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Mercoledì 24 LUGLIO 2013
Contraccezione d'emergenza. Un diritto negato. Prescrizione rifiutata a sette donne su dieci
La maggior parte di queste sono state costrette a fare il giro degli ospedali. Il 62% non ha ricevuto indicazioni su dove poter ricevere la prescrizione. Il 77% delle donne non sa cosa rischia con rapporti sessuali non protetti e il 70% non sa quali sono i giorni fertili. I risultati di un'indagine della Smic.
La contraccezione d’emergenza è ancora un diritto negato. Il 68% delle donne che ne hanno avuto bisogno si sono viste inizialmente rifiutare il farmaco, e il 62% è stato costretto a un pellegrinaggio forzato tra gli ospedali per poterlo ottenere. Il 60% non ha ricevuto indicazioni sulle strutture - ospedale o consultorio - alle quali rivolgersi per ottenere la prescrizione. La quasi totalità del personale sanitario non ha spiegato la differenza tra le due opzioni terapeutiche (pillola del giorno dopo con Levonorgestrel e pillola dei cinque giorni dopo con Ulipristal Acetato). E il 70% si è sentita “giudicata”.
Inoltre, nonostante la contraccezione d’emergenza non sia più un mistero - 7 donne su 10 sanno che è un metodo d’emergenza efficace per evitare una gravidanza indesiderata – sulla salute sessuale e le tematiche riproduttive le giovani donne italiane sono rimandate a settembre. Appena poco più di quattro su dieci sono consapevoli di esporsi al rischio di rimanere incinte in caso di rapporto non protetto, e tre su dieci della possibilità di contrarre malattie sessuali. Un dato allarmante considerando che solo una su dieci conosce dettagliatamente i principi dell’ovulazione, mentre ben il 73% ritiene che i giorni fertili siano solo quelli dal 14° al 15° giorno dal ciclo, ignorando che si può rimanere incinte ogni volta che si fa sesso, anche perché la “finestra fertile” di un donna è molto più ampia di quello che si pensi.
Non solo, il 56% pensa che il coito interrotto sia un buon sistema per evitare una gravidanza non desiderata.
Sono questi i dati emersi dal 2° sondaggio on line realizzato da “Mettiche.it”, il portale promosso dalla Smic, la Società Medica Italiana per la Contraccezione, con l’obiettivo di capire quanto le italiane, a distanza di un anno, siano informate sui sistemi contraccettivi e sulle tematiche sessuali e riproduttive. Al sondaggio hanno partecipato, da giugno a luglio, quasi 3mila e 500 donne dai 14 anni in su, l’84% concentrate nella fascia di età tra i 21 e i 25 anni. Di queste, solo il 4% ha dichiarato di aver fatto ricorso alla contraccezione d’emergenza.
“Rilevare che ancora oggi a quasi il 70% delle donne che ha avuto la necessità di ricorrere alla contraccezione di emergenza (CE) sia stata inizialmente rifiutata questa metodica di prevenzione, mi sconcerta – ha detto Emilio Arisi, Presidente della Smic – anche perché il problema delle gravidanze indesiderate è ancora rilevante in Italia: sono il 33% di tutte le gravidanze e il 50% finisce con un aborto. Tuttavia abbiamo notato alcune evoluzioni positive a distanza di un anno dal precedente sondaggio che la nostra società aveva lanciato: le giovani donne sanno cosa è la contraccezione d’emergenza. C’è però anche il permanere di una preoccupante mancanza di conoscenze basilari sulla riproduzione, nonostante la quasi totalità delle donne che hanno partecipato al sondaggio abbia un elevato livello di istruzione scolastica”.
Ma il dato preoccupante, oltre al rifiuto della metodica, è la mancanza di informazione alle donne da parte del medico. “Come abbiamo più volte sottolineato anche nel recente aggiornamento del position paper sulla CE – ha aggiunto Arisi – è invece fondamentale che il medico si prenda il tempo per fare un corretto counselling sui farmaci disponibili. Questo è fondamentale sia per fugare i dubbi e i falsi miti su questa metodica, sia per informare correttamente sulla diversa efficacia delle due opzioni esistenti. I due farmaci (pillola del giorno dopo con Levonorgestrel e la nuova pillola dei cinque giorni dopo con Ulipristal Acetato) non abbassano il rischio di gravidanza nelle stesse percentuali, il nuovo prodotto per la CE risulta infatti funzionare di più e anche in periodi del ciclo più a rischio rispetto al vecchio farmaco. Le donne devono essere informate di ciò, per poter scegliere liberamente”.
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