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Mercoledì 08 MAGGIO 2013
Dispositivi medici. Nuova bocciatura del Tar del Lazio: "Prezzi di riferimento illegittimi"
I giudici hanno individuato diversi motivi di illegittimità, come il limitato numero di rilevazioni effettuate e la conseguente scarsa rappresentatività del campione. Per Assobiomedica i prezzi di riferimento “avrebbero obbligato le amministrazioni ad acquistare sempre più prodotti a prezzi bassissimi".
Una nuova sentenza del Tar del Lazio ha disposto l’annullamento dell’elenco dei prezzi di riferimento per i dispositivi medici, stabiliti dall’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, nell’ambito delle misure di razionalizzazione della spesa sanitaria previste dalla spending review.
Nel dicembre scorso il Tar Lazio era già intervenuto sospendendo l'esecuzione dei prezzi di riferimento da parte di una Asl laziale. Ora, con questa nuova sentenza il giudizio negativo del tribunale amministrativo si conferma e definisce.
In particolare, il Tar ha censurato la metodologia utilizzata per la definizione dei prezzi di riferimento, individuando diversi motivi di illegittimità, come il limitato numero di rilevazioni effettuate e la conseguente scarsa rappresentatività del campione. E’ stato inoltre rilevato l’errato utilizzo della classificazione nazionale dei dispositivi medici (Cnd), che non rendeva il prezzo di riferimento confrontabile con i singoli dispositivi e con le caratteristiche concrete delle singole gare, quali i servizi associati e accessori, le quantità di forniture, le modalità di pagamento e la durata dei contratti.
“La decisione del Tar è di grande importanza per l'intero settore - ha dichiarato il presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi - e rappresenta per noi un motivo di soddisfazione. Assobiomedica da tempo tentava di spiegare quanto sia importante che nel confronto tra prodotti vengano tenuti in considerazione tutti i fattori che compongono la fornitura: i volumi, le modalità di consegna, l’assistenza tecnica, il livello di evoluzione tecnologica del prodotto, la formazione necessaria agli operatori. Le comparazioni vanno fatte tra prodotti e forniture simili, e il fatto che il Tar del Lazio abbia condiviso la nostra posizione lo dimostra”.
Secondo Rimondi i prezzi di riferimento “avrebbero obbligato le amministrazioni ad acquistare sempre più prodotti a prezzi bassissimi, assolutamente insostenibili per le imprese che forniscono dispositivi di buona qualità, penalizzando l’offerta delle prestazioni della sanità pubblica”.
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