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Venerdì 01 OTTOBRE 2010
In Sardegna gli scienziati che “fotografano la coscienza”

Owen e Laureys, che hanno pubblicato una ricerca sull’impiego della risonanza magnetica nucleare per rilevare gli stati di coscienza, parteciperanno al Su Gologone Symposium dedicato agli stati vegetativi. Per Luigi Arru, appassionato organizzatore dell’evento: “Un’occasione per riflettere, superando gli schieramenti preconfezionati, e mettere a confronto il punto di vista di medici, giuristi e bioeticisti”.

Lo stato vegetativo: evidenze scientifiche, dilemmi etici, filosofici e legali / The Vegetative State: Medical Facts, Ethical, Philosophical and Legal Dilemmas. Questo il titolo, rigorosamente bilingue per corrispondere alla portata internazionale dell’evento, dell’appuntamento che si svolgerà dal prossimo martedì 5 a giovedì 7 ottobre nello scenario incontaminato di Su Gologone, suggestiva località nei pressi di Nuoro.

“Affronteremo un argomento delicato, di confine, il frutto paradossale dell’avanzamento della medicina. E mi auguro che sia possibile un confronto che superi la logica delle etichette preconfezionate” spiega Luigi Arru, presidente dell’Ordine dei medici di Nuoro e chairman dell’evento.
Dottor Arru, perché gli stati vegetativi sono un “frutto paradossale”?
Gli straordinari progressi compiuti nella capacità rianimatoria ha “creato” una nuova situazione clinica: una persona che è sveglia ma non cosciente, che ha ritmi di sonno e veglia ma non è in grado di interagire con l’ambiente circostante. Per millenni la dichiarazione di morte avveniva quando si interrompeva la circolazione e il respiro, mentre ora c’è una nuova categoria di persone tenute in vita attraverso le macchine. È quello che ha registrato il cosiddetto rapporto di Harvard, che ormai ha più di quarant’anni, legando la definizione di morte all’assenza di funzioni cerebrali.
E da allora ci sono state ancora molte altre acquisizioni tecniche e scientifiche: una situazione che pone nuove problematiche ai medici, all’ambiente giuridico e a coloro che affrontano il tema in una prospettiva più ampi, i bioeticisti e i filosofi.
Sono temi che hanno prodotto scontri anche molto accesi, molto gridati.
Credo nel dialogo e nella discussione, e mi auguro che qui, in questo spazio bellissimo e un po’ appartato, sia possibile discutere a 360 gradi, senza pregiudizi, cercando di creare un ambiente favorevole allo scambio interdisciplinare. Il mio sforzo è superare il clima che si è creato a partire dalla vicenda di Eluana Englaro, con fazioni contrapposte come guelfi e ghibellini.
Si incontreranno persone che hanno formazioni diverse, sia sotto il profilo delle competenze che sotto il profilo della spiritualità o della fede. Io ho un atteggiamento di ricerca, se altri hanno verità li ascolterò.
È previsto l’intervento dei due ricercatori che hanno “fotografato la coscienza”.
Adrian Owen e Steven Laurie hanno pubblicato sul New England Journal of Medicine un loro lavoro nel quale dimostrano che l’uso della risonanza magnetica nucleare funzionale può permettere di scoprire in maniera “oggettiva” la coscienza attraverso l’imaging.
È uno studio di grande autorevolezza, ma ovviamente è assolutamente prematuro pensare ad applicazioni “pratiche”. Piuttosto sarà interessante vedere il confronto tra questi scienziati e alcuni magistrati, molto autorevoli, per vedere come le scienze dure riescono a comunicare con il diritto. Ci saranno due donne magistrato, l’americana Barkett e Ann Power che ha incarichi a livello europeo, e un magistrato italiano, Amedeo Santosuosso.
Chi introdurrà i lavori?
Aprirà un filosofo della scienza, Paolo Vineis, che parlerà di come discutere delle evidenze. Noi siamo abituati a discutere in modo dicotomico, bianco o nero, ma la scienza e la medicina in particolare spesso hanno invece una grande scala di grigi.
E.A.
 

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