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Mercoledì 10 APRILE 2013
Debiti PA. Intervista ad Alberti (Fiaso): “Decreto deludente. Pagamenti a rischio”

Il presidente della Federazione delle aziende sanitarie giudica in chiaro scuro il provvedimento del Governo e segnala alcuni nodi, a partire dal fatto che “contiene molte criticità nel testo sulle modalità di erogazione che potrebbero vanificare l’intento positivo delle misure e ridurne gli effetti”.

“Sollecitavamo da tempo un intervento che consentisse di rimettere in moto la macchina dei pagamenti” ma il provvedimento del Governo prevede “parecchi passaggi burocratici in un lasso di tempo limitato e questo certamente è un aspetto decisivo sui cui si dovrà agire”. A parlare è Valerio Alberti, presidente della Fiaso che in questa intervista, oltre al peso della burocrazia evidenzia come il decreto sullo sblocco dei pagamenti dei debiti della Pa vi è anche il problema che riguarda le Regioni in Piano di rientro, senza dimenticare la questione degli ammortamenti sterilizzati.
 
 
Presidente come giudica il decreto per lo sblocco dei pagamenti dei debiti della Pa?
Sollecitavamo da tempo un intervento che consentisse di rimettere in moto la macchina dei pagamenti verso i fornitori e da questo punto di vista è positivo che il Governo abbia adottato una misura del genere. Anche perché garantire tempi di pagamento congrui per le aziende sanitarie significa migliorare i rapporti con chi assicura beni e servizi con ricadute sicuramente positive anche sulla qualità dell’assistenza erogata. Tuttavia, vi sono molte criticità nel testo sulle modalità di erogazione che potrebbero vanificare l’intento positivo delle misure e ridurne gli effetti.
 
E quali sono queste criticità?
La prima riguarda le procedure che prevedono parecchi passaggi burocratici in un lasso di tempo limitato e questo certamente è un aspetto decisivo sui cui si dovrà agire. Sono state contate 36 procedure attuative. Forse un po’ troppe…
 
E poi?
 
Il decreto prevede per la sanità lo sblocco di 5 mld per il 2013 e di altri 9 mld nel 2014 per un totale di 14 miliardi. Certamente una cifra cospicua ma che non rappresenta nemmeno il 50% dei 40 miliardi stimati di debito della sanità nei confronti delle imprese. E poi ci potrebbe essere un problema anche per quanto riguarda le Regioni in piano di rientro.
 
In che senso?
Tra le condizioni per lo sblocco delle risorse, nel decreto si chiede alle Regioni di presentare un piano di misure, anche legislative, idonee e congrue di copertura annuale del rimborso dell'anticipazione di liquidità. Pr sottoscrivere nuovi prestiti e mutui, inoltre, sarà indispensabile dimostrare che il bilancio regionale è in una situazione di equilibrio strutturale. Ebbene mi chiedo come possano aderire a tutto ciò le Regioni in piano di rientro e che hanno già una situazione di difficoltà economica. Quest’aspetto è molto delicato in quanto proprio negli enti locali in deficit si concentrano le criticità maggiori nei tempi di pagamento. E infine, vorrei evidenziare come non tutte le risorse potrebbero andare effettivamente alle aziende. Nell’articolo 3 comma 1 lettera a del decreto è previsto che parte delle risorse vadano a coprire le quote di ammortamento per gli investimenti in edilizia sanitaria ex articolo 20, che per un precedente accordo con l’Economia dal 2001 al 2011 non sono state realmente coperte. Somme che al momento è difficile quantificare.
 
 
Viste le criticità cosa vi aspettate che possa succedere?
Il nostro auspicio, trattandosi di un decreto è che il Parlamento possa intervenire su alcune grosse criticità. La prima delle quali da sciogliere è quella che riguarda il peso dei passaggi burocratici contenuti nel provvedimento. Ma sarebbe importante anche rimuovere le cause che fino ad oggi hanno generato i ritardi di pagamento. Prima tra tutte la politica di non garantire un flusso fluido della cassa una volta stabilito lo stanziamento del Fondo sanitario, nell’illusione che dando 90 anziché 100 si finisse per spendere meno. Un metodo che ha creato negli anni problemi di liquidità che sono una delle principali cause dell’indebitamento delle nostre Aziende.
 
 
Luciano Fassari

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