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Venerdì 05 NOVEMBRE 2010
Mezzo milione di italiani convive con cerebrolesioni
Sono 9 mila i nuovi casi ogni anno, 3 mila in stato vegetativo protratto. La riabilitazione è l’intervento cardine, ma non c’è omogeneità sul territorio nazionale.
I logopedisti: "Occorre rivedere, i percorsi e gli standard del personale ospedaliero".
Che si tratti di incidenti automobilistici e sportivi, di casi di violenza o di semplici cadute accidentali, le conseguenza delle Gravi Cerebrolesioni Acquisite (GCA) non sono dissimili: disturbi senso-motori, di comportamento, di attenzione, memoria, linguaggio, con conseguenze gravi sull’autonomia della persona e sulla famiglia e con una ricaduta pesantissima sui costi per le cure, a carico dei parenti e del servizio sanitario nazionale.Problemi con cui convivono circa 500 mila italiani, la cui lista si allunga di 9 mila nuovi casi ogni anno. Tra essi, circa un terzo, va incontro a stati vegetativi protratti.
Con questi numeri si è aperta a Salsomaggiore Terme la Terza Conferenza Nazionale di Consenso sulla buona pratica nella riabilitazione ospedaliera delle persone con gravi cerebro lesioni acquisite organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) e dall'Istituto Nazionale di Riabilitazione Santo Stefano.La riabilitazione rappresenta infatti uno dei cardini della terapia per questi pazienti. E in questo percorso, un ruolo di particolare rilievo viene rivestito da logoterapista: “Siamo sempre più convinti che l’intervento del logopedista nei percorsi riabilitativi in queste gravi cerebro lesioni acquisite sia sempre più utile e spesso, come del resto per le altre figure, indispensabile”, ha commentato Tiziana Rossetto, presidente Federazione dei Logopedisti Italiani. “Il suo operato, già nella fase della riabilitazione precoce, riveste un importante significato: pensiamo al monitoraggio della responsività, delle capacità residue o emergenti di una qualche forma di comunicazione, alla ripresa di una sempre più fisiologica nutrizione, all’assistenza dei familiari e dei care-givers che in questo momento difficile vivono un forte impatto emotivo e psicologico”.
Di importanza vitale è la tempestività dell’intervento riabilitativo: intervenire per tempo, infatti, “ci permette di realizzare il contenimento della disabilità che queste persone rischiano se non gestite in maniera precoce e appropriata”, ha spiegato Giuseppe Mancini, membro della Federazione dei Logopedisti Italiani.
Ed è qui che emergono le solite carenze nazionali: “purtroppo non sempre questo è possibile perché il servizio non è attivato in maniera omogenea nel nostro Paese”, ha aggiunto Mancini. “Risulta quindi necessario, in relazione alle evidenze e alla condivisione di una cultura riabilitativa accresciuta nel nostro Paese, rivedere, i percorsi (che siano almeno omogenei) e gli standard del personale ospedaliero che risale per questi casi, ad una normativa ormai obsoleta (1988), per dotare il team multidisciplinare delle Professioni maggiormente responsabili in tali casi di regole certe e aggiornate”.
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