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Lunedì 04 OTTOBRE 2010
Impiantato a Roma primo cuore artificiale permanente

L’operazione, effettuata  giovedì all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma su un ragazzo di 15 anni, non ha precedenti al mondo. L’intervento è stato portato a termine in circa 8 ore dall’equipe di cardiochirurgia coordinata dal prof. Antonio Amodeo.

Per la prima volta al mondo è stato eseguito, lo scorso giovedì a Roma, il trapianto di un cuore artificiale e permanente. A beneficiarne un giovane paziente di 15 anni. Due sono state dunque le unicità mondiali dell’intervento: la giovane età del paziente, e il peso dell’apparecchio impiantato che si aggira appena sui 180 grammi. Non più dunque una soluzione “ponte” in grado di aiutare il paziente nell’attesa che si possa trovare un nuovo cuore da trapiantare, ma un intervento definitivo.
Il nuovo  cuore, che ha una lunghezza di 4 centimetri, è stato posizionato all’interno del ventricolo sinistro. L’apparecchio, di tecnologia americana,  è una pompa idraulica attivata elettricamente da batterie, collocata per intero all’interno del torace in modo da ridurre i rischi di infezione. Per l’alimentazione elettrica si è ideato uno spinotto collocato dietro il padiglione auricolare sinistro al quale è collegata la batteria che il ragazzo porta con sé in una cintura.
L’intervento, a parere dei medici, apre nuove prospettive terapeutiche e di speranza per tutti quei pazienti con patologie cardiache per le quali resta essenziale un trapianto, nonché per tutti quei pazienti ( come il ragazzo operato lo scorso giovedì) non  candidabili a ricevere un cuore da un donatore per problemi clinici.
In merito all’evento, infine,  è intervenuto anche il ministro della Salute Ferruccio Fazio che ha così espresso la propria soddisfazione per il primato: “Come ministro e come medico non posso che essere soddisfatto dello straordinario intervento, primo al mondo, effettuato a Roma in uno dei nostri centri di riferimento e di eccellenza. E’ una conferma dell’esistenza della qualità nella sanità italiana".
 
G.R.

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