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Giovedì 07 NOVEMBRE 2013
La Toscana dei "farmaci". Scaccabarozzi (Farmindustria): "E' il terzo polo italiano. Avanti così"
"Un esempio virtuoso da cui far ripartire il Paese". Per il presidente degli industriali farmaceutici va seguita la dinamica di sviluppo delle aziende toscane. Qualità e sguardo all'export. E l'Italia? "Dopo anni di tagli sembra che questa volta il farmaco non sarà toccato". "Ma siamo preoccupati per il Patto per la salute".
“Per la prima volta dopo anni la sanità non è stata toccata dai tagli. Speriamo ora che lo sforzo del Governo non venga invalidato da azioni future nell’ambito del Patto per la salute”.
Ne è convinto Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria, che nel corso del convegno “Biotech e farmaco: nuove possibilità di cura, un’opportunità per il Paese” organizzato oggi in Toscana al Polo Scientifico Universitario San Miniato ha lanciato un invito: “Facciamo lavorare il governo e poi tireremo le somme”.
“Sarebbe folle se venissero introdotte nell’ambito del Patto, misure che vanno ad inficiare la tutele brevettuale dei nostri prodotti – ha spiegato – perché ancora una volta si taglierebbe un settore che potrebbe essere vitale per il paese. Soprattutto ancora una volta si sceglierebbe di non scegliere, in sostanza di non andare a cercare dove ci sono gli sprechi. Il nostro settore ha subito 11mld di tagli ne pagherà 4 e ne vale 12, e gli sprechi sono stati azzerati. Sento parlare di centrali uniche di acquisto e di prezzi standard, ma realizziamo veramente tutto questo, come avviene già nel nostro settore che è l’unico ad avere un prezzo standard perché il farmaco ha un costo uguale in tutta Italia e di fatto ha già una sorta centrale di acquisto; ossia l’Aifa, un’Agenzia con la quale negoziamo prezzi, volumi, quantità e tetti di spesa e gli sconti al Ssn”.
Soprattutto ha aggiunto Scaccabarozzi non dimentichiamo che dobbiamo investire per far ripartire il Paese. E le biotecnologie sono ricerca, futuro e sviluppo. “Il biotech – ha aggiunto il presidente di Farmindustria – è nel Dna dell’industria farmaceutica, che, insieme alle start-up e ai numerosi poli scientifici di eccellenza presenti in Italia, crea un network pubblico-privato in grado di competere a livello internazionale”.
Proprio la Toscana, sede del convegno, rappresenta un esempio virtuoso di come far ripartire il Paese. È la terza regione in Italia (dopo Lombardia e Lazio) nel settore del farmaco, con 6.500 addetti diretti e circa 4.000 nell’indotto, con grandi imprese farmaceutiche a capitale italiano e a capitale estero che esportano in tutto il mondo e Pmi molto attive. Una regione dove il settore farmaceutico è ormai una realtà consolidata. Vanta infatti 19 stabilimenti di produzione, 8 centri di Ricerca, 800 Ricercatori e 220 milioni all’anno in R&S con una specializzazione proprio nelle biotecnologie, che hanno qui il più grande stabilimento produttivo in Italia, nei vaccini (con la presenza di un centro di eccellenza internazionale) e negli emoderivati.
A Firenze e Siena, inoltre, la farmaceutica è tra i primi 3 settori industriali e tra i primi cinque a Pisa. A Siena l’export farmaceutico sul totale hi tech rappresenta addirittura il 98% (il 59% a Firenze, il 74% a Lucca e il 39% a Pisa). Nel 2012, a fronte di 75 milioni di spesa farmaceutica pubblica a Siena, l’industria farmaceutica ne ha generati in totale 240 (150 per stipendi e contributi e 90 per investimenti). Il biotech rappresenta quindi un settore dalle grandi capacità innovative, e un volano di crescita per il Paese.
“I farmaci innovativi per il trattamento di numerose patologie gravi o rare – ha affermato Scaccabarozzi – sono oggi in gran parte frutto della Ricerca biotecnologica e sempre più lo saranno nel futuro. Un biotech quindi dinamico, altamente tecnologico e innovativo. Ma abbiamo bisogno di norme stabili, di condizioni competitive rispetto ai big Ue, di tempi più brevi per l’accesso all’innovazione”. Soprattutto di fondi da destinare all’innovazione. “Sui generici – ha aggiunto - siamo stati presi in giro, si dice che sarebbero serviti per finanziare l’innovazione. Ma su 900 mln risparmiati solo 200 sono stati allocati all’innovazione, e di fatto ne sono stati utilizzati appena 80”.
Ma un segnale positivo c’è. “La novità è che per la prima volta dopo anni, il Governo che, anche grazie all’azione del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, non ha previsto nella legge di stabilità tagli alla Sanità e alla farmaceutica. Speriamo che questo sforzo non venga invalidato da azioni future nell’ambito del Patto per la salute. Soprattutto lasciamo lavorare questo esecutivo, alla fine del percorso tireremo le somme”.
Investire quindi sulla sanità e sulla farmaceutica, è indispensabile per creare un volano di ripresa del Paese. Una conferma arrivata anche da Gabriele Toccafondi Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: “Il sistema nazionale produce ricchezza, ma abbiamo un macigno sulle spalle: il debito pubblico senza questo avremmo più liquidità, pensiamo agli interessi che ogni volta se ne vanno. Dobbiamo fare i conti sulla realtà e capire quali sono i settori dove investire. Il fatto che università, scuola e sanità non siano state toccate dai tagli dopo 20 anni è un segnale, una dimostrazione che crediamo in questi settori. Settori che possono spingere la ripresa del Paese”.
Nel settore biotech, in particolare, la Toscana vanta un primato nel settore ricerca e sviluppo, con oltre 600 ricercatori che si aggiungono ai circa 800 che operano nella farmaceutica. Lo ha ricordato l'assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini intervenuto anch'egli all'incontro.
"E' un patrimonio in competenze, ricerca e occupazione - ha detto Simoncini - che deriva dalle particolari condizioni esistenti in Toscana: presenza di università e centri di ricerca medica e biotecnologica, grandi imprese multinazionali e tante piccole e piccolissime aziende con una forte propensione all'innovazione. Un patrimonio che la Regione intende non solo salvaguardare, ma anche valorizzare ed accrescere, consapevole che questo settore costituisce una sorta di cartina di tornasole dello sviluppo italiano. E' qui, infatti, che si concentrano competenze avanzate e professionalità specialistiche innovative e un forte intreccio fra ricerca, trasferimento tecnologico e mondo produttivo".
“I farmaci biotecnologici – precisa Eugenio Aringhieri, Presidente del Gruppo Biotecnologie di Farmindustria– sono il 20% di quelli in commercio e il 50% di quelli in sviluppo. In molti casi rappresentano l’unica possibilità di trattamento per patologie rilevanti e diffuse come anemia, fibrosi cistica e alcune forme di tumore. E sono tra le principali risposte alle malattie rare, perlopiù di origine genetica. Il nostro Paese ricopre un ruolo da protagonista: con le competenze, e con i 109 farmaci disponibili, i 67 progetti discovery e i 359 prodotti in sviluppo. Ricerca e Innovazione, come recentemente sostenuto dal premier Enrico Letta, non possono essere sacrificate sull’altare dell’austerity, soprattutto a vantaggio delle nuove generazioni. Perché avvicinare i ragazzi alla scienza e, in particolare, alle biotecnologie, significa offrire loro quella 'cassetta degli attrezzi' di cui avranno senza dubbio bisogno nel prossimo futuro”.
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