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Mercoledì 20 FEBBRAIO 2013
Obesità infantile in calo. Ma il 32,3% dei bambini italiani ha ancora tanti chili in eccesso

Dal 2008 ad oggi la quota di bambini troppo pesanti è scesa del 2,9%. Ma continuano a prevalere cattive abitudini alimentari e poca attività fisica. Ele mamme non se ne accorgono. I risultati della rilevazione 2012 del Ministero della Salute e del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Dal 2008 a oggi diminuiscono leggermente i bambini di 8-9 anni in sovrappeso e quelli obesi, ma l’Italia resta ai primi posti d’Europa per l’eccesso ponderale infantile. Sono ancora troppo frequenti tra i piccoli le abitudini alimentari scorrette, come pure i comportamenti sedentari, anche se aumentano, sia pur di poco, i bambini che fanno attività fisica. E' questa la fotografia scattata nel 2012 dal Sistema di sorveglianza “OKkio alla SALUTE”, promosso dal Ministero della Salute e dal CCM (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie).

La rilevazione, che è a carattere biennale ed è alla terza edizione, ha coinvolto 46.492 bambini appartenenti a 2.623 classi terze della scuola primaria. Dai dati 2012 risulta che il 22,1% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso rispetto al 23,2% del 2008/09 (cioè -1,1%) e il 10,2% in condizioni di obesità, mentre nel 2008/09 lo era il 12% (la quota è quindi scesa dell’1,8%). Complessivamente, dunque, nel 2012 l’eccesso ponderale riguarda il 32,3% dei bambini della terza elementare (-2,9% rispetto alla prima rilevazione).

Le percentuali più elevate di sovrappeso e obesità si riscontrano nelle regioni del Centro-Sud: in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata l’eccesso ponderale riguarda più del 40% del campione, mentre Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige sono sotto il 25%.

L’educazione alimentare resta cruciale, secondo il ministero e il Ccm, tuttavia risultano ancora troppo frequenti tra i bambini le abitudini che possono favorire l’aumento di peso, specie se concomitanti. In particolare il 9% dei bambini salta la prima colazione e il 31% fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine); il 67% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante; il 21% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e/o verdura; il 43% consuma abitualmente bevande zuccherate e/o gassate.

I valori dell’inattività fisica e dei comportamenti sedentari mostrano un piccolo miglioramento, pur rimanendo elevati: il 16% dei bambini pratica sport soltanto per un’ora a settimana o anche meno, rispetto al 25% del 2008-9; il 17% non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’indagine (quattro anni prima erano il 26%); il 42% ha la TV in camera (-6%), il 36% guarda la TV e/o gioca con i videogiochi per più di 2 ore al giorno (-11%) e solo un bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta.

Eppure molti genitori ancora non hanno acquisito consapevolezza del problema dei propri figli. Tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 38% non ritiene che il proprio figlio sia in eccesso ponderale e solo il 30% pensa che la quantità di cibo da lui assunta sia eccessiva. Inoltre, solo il 40% delle madri di figli fisicamente poco attivi ritiene che il proprio figlio svolga un’attività motoria insufficiente. “Dati simili a quelli osservati nelle precedenti rilevazioni”, spiegano Ministero e Ccm.

Cosa fare, allora? Bisogna continuare a monitorare il fenomeno, secondo il Ministero e il Ccm. “Per consentire la costruzione di trend temporali e la valutazione dei risultati di salute, ma anche per programmare interventi di sanità pubblica che possono risultare incisivi nelle varie fasce d’età e nelle diverse condizioni socio-economiche e per definire il ruolo che le diverse Istituzioni, i professionisti della salute e la famiglia possono avere per la realizzazione di interventi integrati”. Perché "sovrappeso, obesità e stili di vita non salutari rappresentano una sfida rilevante per la sanità pubblica. In particolare, la loro diffusione tra i bambini è preoccupante in quanto predittori di future condizioni di salute sfavorevoli, considerando l’attuale quadro epidemiologico caratterizzato dall’alta prevalenza delle malattie cronico-degenerative". In definitiva, per il Ministero e il Ccm occorre "investire ancora di più nella prevenzione per ridurre le disuguaglianze e i costi sanitari e sociali".
 
 

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