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Lunedì 22 LUGLIO 2013
Sciopero sanità. Il "no" dei giovani medici: "I sindacati della dirigenza difendono lo status quo"

Sblocco del contratto e stabilizzazione dei precari devono avere pari dignità nelle rivendicazioni sindacali. Ma così non è stato nel manifesto dello sciopero odierno della dirigenza del Ssn. Per questo il Sigm non ha aderito alla protesta pur solidarizzando con i colleghi in sciopero. LA LETTERA APERTA.

In una lettera indirizzata ai colleghi il Consiglio Esecutivo Sigm, pur esprimendo solidarietà, prende le distanze dallo sciopero indetto oggi dai medici dirigenti del Ssn e anzi attacca a testa bassa i sindacati.
 
 
“I Giovani Medici (S.I.G.M.) – si legge nella missiva -  ritengono che tanto l’adeguamento contrattuale di chi è già nel sistema (forse una riflessione a parte andrebbe fatta per chi è prossimo all’uscita dal sistema), quanto la stabilizzazione dei colleghi precari (giovani e non più tali), siano delle priorità assolute degne di pari dignità, ma stigmatizzano il fatto che nel manifesto dell’Intersindacale Medica, al di là di vaghe enunciazioni alcune della quali in linea di principio condivisibili, non si rinvenga riferimento alcuno a quali strumenti si vogliano adottare o a quali proposte si intendano sostenere per conciliare tali necessità in un contesto di crisi profonda di sistema che attraversa il nostro Paese ed in particolare il Servizio Sanitario Nazionale. Infatti, ad invarianza di risorse, e più realisticamente in previsione di un ulteriore contingentamento del capitolo di spesa della sanità, non si comprende come sia possibile sostenere tali richieste, in assenza di un progetto alternativo di sanità pubblica finalizzato a soddisfare il crescente bisogno di salute ed, al contempo, l’esigenza di produrre salute”.
 
Ma il j’accuse ai sindacati non finisce qui. “Più che dettata da una chiara proposta programmatica e da una condivisibile progettualità, l’azione dell’Intersindacale Medica è apparsa spesso orientata a logiche e politiche finalizzate primariamente a mantenere e difendere gli assetti e le posizioni attuali, siano essi organizzativi, strutturali o relazionali, attraverso la richiesta di risorse aggiuntive, senza però fare autocritica, proponendo ad esempio di  valorizzare le progressioni di carriera in funzione delle performance documentate dai singoli professionisti, e non in relazione esclusivamente all’anzianità di servizio”.

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