
C’è una crescente richiesta di qualità e sicurezza. La formazione delle ostetriche è adeguata a queste esigenze?
Abbiamo appena svolto un’indagine per rilevare quale sia l’offerta formativa da un punto di vista teorico e pratico, e quanto sia coerente con le direttive europee.
In particolare crediamo che si debba dare attenzione alle emergenze, alle responsabilità professionali nei casi patologici e anche alla formazione in materia di rischio clinico, soprattutto quando vi sono ancora strutture di primo livello che non offrono una casistica numericamente insufficiente.
Pensa che il Piano sarà attuato?
Me lo auguro. Anche perché c’è una pressione delle donne , che pretendono che ci sia una assistenza coerente con le proprie aspettative e con i propri bisogni.
Da parte delle ostetriche c’è una grande disponibilità al cambiamento verso una maggiore tutela dei bisogni della madre e del bambino, come è stato anche codificato nel nostro Codice deontologico, varato pochi mesi fa.
Perché in Italia si fanno tanti cesarei?
Perché spesso la salute della donna nel percorso nascita è mal gestita. Nel nostro Paese ci sono modelli assistenziali e organizzativi molto diversi, spesso le donne non hanno la possibilità di esprimere le proprie richieste e le proprie aspettative, hanno un rapporto di sudditanza verso il professionista e perdono la loro autonomia decisionale. In alcuni casi si inducono i parti prima della 41° settimana e quando le donne vengono cesarizzate una volta, si innesca poi un circolo vizioso.
Ma occorre distinguere. Da noi, a Brescia, i cesarei sono intorno al 30%.
E.A.
 
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