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24 MARZO 2013
Anticoagulanti. Colivicchi: "Dal rivaroxaban importanti benefici clinici"
Il medico del San Filippo Neri, intervenuto nell'ambito del Simposio "Conoscersi e curare il cuore 2013", ha sottolineato che "che rivaroxaban ha raggiunto l’endpoint primario di efficacia per la prevenzione di ictus". E assicura: "Non è inferiore a warfarin".
Prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale non valvolare, prevenzione e trattamento della trombosi venosa profonda e dell’embolia polmonare, prevenzione del tromboembolismo venoso in pazienti sottoposti ad intervento ortopedico e sostituzione elettiva di anca e ginocchio. E’ attorno a questi temi che è ruotato il simposio "Nuovi anticoagulanti orali: innovazione e prospettive nella prevenzione del rischio trombo eolico”, svoltosi oggi a Firenze durante il congresso “Conoscere e curare il cuore 2013”, organizzato da Bayer. Nel corso dei lavori sono intervenuti tre specialisti della materia: Furio Colivicchi, del dipartimento cardiovascolare del San Filippo Neri di Roma; Walter Ageno, del dipartimento di Medicina clinica sperimentale dell’Università Insubria di Varese; Corrado Tamburino, della divisione Cardiologia dell’Ospedale Ferrarotto di Catania.
La fibrillazione atriale è causa del 15% di tutti gli ictus trombo embolici, e che, per esercitare misure preventive adeguate, l’elemento cruciale diventa l’applicazione di un efficace regime terapeutico. E’ per questo che in quest’ambito la comunità medico-scientifica chiede “ lo sviluppo di terapie efficaci, a dosi fisse, con un buon profilo di sicurezza – ha osservato Colivicchi - che non richiedano il monitoraggio di routine”. Servono quindi rimedi sicuri e maneggevoli. “Uno di questi è rivaroxaban, per il quale si sta attendendo a breve l’ingresso sul mercato italiano, un inibitore diretto specifico e reversibile del fattore Xa. L’approvazione di rivaroxaban per la prevenzione dell’ictus correlato a fibrillazione atriale, “si basa su importanti benefici clinici dimostrati nello studio Rocket Af, un rigoroso trial internazionale che ha confrontato rivaroxaban (20 mg o 15 mg per pazienti con insufficienza renale moderata) in monosomministrazione giornaliera, con warfarin in oltre 14.000 pazienti. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine nell’agosto del 2011, dimostrano che rivaroxaban ha raggiunto l’endpoint primario di efficacia per la prevenzione di ictus e di embolia sistemica non – SNC in pazienti con FA non valvolare e ha dimostrato di non essere inferiore a warfarin”.
I riscontri scientifici positivi sono stati sottolineati anche da Ageno, che ha ricordato come l’approvazione di rivaroxaban per l’indicazione del trattamento della TVP “si basi sui risultati degli studi Einstein, progettati per valutare l’utilità clinica della molecola nel trattamento della trombosi venosa profonda (TVP), dell’embolia polmonare (EP), e nella prevenzione delle recidive di TVP e EP, dove l’approccio con rivaroxaban è risultato altrettanto efficace e sicuro rispetto alla più complicata terapia standard. Gli studi Einstein, quindi, hanno dimostrato “in modo convincente che rivaroxaban fornisce una soluzione semplice, con un solo farmaco orale sin dal primo giorno, per il trattamento della TVP e della EP”. Analisi condivisa anche da Tamburino, che ha evidenziato un elemento fondamentale. “Rivaroxaban è l’unico tra i nuovi anticoagulanti orali ad avere ottenuto, ad oggi, tre indicazioni in tutti i 27 Stati Membri dell’Ue: la prevenzione dell’ictus e dell’embolia sistemica in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare con uno o più fattori di rischio trombotico, il trattamento della trombosi venosa profonda e prevenzione della stessa e dell’embolia polmonare recidivanti in seguito a trombosi venosa profonda acuta nell’adulto e la prevenzione del tromboembolismo venoso nei pazienti adulti, sottoposti a sostituzione elettiva di anca e ginocchio”.
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