quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 18 OTTOBRE 2010
Epidurale: qualità eccellente pessimo accesso
Dal 64° Congresso Siaarti la denuncia: l’Italia è all’avanguardia per le tecniche ma sono ancora pochi gli ospedali che garantiscono l’analgesia epidurale.
Il parto senza dolore continua a rimanere una chimera in Italia. Secondo dati presentati nel corso del 65° Congresso della Società Italiana di Anestesiologia (Siaarti), soltanto il 16 per cento delle strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate offrono l’analgesia epidurale. Eppure, l’apprezzamento della tecnica da parte delle partorienti non manca: nelle strutture che offrono questo servizio, in modo gratuito e continuativo, in media il 90% delle partorienti ne fa richiesta.
Dalla tavola rotonda “Partorire senza dolore in Italia”, tenutasi nel corso del congresso emerge un’Italia a macchia di leopardo, non solo per l’ampiezza dell’offerta, ma anche per le modalità di rimborso dell’epidurale. La Lombardia, per esempio, stanzia 5 milioni di euro all’anno distribuiti a tutti i punti nascita mediante integrazione del DRG del parto vaginale al fine di promuovere l'analgesia in travaglio. Il Veneto, con un meccanismo distributivo analogo, solo nello scorso anno, ha stanziato fondi per 1 milione di euro. L'Emilia Romagna ha invece emesso delle linee guida per avere un punto nascita che offra l'analgesia epidurale in ogni Provincia. Nel luglio scorso, la Sicilia ha emanato un decreto che rinegoziando i DRG pone al primo posto il rimborso regionale per il parto spontaneo con analgesia, seguito dal parto spontaneo e poi dal taglio cesareo, nel tentativo di ridurre così il numero dei parti cesarei e di valorizzare il parto senza dolore.
Da più parti, insomma, si comincia a riconoscere che il parto senza dolore è non solo un diritto, ma anche una misura per contribuire a tagliare i tassi di cesarei nel nostro Paese: “Si tratta da una parte di andare nella direzione di riallineare l’Italia agli altri paesi europei nella gestione del dolore delle donne partorienti; dall’altro lato si propone di riportare il nostro paese all’interno del corretto standard di ricorso al parto con taglio cesareo”, ha affermato Ida Salvo, direttore del dipartimento di anestesia dell’Ospedale Buzzi di Milano.
All’Italia non mancano infatti le competenze tecniche: “In Europa il nostro è il primo paese a introdurre la nuova tecnica PIEB associata alla PCEA”, ha spiegato Giorgio Capogna, coordinatore nazionale per il parto senza dolore della Siaarti. “Le nuove tecniche permettono alla donna di ottenere un effetto di analgesia costante e di personalizzare somministrazione dell’analgesico a seconda delle proprie esigenze. Vengono così evitati anche i brevi momenti di dolore che potevano insorgere con la tecnica epidurale tradizionale, quando la partoriente doveva attendere l’intervento del medico per ricalibrare la dose di analgesico”.
Intanto l’Associazione Italiana Parto in Analgesia (Aipa) ha promosso un’iniziativa finalizzata alla massima estensione dell’analgesia epidurale: “Stiamo raccogliendo le firme necessarie a sostenere una petizione per far sì che tutti gli enti ospedalieri siano indotti dal Ministero della Salute ad accogliere la richiesta delle donne partorienti alla scelta della partoanalgesia”, ha affermato Paola Banovaz, presidente dell’associazione delle donne Aipa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA