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Sabato 08 GIUGNO 2013
Sigarette elettroniche. Il produttore: "Sì a norme chiare. Ma basta demonizzazioni e niente tasse"

Intervista a Umberto Roccatti, Amministratore Delegato di Puff, una delle aziende leader nel mercato delle e-cig e vicepresidente dell’Anafe. Sì ai divieti per i minori e per il consumo in scuole e mezzi pubblici. Secco il no a nuove tasse. Ma serve al più presto una normativa ad hoc a tutela dei cittadini e delle aziende che operano correttamente.

Le sigarette elettroniche rappresentano inequivocabilmente un mercato in piena ascesa con un giro d’affari che negli ultimi due anni si è quasi decuplicato. Ma su questo vero e proprio boom delle e-cig si sono scatenate aspre polemiche sulla loro sicurezza e sulla reale efficacia nella lotta al tabagismo. Così, abbiamo chiesto a Umberto Roccatti, Amministratore Delegato di Puff, una delle aziende leader nel mercato delle e-cig e vicepresidente dell’Anafe (l’Associazione nazionale fumo elettronico) di esporci il punto di vista delle imprese.
 
 
Dottor Roccatti, partiamo dalla cronaca. Nei primi 5 mesi dell’anno i Nas hanno sequestrato 800 mila prodotti. C’è un problema di sicurezza che riguarda le e-cig?
Il 99% dei sequestri si intende non per il carattere di pericolosità intrinseca dei prodotti, ma per la mancanza di una corretta dicitura sulle confezioni. Quindi l'illecito nella stragrande maggioranza dei casi non riguarda potenziali rischi per il consumatore, ma mancanza o errata informazione allo stesso: grave, ma di livello sicuramente diverso.
Ci son stati sequestri di centinaia di migliaia di ricariche di liquidi perché mancava un numero di telefono sulla confezione: mi sembra giusto che la gente lo sappia per valutare la cosa e non creare allarmismi. Dettò ciò, le leggi ci sono, e vanno rispettate: Puff è assolutamente in linea con il quadro normativo e anzi è solidale con gli sforzi dei Nas che vigilano su un mercato dove troppi si stanno affacciando con superficialità: servono però regole più chiare perché tutti vogliamo rispettarle.
 
Ma come dovrebbe essere inquadrata la sigaretta elettronica? Un farmaco, un dispositivo medico o semplicemente un tradizionale prodotto da fumo?
Certamente non è assimilabile tout court a nessuna di queste tipologie. L’e-cig è un dispositivo elettronico e desidero precisare ultra controllato da normative europee. Ed è per questo che chiediamo al più presto una legge ad hoc, anche a livello Ue che possa disciplinare la materia.
 
 
Ma è vero che questi prodotti fanno smettere di fumare?
Le persone che vogliono abbandonare il fumo tradizionale lo fanno perché sanno che esso può provocare grossi danni alla salute. Ecco, per noi le e-cig rappresentano un metodo di fumo alternativo molto più sano come evidenziato anche da numerosi esperti. Per noi ‘svapare’ vuol dire compiere un gesto d’indulgenza. E poi desidero precisare come vi siano numerosi studi che dimostrano come il vapore emesso dalle sigarette elettroniche non produce ‘fumo’ passivo, né contamina in alcun modo l'ambiente circostante. E lo stesso dicasi per le e-cig contenenti nicotina. In ogni caso, noi siamo contro chi pubblicizza ingannevolmente le e-cig come prodotti miracolosi. Ma siamo anche contro chi lancia allarmismi impropri.
 
 
Vi sentite vittime di una campagna denigratoria?
No, ma sicuramente c’è stata un’informazione superficiale in cui gli organi di informazione non hanno parlato subito con le aziende. Certo, visti gli interessi in gioco qualche dubbio ci è venuto
 
 
Ecco, la nicotina, una sostanza che crea dipendenza e che se assunta in dosi eccessive può creare problemi alla salute. In questo senso qual è la vostra posizione?
È vero, ed è per questo che siamo favorevoli al divieto di fumo elettronico per i minori e sui mezzi di trasporto pubblico e in determinati locali, edifici scolastici in primis come proposto dal Css. Ma ripeto la nicotina non viene emessa nell’aria nell’atto della respirazione, con questo non si vuol dire che un abuso di sigarette elettroniche contenenti nicotina faccia bene, ma è certo che esse hanno una tossicità trascurabile per chi le utilizza e pari a zero per chi subisce il ‘fumo’ passivo. Anche per questo diciamo no al divieto assoluto di utilizzo in tutti i luoghi pubblici.
 
 
Come giudica la decisione della Francia di vietarle proprio nei luoghi pubblici?
In questi giorni c’è stata molta confusione in merito a questa notizia. Ebbene, in Francia le e-cig non sono state vietate nei luoghi pubblici. Stanno facendo degli studi ma, per ora, si sta parlando solo di una proposta.
 
 
Torniamo alla questione della sicurezza, che esiste, visti anche i sequestri di prodotti sprovvisti di ogni marchio negli ultimi mesi. Che problemi ci sono?
Desidero premettere come le e-cig già oggi debbano sottostare a diverse norme dettate dalla Ue e devono soprattutto avere il marchio Ce oltre ad altre informazioni specifiche. La nostra azienda, nonostante l’assenza di una normativa specifica ha vietato da subito la vendita ai minori (che possono entrare nei punti vedita solo se accompagnati) e ogni confezione è provvista di tutte le informazioni e anche di un "bugiardino". Per questo sollecitiamo al più presto una normativa ad hoc che vada proprio a tutela dell'utente e delle aziende che già oggi forniscono un’informazione trasparente. Purtroppo c’è un grosso problema soprattutto legato alle ricariche che vengono prodotte in mercati extra Ue e su cui vanno messi al più presto degli standard qualitativi. Per questo consigliamo di usare i prodotti italiani che sono sicuri e rispondono alle normative oggi in vigore.
 
 
Sulle e-cig il Ministro della Salute ha dichiarato che interverrà sulla materia. Cosa vi aspettate?
Lo ripeto, siamo i primi ad auspicare che venga introdotta quanto prima una regolamentazione normativa specifica attraverso la creazione di un tavolo di discussione ad hoc sul tema del fumo elettronico. Si tratta di un mercato ormai consolidato, caratterizzato da un’evoluzione costante in cui si fa sempre più urgente una regolamentazione bilanciata, che tenga conto dei reali costi e benefici, ma soprattutto della specificità del prodotto.
 
 
Nell’ultimo periodo si è parlato molto anche di una tassa sulle e-cig. Che ne pensa?
Siamo contrari. Siamo un settore in crescita e cha dà occupazione a 10 mila persone. Ma oltre ciò un'ulteriore tassa che penalizza un prodotto che riduce i rischi per la salute mi sembra un’assurdità. E non dimentichiamoci che in questo momento in Italia siamo all'avanguardia a livello internazionale.
 
 
Proprio in questi ultimi giorni alcune delle più grandi multinazionali del tabacco hanno manifestato l’intenzione di avvicinarsi al mercato delle e-cig. Come valuta questa strategia?
Queste notizie non fanno altro che ribadire come sia in atto una rivoluzione nei costumi, di cui anche le grandi aziende del tabacco, con cui abbiamo intessuto buoni rapporti in questi anni, si iniziano a interessare con sempre maggiore attenzione.
 
 
Luciano Fassari

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