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Giovedì 28 OTTOBRE 2010
Sesso "dimenticato" per una donna su tre

Colpa degli stili di vita e dei bassi livelli di endorfine. Dal Congresso Mondiale di Ginecologia Psicosomatica in corso a Venezia la soluzione: “attività fisica e drospirenone, unico progestinico che migliora il benessere della coppia”.

Una donna su tre in Italia presenta un calo drastico del desiderio sessuale.
È il risultato di uno studio condotto dall’Università di Pavia e presentato nel corso del Congresso Mondiale di Ginecologia Psicosomatica (ISPOG) in corso a Venezia fino al 30 ottobre.
“La nostra indagine ha coinvolto circa 400 donne dai 18 ai 45 anni, in buona salute e che, almeno in apparenza, non si rendevano conto di avere un problema del desiderio”, ha illustrato Rossella Nappi, della Clinica Ginecologica dell’Università di Pavia. “È emerso che il disturbo è in aumento e presenta altri risvolti, dalla difficoltà a raggiungere l’orgasmo (25%) al dolore durante i rapporti (27%). Ma sono in crescita anche altre patologie tipicamente femminili: alterazioni del ciclo, disturbi dell’umore, infertilità, endometriosi”.
Sotto accusa sono gli stili di vita: “vi è una relazione diretta con il cambiamento delle abitudini che ha coinvolto la nostra società e in particolare le donne”, ha spiegato Andrea Genazzani, direttore della cattedra di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Pisa e presidente del Congresso. Le donne, ha aggiunto, “sono sempre più indaffarate e hanno meno tempo da dedicare alla coppia”.
Ma gli stili di vita sono soltanto una parte delle ragioni che stanno sempre più allontanando le donne italiane dal sesso: parte della “colpa” è da imputare al basso livello di endorfine, le molecole che regolano i meccanismi di gratificazione e di protezione dal dolore.
Il desiderio femminile è infatti un meccanismo delicato e multifattoriale: “È il risultato di una complessa attività cerebrale”, ha spiegato Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e sessuologia medica del San Raffaele Resnati di Milano. “E nulla mantiene il cervello in funzione quanto l’avere una regolare attività fisica, che aumenta la dopamina, il neurotrasmettitore che accende la voglia di fare, di interagire con gli altri, di impegnarsi per conquistare un risultato. Incrementa anche la serotonina, che migliora il tono dell’umore, ma anche tutte le funzioni gastrointestinali (l’intestino ne contiene ben il 90%) e le endorfine. Ma le donne italiane - ha aggiunto Graziottin - non hanno ancora maturato una visione dello sport come grande alleato di salute: solo il 24% lo pratica con regolarità. La “medaglia d’oro” va ai veneti, i più appassionati, con un 26,4% della popolazione che si dedica all’attività fisica in modo continuativo (media nazionale di 20,6%), il 36,6% talvolta (contro il 29,6%), mentre solo il 24,8% non si muove mai (rispetto al 39,5%)”.
Tuttavia, anche la terapia farmacologica, e in particolare la pillola anticoncezionale, può rappresentare un valido aiuto. “La ricerca - ha dichiarato Genazzani - si è concentrata su pillole contraccettive sicure e capaci di migliorare il benessere psico-fisico e la libido, fino all’attuale formulazione con drospirenone per 24 giorni al mese. Si tratta di un alleato prezioso per migliorare la qualità di vita, anche sessuale”.
“Il drospirenone - ha proseguito Graziottin - ha dimostrato, dopo soli 6 mesi di assunzione, di favorire un aumento della libido, un miglior raggiungimento dell’orgasmo e una più alta frequenza di rapporti”.
Il farmaco, inoltre, risponde a una delle maggiori paure delle donne che si accingono ad assumere un anticoncezionale, l’aumento di peso: “Il drospirenone, grazie all’effetto simil-diuretico, contrasta la ritenzione idrica e permette anzi di perdere peso (1.7 kg dopo 6 mesi di assunzione)”, ha spiegato Nappi. “È inoltre antiandrogenico e quindi facilita un sensibile e rapido miglioramento di acne e irsutismo, oltre all’impatto positivo sulla psiche e sulla percezione di sé. In un nostro studio, su una popolazione cui è stata prescritta la pillola a base di questo progestinico, abbiamo osservato che in generale tutte le pazienti dichiaravano di sentirsi meglio e ben il 50% aveva ridotti i fenomeni di abbuffata, tipici di chi soffre di sindrome premestruale”. 

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