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Mercoledì 15 GENNAIO 2025
Più valore al capitale umano del Ssn, senza creare divisioni
Gentile Direttore,
sulla scorta dello sconfortante quadro dipinto dal Presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, che pochi giorni fa, in audizione presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, ha evidenziato ancora una volta le carenze economiche e strutturali del nostro Servizio Sanitario Nazionale, a partire dall’emorragia di fondi e passando per il dramma delle violenze sui professionisti fino alla constatazione di una cronica “crisi motivazionale” del settore sanitario, vorrei avanzare un’ulteriore riflessione.
Come Presidente di un Ordine che rappresenta 18 Professioni Sanitarie dell’area sanitaria tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, da anni lavoro per colmare il divario fra la realtà concreta del sistema salute – composto da una pluralità di profili, tutti indispensabili, specie nella presa in carico di bisogni di salute sempre più articolati – e la percezione di una parte della politica, che tende sistematicamente a lasciare in ombra una fetta importante delle sue risorse. Molte delle nostre professioni rappresentano una pietra angolare del SSN, dove operano in settori spesso carenti di personale, con un grado di stress elevatissimo, dai reparti di emergenza urgenza alle sale operatorie, dai servizi territoriali di psichiatria e presa in carico delle persone più fragili ai servizi di tutela della salute.
A fronte di una simile pluralità di competenze vitali per il SSN, purtroppo, accade che, anziché lavorare per consolidare la coesione delle risorse a disposizione, si costruiscano divisioni e distinzioni di valore. Non posso non citare, in questa sede, l’emendamento della flat tax al 5% sugli straordinari per i soli infermieri, che nel dare un opportuno riconoscimento all’essenziale contributo di alcuni professionisti ne esclude tanti altri, quasi il loro apporto fosse dato per scontato.
Creare differenze fra professionisti che lavorano, spesso fianco a fianco, in contesti delicati, significa incidere crepe sempre più profonde in un sistema che già “fa acqua” da tutte le parti, rischiando di comprometterne irreparabilmente la tenuta. Allo stesso modo, non appare percorribile né auspicabile l’ipotesi di attuare “task sharing” – inglesismo altisonante che sta per “tutti fanno tutto” – per arginare la carenza di personale sanitario e le criticità che questa comporta. A mio avviso, ciò creerebbe un esercito di professionisti sanitari generici anziché investire sulle competenze specialistiche avanzate e sulla riorganizzazione strutturale del sistema. Chi ventila tale ipotesi, forse, non è così lungimirante, dato che si può correre il rischio di perdere l’unicità delle nostre professioni sanitarie, il cui destino potrebbe in futuro essere messo in discussione.
Mi ricollego, dunque, all’esortazione di Cartabellotta a “dare valore al capitale umano” del SSN, suggerendo a qualsiasi decisore di lavorare per un riconoscimento di tutti i profili in egual misura. Ritengo infatti che, al netto delle oggettive carenze di risorse umane e di fondi, uno dei principali punti di caduta del nostro Servizio Sanitario Nazionale stia nella frammentazione delle risorse a disposizione che, in parte disperse in vicoli ciechi organizzativi e di carriera, in parte sopraffatte da una mole di lavoro insostenibile, non riescono più a contenere l’afflusso di richieste della comunità.
Si riparta, quindi, dal capitale umano, ma senza costruire forzate distinzioni e gradazioni di valore. Solo così, infatti, sarà possibile uscire dalla crisi di motivazione che affligge anche tanti dei nostri corsi di laurea, scongiurando un’inevitabile falla nella garanzia costituzionale del diritto alle cure.
Diego Catania
Presidente dell’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio
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