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Lunedì 29 LUGLIO 2013
Caro Cosentino, chieda a noi medici cosa serve per salvare la sanità
Gentile Direttore,
credo che il dott. Cosentino, nonostante la lunga carriera politica, non abbia ancora ben chiaro il quadro reale. Faccio il medico da oltre 30 anni e da 23 anni faccio il medico di famiglia; ho visto l’epoca del “tutto a tutti” (ed era veramente “tutto”, dalle supposte di glicerina alla citrosodina...), la nascita di quell’aborto che sono le note Aifa , spacciate inizialmente come “semplici indicazioni, un aiuto nel difficile lavoro del medico” e diventate un obbligo giuridico, che implica il reato di truffa alla Stato.
Attualmente la vera povera gente, quella che è costretta ad arrangiarsi, è rappresentata dalla fascia di reddito che supera, spesso di poco, i 36.000 euro. Famiglie monoreddito, con genitori di 40-50 anni e figli adolescenti, che ancora studiano; scoprire una malattia (diabete, ipertensione, patologia polmonare cronica…) a questa età, significa doversi fare seriamente i conti in tasca.
Ci sono le esenzioni per patologia, ma sono obsolete e non coprono che in parte. Il sistema sanità morirà, se non saremo noi medici (quelli che stanno sul campo, non negli uffici) a prendere i provvedimenti. E di questo sono ormai sempre più convinti anche i pazienti! Quindi se i politici vogliono davvero fare il loro lavoro, sarà bene che si cerchino informazioni, dati e pareri presso chi questo mestiere lo fa tutti i giorni, non presso sedicenti “rappresentanti” (sindacalisti, esperti & C. ), che, impegnati a rappresentare, in ambulatorio hanno perennemente il sostituto e in ospedale stazionano ai piani alti dei direttori megagalattici.
Elisabetta Fabietti
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