quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 18 GIUGNO 2013
400.000 Infermieri ... un minuto per pensare



Gentile direttore,
se ogni Infermiere tutti i giorni dedicasse un minuto a pensare in termini propositivi al suo ruolo nella società, nel sistema salute e nell'organizzazione sanitaria, nel sistema istruzione e formazione, nel sistema ricerca e innovazione, etc. etc., avremmo tutti i giorni banche dati ricche di idee, ipotesi, esperienze, valori, contenuti disciplinari, tali da orientare l'agire quotidiano degli infermieri ad esercitare la professione secondo la logica dei paradigmi e dei contenuti della disciplina infermieristica. Innovata e riposizionata in ogni realtà dove l'infermiere vive in contatto con i bisogni della persona.
 
Un minuto a pensare come riportare le migliaia di infermieri fuori ruolo (che fanno il lavoro degli amministrativi, dei tecnici o il lavoro di altre professioni).
 
Un minuto per domandarsi se dopo 20 anni l'università ha prodotto qualità e se non è il tempo di rigorose valutazioni e di drastiche decisioni, per garantire un nuovo infermiere alla comunità dove ciascuno vive, e per offrire alla società un laureato in grado di sostenere la responsabilità della scienza infermieristica e assicurare un contributo specifico nella tutela della salute.
 
Un minuto per determinare che l'assunto principale dell'infermiere è essere un punto di riferimento della persona e della famiglia per il piano di bene-essere e di salute possibile.
 
Un minuto per pensare come sentirsi attore di un servizio pubblico che tocca valori quali la vita, la cooperazione sociale, l'accoglienza, il sostegno, l'educazione.
 
Un minuto per pensare come non abbandonare nella disoccupazione i giovani infermieri e come programmare il lavoro per le donne che escono in pensione a 65 anni
 
Un minuto per pensare come evitare:
- di esercitare la professione con scarsa motivazione e qualità per le persone;
- la rincorsa del potere fine a se stesso;
- l'esercizio professionale e/o l'erogazioni di prestazioni senza il rispetto delle regole esistenti;
- un esercizio professionale di scarsa qualità relazionale e tecnico professionale;
- la rincorsa a titoli professionali di dubbia qualificazione;
- le raccomandazioni in base alle tessere sindacali ed alle conoscenze politiche.
 
Se gli infermieri dedicassero ciascuno un minuto a tali riflessioni avrebbero 400.000 minuti:
- per apprezzare i medici che tutti i giorni lavorano per i cittadini, producendo scienza ed arte, distinguendoli dai medici incapaci e subdoli nell'agire;
- apprezzerebbero i medici che trasmettono capacità e motivazione ed il decoro sociale verso i malati, prendendo le distanze dai medici ignoranti ed arroganti.
 
In un minuto della loro attività gli infermieri comprenderebbero che non ha senso occupare tempo con risse e incomprensioni con la componente della professione medica che medico forse non è mai stato.
 
I laureati in medicina da sempre sono in parlamento, in tutte le articolazioni politiche, sono presidenti di regioni, sono rettori di università, sono titolari delle massime cariche in istituti e commissioni, sono direttori di aziende ma ......:
- non sono riusciti a programmarsi una qualità formativa in tutta l'Italia;
- non sono riusciti a garantire percorsi rigorosi e seri ai giovani medici;
- non sono riusciti a facilitare la crescita delle altre professioni, nell'interesse dei bisogni di salute della gente;
- non sono riusciti a garantire un assistenza sanitaria di pari qualità sul territorio nazionale;
- non sono riusciti a mettere in equilibrio la gestione politica con la realtà organizzativa, sprecando tempo e risorse.
 
Gli infermieri italiani devono trovare in loro stessi la forza di essere riformatori della loro professione e del loro ruolo nella società, negando con convinzione la negligenza e la supponenza dell'università per la formazione, ormai ai limiti della decenza per qualità ed innovazione, e devono trovare l'energia per nuove normative che riconoscano il ruolo della scienza infermieristica a tutti i livelli, con chiara  identificazione dei risultati che questa deve offrire ai cittadini e per i quali gli infermieri sono responsabili.
Gli infermieri, con rinnovato senso di appartenenza, devono riposizionare la loro missione professionale e sostanziarla di programmazione, insieme alle persone da assistere che devono essere il vero centro di attenzione.
 
I percorsi clinico-assistenziali devono trovare la massima espressione di esercizio,  con la massima integrazione possibile di scienze, di discipline, di saperi, di esperienze e di  professionisti, per una garanzia e una tutela di utenti e operatori.
 
Gli infermieri debbono ampliare le loro vedute in tutti i campi e livelli di assistenza, offrendo ovunque decoro, professionalità e sicurezza.
 
Solo allora gli infermieri saranno consapevoli di avere un potere riconosciuto dai cittadini, avranno le attenzioni dei politici perché loro stessi riterranno la scienza infermieristica uno strumento importante per assicurare i livelli di salute e di assistenza alle persone, avranno automaticamente servizi infermieristici in ogni azienda perché irrinunciabili per garantire l'assistenza alla popolazione, e la popolazione stessa chiederà assistenza infermieristica.
 
L'università comprenderà che i giovani infermieri hanno bisogno di progettualità, innovazione, alta qualità nelle docenze e nei tutor dei tirocini, e sarà obbligata a chiamare infermieri con riconosciuta professionalità alla docenza e al governo dei percorsi formativi, altrimenti gli infermieri troveranno un'altra collocazione alla loro formazione.
 
In tempi di crisi gli uomini si dividono in due componenti: una che taglia e riduce la spesa, negando la riprogrammazione, vivendo solo "il presente"; una componente che usa le risorse con attenzioni etiche e cerca nuove idee per riprogrammare il futuro della società, vive "il presente" e disegna nuovi scenari, ove il cittadino può avere sicurezza e trovare le risposte ai propri bisogni.
 
Gli infermieri "veri" non hanno scelta; devono appartenere alla seconda componente altrimenti nel tempo si ritroveranno a fare tecniche prestazionali, che altri operatori possono fare con minor costo e, forse,  anche con maggiore qualità.
 
Danilo Massai
Presidente Collegio IPASVI Firenze

© RIPRODUZIONE RISERVATA