quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 03 APRILE 2013
Puglia. Andreula (Ipasvi): "Nuove assunzioni? Bene. Ma di infermieri ne servono 6000"

Le poche centinaia  annunciate da Vendola non bastano. E il presidente del Collegio dIpasvi di Bari chiede che vengano definiti "nuovi modelli organizzativi entro cui sviluppare le competenze infermieristiche" e che gli organici siano rimpolpati "con operatori socio sanitari".

"Risibile". Usa questo termine Saverio Andreula, presidente del Collegio Ipasvi di Bari, per commentare l’annuncio di nuove assunzioni tra medici e infermieri, fatto da Nichi Vendola ed Elena Gentile la scorsa settimana. Parlare di "315 unità nell’Asl di Taranto. e di altre 445 che saranno distribuite in tutto il territorio" è infatti ritenuto assolutamente insufficioente da Andreula che ricorda come  "la stessa Regione Puglia con i suoi osservatori tecnici e politici ha pubblicamente definito in almeno seimila, le unità infermieristiche necessarie per sostenere i bisogni infermieristici dei cittadini e allineare la Puglia alle altre regioni nel rapporto infermieri in attività rispetto alla popolazione residente".

Secondo Andreula le attuali modalità operative di esercizio professionale per gli infermieri pugliesi sono “completamente svincolate da qualsiasi forma di pianificazione del processo d’assistenza e incoerente con il profilo professionale degli stessi. Altresì, considerando che le dotazioni organiche di tutte le Aziende sanitarie pugliesi sono povere della figura dell’operatore socio sanitario, gli infermieri sono nei fatti costretti al ruolo di tuttofare”.

E’ quindi sempre più urgente un intervento che definisca nuovi modelli organizzativi entro cui “sviluppare le competenze infermieristiche, il sistema sanitario pugliese continuerà a vivere nel caos. Il diritto alla salute dei cittadini deve poter conciliare con il diritto a curare da parte degli infermieri. La realtà delle cose, certamente lette dalla dottoressa Gentile nei suoi blitz evidenzia un pauroso superamento di tutti i limiti di ragionevolezza alla richiesta di prestazioni lavorative infermieristiche con evidente violazione, sotto colpevole silenzio di tutti, delle più elementari misure di sicurezza necessarie all’esercizio delle pratiche sanitarie”.

Andreula ritiene quindi che la comunità infermieristica pugliese abbia “reale difficoltà nel comprendere il processo di revisione strutturale della spesa di cui si parla poiché non si rileva la funzionale allocazione dei nuovi risparmi verso quelle forme di assistenza che devono essere potenziate. Siamo disponibili – conclude - a maggiori impegni ma pretendiamo rispetto per noi e soprattutto per i destinatari delle nostre cure”.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA