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Venerdì 11 GENNAIO 2013
Sindrome metabolica. La “firma” della condizione è leggibile con l’elettrocardiogramma
Una ricerca italiana della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso dimostra come l’insieme di alterazioni che aumenta il rischio di diabete e malattie cardiovascolari possa venire riconosciuta dall’osservazione della deviazione dell’asse di una particolare onda dell’elettrocardiogramma.
La sindrome metabolica, condizione clinica che colpisce circa 14 milioni di italiani, sarebbe riconoscibile semplicemente dall’onda T dell’elettrocardiogramma, una delle caratteristiche della curva che viene già misurata quando si fa l’esame. A dirlo uno studio condotto dai Laboratori di ricerca della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso, che potrebbe aprire la strada ad una più precisa individuazione delle persone che corrono un rischio più elevato di essere colpite da malattie cardiovascolari. Lo studio, condotto dai ricercatori di Campobasso su 20.885 abitanti del Molise, tutti partecipanti al Progetto epidemiologico Moli-sani, è stato pubblicato sulla rivista Atherosclerosis.
La sindrome metabolica non è una vera patologia, ma un insieme di alterazioni del nostro metabolismo che possono elevare il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. I fattori che la compongono sono diversi: un livello di trigliceridi superiore alla norma; un livello troppo basso di colesterolo HDL (quello chiamato “buono”); una pressione arteriosa superiore al normale; un livello di glicemia a digiuno superiore al normale ed infine un girovita eccessivo, cioè un accumulo di grasso nella zona addominale. Se una persona presenta almeno tre di queste alterazioni, allora la Sindrome Metabolica è presente. “Tra la miriade di dati raccolti dal Moli-sani ci sono anche gli elettrocardiogrammi e varie misurazioni biometriche, come peso, circonferenza della vita, pressione e molte altre”, ha spiegato Livia Rago, autrice principale della ricerca. “La nostra idea è stata quella di verificare ed approfondire l’ipotesi che possa esistere una relazione tra alcuni fattori di rischio cardiovascolare e l’elettrocardiogramma. E abbiamo trovato che una deviazione dell’asse dell’onda T è associata con due dati importanti: la circonferenza addominale e la pressione arteriosa”.
Si tratta di due elementi che sono spesso il risultato di un cattivo stile di vita, fatto di alimentazione sbagliata e sedentarietà. “Quello dell’onda T può essere un segnale legato alla Sindrome Metabolica che potrà rivelarsi utile nell’individuare meglio le persone a rischio”, ha aggiunto Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di Ricerca. “Cercheremo ora di esplorare a fondo questa relazione e capire se la presenza di una deviazione dell’asse dell’onda T possa aiutarci ad individuare chi corre maggiore pericolo di essere colpito da una malattia cardiovascolare”.
“Con questa ricerca – ha poi concluso Fabio Badilini, un ingegnere che ha contribuito allo studio con la sua compagnia AMPS-LLC di New York, che sviluppa software per l’analisi di segnali biomedici - esploriamo una frontiera innovativa della prevenzione. Al di là dei tradizionali fattori di rischio che tutti conosciamo, dal colesterolo all’ipertensione, stiamo sviluppando con i ricercatori molisani la possibilità di individuare nuovi mezzi per caratterizzare il rischio cardiovascolare individuale. Proprio quello che il progetto Moli-sani ha come obiettivo principale”.
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