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Lunedì 11 OTTOBRE 2010
Ancora discriminazione per chi torna al lavoro dopo un tumore
Il 40% delle donne con cancro del seno ricomincia a lavorare a due mesi dalla diagnosi. A due anni dalla malattia lavora i 74%. Ma il 35% si sente discriminato e il 25% deve adattarsi a mansioni diverse.
Due milioni di italiani hanno superato un tumore, di questi ben 690 mila sono in età produttiva (tra i 20 e i 64 anni) e il 72% vuole continuare o riassumere il proprio impiego. Tuttavia, non sempre ci riesce.
Sono i risultati di un’indagine condotta dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che mostra come il 40% delle donne con cancro del seno ricomincia a lavorare a due mesi dalla diagnosi, soprattutto se svolge un lavoro d’ufficio. A due anni dalla malattia la percentuale si alza al 74%. Il 35% però si sente discriminato e il 25% deve adattarsi a mansioni diverse.
“Grazie agli screening e alle terapie biologiche mirate abbiamo raggiunto importanti traguardi, tanto che stiamo ora assistendo a una vera e propria cronicizzazione della malattia”, ha commentato Carmelo Iacono, presidente dell’Associazione italiana di Oncologia Medica (AIOM).
“Il progressivo aumento della sopravvivenza, in tutto il vecchio continente, apre nuove sfide per l’oncologo e per l’intero sistema, che deve essere ripensato, a partire dalle aziende”.
Il nostro Paese, grazie alla collaborazione fra AIOM e associazioni dei pazienti, possiede una speciale sensibilità ed esperienza e, al Congresso dell’European Society of Medical Oncology in corso a Milano, presenta un’esperienza pilota.
“Abbiamo costruito con una delle più importanti realtà italiane, l’ENI, un progetto che ha coinvolto 3 mila persone”, ha illustrato Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO). “Il primo obiettivo è distruggere il pregiudizio secondo cui il cancro è un male incurabile. Poi partirà la fase formativa sui fattori di rischio, i diritti di pazienti e familiari e i comportamenti più idonei da mantenere per favorire la piena integrazione. Fino alla costituzione di un “Disability Management Team” permanente per la migliore gestione del reinserimento in azienda. Il sostegno socio-assistenziale e la tutela del lavoro sono aspetti riabilitativi di fondamentale importanza per il ritorno alla vita dopo una diagnosi di tumore”.
Un altro tema centrale è la salvaguardia della fertilità, su cui l’Italia è capofila a livello internazionale. “Nel nostro Paese, per la prima volta al mondo, è stata sperimentata una tecnica per “mettere” a riposo l'ovaio, con un analogo dell'Lhrh, riducendo così l'effetto tossico dei farmaci chemioterapici”, ha spiegato Marco Venturini, presidente eletto dell’AIOM. “Si tratta di un problema sempre più attuale, perché l’età di insorgenza del tumore del seno si sta riducendo: circa il 4% dei casi compare prima dei 40 anni, 1.500 donne ogni anno in Italia. Di queste, il 33% non ha figli. Prestare attenzione a questo aspetto è fondamentale nella messa punto della terapia”.
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