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Venerdì 13 SETTEMBRE 2013
Sepsi. Oggi la Giornata Mondiale. In Italia 250mila casi l'anno, ma la consapevolezza è scarsa
Si tratta di una condizione che ogni anno colpisce 26 milioni di persone nel mondo e uccide 5 volte di più dell’ictus cerebrale e 10 volte di più dell’infarto. Ma che è spesso sconosciuta o sottovalutata dall’opinione pubblica. Per questo, anche quest'anno, il 13 settembre si celebra la Giornata Mondiale, per aumentare consapevolezza e informazione sulla patologia.
26 milioni di persone, di cui un terzo non sopravvive. 250.000 casi solo in Italia, secondo le stime, includendo circa 75.000 situazioni gravi. Questi i numeri della sepsi: numeri impressionanti che raccontano una realtà drammatica, spesso sconosciuta o sottovalutata dall’opinione pubblica. Ecco perché il 13 settembre è diventata la Giornata Mondiale della sepsi, una giornata indetta dalla Global Sepsis Alliance, per tentare di aumentare la consapevolezza su questa malattia mortale, patologia sistemica caratterizzata dalla contemporanea presenza di una sindrome infiammatoria sistemica acuta e la presenza in circolo di microrganismi, che si origina quando la risposta del corpo a un'infezione danneggia i suoi stessi tessuti e organi.
La sepsi è infatti una delle patologie più comuni e diffuse che, se non riconosciuta in tempi brevi e curata adeguatamente, può evolvere in sepsi grave e/o shock settico con effetti devastanti sui pazienti fino a provocarne rapidamente la morte: è responsabile della maggior parte della mortalità associata con HIV / AIDS, malaria, polmonite e altre infezioni acquisite in comunità, in ambienti sanitari e da lesioni traumatiche. I tassi di ospedalizzazione per sepsi hanno ormai superato l'incidenza di infarto miocardico e provoca più decessi di quelli legati al cancro alla prostata, cancro al seno e l'HIV / AIDS messi insieme. Numerosi studi indicano che, per un esito favorevole, è fondamentale una rapida diagnosi e una corretta terapia antibiotica. Ogni ora di ritardo nella somministrazione della corretta terapia antibiotica dopo le prime 12 ore dall’insorgenza dei sintomi fa aumentare il rischio di morte del 7%.
Una malattia che ogni anno colpisce 26 milioni di persone nel mondo e uccide 5 volte di più dell’ictus cerebrale e 10 volte di più dell’infarto. Tra le principali cause che hanno condotto a numeri così importanti, vi è la resistenza sempre più tenace dei batteri alle terapie antibiotiche (i batteri resistenti agli antibiotici spesso sono ragione primaria delle infezioni letali) e la soggettiva reattività dell’organismo di ogni paziente alla terapia somministrata. “Purtroppo la situazione in questi ultimi anni si è aggravata a causa dell’aumentato fenomeno dell’antibiotico resistenza. La sepsi causata da microrganismi multi-resistenti ha una gravità maggiore ed esita più frequentemente con il decesso del paziente. Oggi, però, il Laboratorio di Microbiologia clinica, grazie a nuove tecniche resesi disponibili (Tecniche Molecolari, Spettrometria di massa ed altre), è in grado di dare risposte rapide ed ha accorciato di molto i tradizionali tempi di risposta batteriologici. La sepsi va capita, affrontata bene e in urgenza. Noi facciamo la nostra parte”, aveva spiegato Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI - Associazione microbiologi clinici italiani, l'anno scorso, in occasione della prima edizione della giornata.
Una patologia pericolosissima, dunque, che però rimane ancora sconosciuta. “La sepsi - spiega Massimo Girardis, Coordinatore del Gruppo di Studio infezioni e Sepsi della SIAARTI (Società italiana anestesia, analgesia, rianimazione e Terapia intensiva) - è spesso fraintesa: non è un "avvelenamento del sangue", ma si manifesta quando la risposta dell'organismo a un'infezione danneggia i suoi stessi tessuti e organi. Può portare a shock, insufficienza d'organo multipla, e morte, soprattutto se non diagnosticata precocemente e trattata tempestivamente.” E aggiunge: “è spesso diagnosticata troppo tardi, perché i sintomi e i segni clinici di laboratorio attualmente utilizzati per la diagnosi, come febbre, aumentata frequenza cardiaca o respiratoria, o conta dei leucociti, sono aspecifici”. Si tratta dunque di una vera emergenza. “Tempestivi interventi, tra cui antimicrobici, fluidi per via endovenosa e mirati trattamenti per ripristinare la circolazione possono dimezzare il rischio di morte”, sottolineano gli addetti ai lavori. “I pazienti poi con sepsi sospetta dovrebbero essere inviati immediatamente ad un impianto adeguato. Il trattamento precoce della sepsi è conveniente, riducendo giorni di ricovero ospedaliero e intensivo per i pazienti”.
Emilia Romagna, Lombardia e Toscana hanno messo già in atto programmi di educazione e implementazione delle linee guida per il trattamento della sepsi: l’Agenzia sanitaria regionale dell’Emilia-Romagna con “Lotta alla sepsi in Emilia-Romagna, la Regione Toscana con il progetto “Coris-TI” e la Regione Lombardia con programma di formazione “Lotta alla sepsi ospedaliera”, rivolto a 12 ospedali pilota.
Quest'anno inoltre sono diverse le iniziative previste per la giornata. In particolare Biotest, azienda farmaceutica specializzata nella produzione e distribuzione di immunoglobuline ha fatto sapere di essersi impegnata a dare, in tale occasione, il proprio contributo di sensibilizzazione e conoscenza. Due sono le principali iniziative: la diffusione in rete di un video e il supporto ad una ricerca condotta dal Professor Rossolini – Università di Siena e Ospedale di Careggi nell’ambito di un’analisi sulle performances dell’impiego di una soluzione di IgM che rappresenta ad oggi un sostegno cruciale per le terapie antibiotiche utilizzate in caso di infezioni batteriche gravi, comprese le multiresistenze. I risultati di tale ricerca saranno resi pubblici il prossimo 17 ottobre in occasione dell’edizione 2013 del Congresso Nazionale SIAARTI – Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva. “Il contributo scientifico del Professor Rossolini dell’Università di Siena e Ospedale di Careggi”, dichiara il Dott Tagliabue, Amministratore Delegato di Biotest Italia, “ha proprio lo scopo di indagare e possibilmente spiegare meglio il meccanismo d’azione della soluzione di IgM, come pure individuarne i campi di applicazione clinica con maggiore chiarezza” .
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