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Martedì 07 MAGGIO 2013
Sanità digitale. Si potrebbero risparmiare 15 mld l'anno. Ma gli investimenti calano
La Cartella clinica elettronica garantirebbe risparmi pari a 1,37 miliardi, mentre 4,6 miliardi arriverebbero tramite il download dei documenti clinico-sanitari. Ma nel 2012 la spesa Ict per la sanità è stata di 1,23 miliardi di euro. Il 5% in meno rispetto al 2011. Uno studio del Politecnico di Milano.
Nella sanità italiana il budget destinato all’innovazione digitale registra una forte diminuzione e risulta mal distribuito all’interno del settore. Investimenti oculati e pianificati permetterebbero, invece, di risparmiare 15 miliardi l'anno. E’ la fotografia scattata dalla Ricerca 2013 dell'Osservatorio ICT in sanità della School of Management del Politecnico di Milano.
La spesa Ict per la sanità nel 2012 è stata di 1,23 miliardi di euro, segnando un calo del 5% rispetto al 2011 e generando appena 21 euro per abitante, la metà rispetto a Francia e Gran Bretagna. La maggior parte della spesa Ict italiana in sanità riguarda le aziende sanitarie: 895 milioni di euro, -2% rispetto al 2011, mentre 280 milioni di euro sono spesi dalle Regioni (-7%) e 54 milioni dai medici di medicina generale, in media 1.146 euro per medico (-24%).
Oltre a essere complessivamente bassa e con un trend in decrescita, la spesa informatica nella sanità italiana presenta una distribuzione ancora disomogenea sul territorio nazionale, ma con trend di parziale riduzione delle differenze evidenziate negli scorsi anni. Per quanto riguarda le strutture sanitarie, le aziende del Nord continuano ad assorbire la maggior parte dei budget, circa il 60% del totale, ma in calo rispetto al 2011 (-12%). Nelle Regioni del Centro e del Sud e Isole invece si riscontra un aumento del 21%. Il fenomeno trova conferma anche nei budget Ict dei medici di medicina generale: la pressione al contenimento delle pese ha portato infatti a una riduzione della spesa Ict nel 2012 superiore al Centro-Nord rispetto al Sud e Isole. La spesa media di un medico del Nord-Ovest (1.037 euro) e del Centro (1.077 euro) è mediamente inferiore rispetto a quella dei medici di Sud e Isole (1.224 euro), con un’inversione rispetto al 2011. Rimangono profonde però le differenze a livello di spesa degli enti regionali: quelli del Nord Italia coprono circa due terzi delle spese informatiche sostenute direttamente dalle Regioni.
Secondo la ricerca, “applicare nel verso giusto la tecnologia permetterebbe un risparmio annuo di circa 15 miliardi”. Ad esempio, si potrebbero risparmiare 1,37 miliardi grazie alla Cartella clinica elettronica, 860 milioni rendendo digitali i referti e le immagini, oppure 4,6 miliardi grazie ai servizi di ritiro e download dei documenti clinico-sanitari via web. A tutto questo sono da aggiungere i possibili risparmi economici per i cittadini pari a 7,6 miliardi di euro: 4,6 miliardi grazie ai servizi di ritiro e download dei documenti clinico-sanitari via web; 2,2 miliardi attraverso soluzioni di telemedicina e assistenza domiciliare; 640 milioni di euro con la prenotazione via web e telefonica delle prestazioni; 170 milioni di euro con la gestione informatizzata dei farmaci.
''Questi benefici potenziali sono troppo importanti per non sviluppare immediatamente un piano di interventi – ha spiegato Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio - occorre abbandonare il pregiudizio che in sanità le nuove tecnologie siano un lusso: l'innovazione digitale è la principale leva su cui lavorare per rendere la qualità dei servizi compatibile con la loro efficienza e sostenibilità economica''. Un’attenta programmazione ''è oggi – ha aggiunto - una priorità assoluta per il rilancio del Paese e un suo sviluppo sociale ed economico sostenibile. E' importante creare tavoli di lavoro a livello aziendale, regionale e nazionale, cui affiancare una maggiore capacità di governance complessiva a livello nazionale''.
L'impatto sulla qualità “è preoccupante'', commenta la ricerca. In soli tre anni, infatti, il nostro sistema sanitario è scivolato dal 15° al 21° posto per qualità, tra i 34 censiti dall'Euro Health Consumer Index 2012. Siamo sempre più indietro rispetto a Francia, Regno Unito e Olanda, in testa alla graduatoria, ma ci ritroviamo ormai dietro anche a Repubblica Ceca, Slovenia e Croazia. L'Italia si colloca in buona posizione sulla base di parametri come i risultati clinici (11° posto) e il rispetto dei diritti e l'informazione ai pazienti (11° posto), ma ottiene basse valutazioni in prevenzione, gamma e accessibilità dei servizi (26° posto), accesso ai farmaci (22° posto) e tempi di attesa (22° posto).
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