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Martedì 14 GENNAIO 2025
Decreto Tariffe. Piria (Anf): “Per la Medicina Fisica e Riabilitativa non si è tenuto conto del progetto riabilitativo individuale”   

Per il vicepresidente Associazione Nazionale Fisiatri “il decreto tariffe si rifà a principi superati da almeno 15 anni”. Le Linee Guida Ministeriali, ricorda, “stabiliscono il superamento delle singole prestazioni per tenere conto, piuttosto, di quell’insieme di proposizioni, elaborate dall’equipe riabilitativa, coordinata dal medico specialista in riabilitazione, e della presa in carico del paziente, la sua valutazione, e l’erogazione di un preciso programma di intervento”.

L’attivazione del nuovo nomenclatore tariffario delle prestazioni, in attesa dal 2017, ha comportato numerose reazioni da parte di tanti professionisti del settore. Dubbi arrivano anche dall‘Associazione nazionale fisiatri (ANF) e a raccontarli a Quotidiano Sanità è Mauro Piria, vice segretario ANF-

“Sposo con la massima solidarietà - afferma il medico specialista - la protesta delle tante associazioni sindacali che hanno fatto ricorso per l’inadeguatezza delle tariffe delle prestazioni dei LEA che riguardano le 4 macroaree che comprendono la FKT, la Radiologia, le Branche a visita e Analisi, ma per la branca 12, la Medicina Fisica e Riabilitativa, lamentiamo una ulteriore grave negligenza: non si è tenuto conto delle Linee Guida Ministeriali che sanciscono il superamento del concetto delle attività erogate come singole prestazioni e la loro sostituzione con il “progetto riabilitativo individuale”, ovvero (come definito dalle stesse linee guida) quell’ “insieme di proposizioni, elaborate dall’equipe riabilitativa, coordinata dal medico specialista in riabilitazione” che prevede la presa in carico del malato, la sua valutazione, l’elaborazione di un progetto riabilitativo e l’effettuazione di un preciso programma di intervento”.

“L’evoluzione dell’approccio medico/scientifico avvenuto nel corso degli anni - spiega il fisiatra - ha indotto a ripensare al settore della Medicina Fisica e Riabilitativa: Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, in data 10.02.2011, sottoscrissero l’accordo (in atti rep. 30/CSR) di approvazione del “Piano d’indirizzo per la riabilitazione” a mezzo del quale ritennero di “promuovere l’utilizzo di un ‘percorso assistenziale integrato’ per le persone con disabilità e, nell’ambito di questo, la definizione di un Progetto Riabilitativo Individuale (PRI), che definisca la prognosi, le aspettative e le priorità del paziente e dei suoi familiari”.

Al medico Fisiatra compete la scelta e l’organizzazione dell’equipe in team multidisciplinare e interprofessionale che seguirà il paziente nel suo percorso”.

“Sempre in tale ottica - prosegue il ViceSegretario ANF - , con l’intesa Stato – Regioni siglata il 10.07.2014, concernente il “Patto per la salute 2014 - 2016”, all’art 3, comma 3, e il successivo accordo ex art. 4, comma 1, del d. lgs. n.281/1997, del 4.08.2021 (in atti rep. 124/CSR) il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno approvato le “Linee di indirizzo per la individuazione di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione” che si pongono quindi esplicitamente nel solco tracciato dai precedenti menzionati accordi Stato-Regioni del 7.05.1998 e del 10.02.2011. Quindi, la Conferenza Stato-Regioni, al fine di migliorare i sistemi riabilitativi sviluppati dalle diverse Regioni italiane ed offrire ai cittadini maggiore omogeneità di prestazioni, accuratezza e appropriatezza delle stesse, anche in un quadro di rigore finanziario dettato dalla situazione economica italiana ed europea, ha approvato il Piano di Indirizzo per la riabilitazione. Le Regioni, che già disponevano di risorse riabilitative, dovevano organizzare i percorsi riabilitativi e “governare” gli accessi ai percorsi in modo da raggiungere la maggior appropriatezza insieme a condizioni economiche sostenibili (per la conseguente riduzione della spesa)”.

“Senonché, in data 23 giugno 2023 il Ministero della Salute ha adottato, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Decreto Ministeriale ad oggetto “Definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica”, ove (erroneamente) sono state previste nuovamente le singole voci di prestazione afferenti l’area di terapia fisica e riabilitativa (contraddistinte con i codici da 93.11.1 a 93.46 e da 93.78.1 a 93.94). La previsione di tali singole voci di prestazioni si pone quindi in chiara e palese antitesi con quanto sancito dagli accordi Stato – Regioni, da ultimo quello del 4 agosto 2021 (Rep. n.124/CSR), perché incompatibili con i percorsi riabilitativi (previsti nei menzionati accordi) in quanto, questi ultimi, hanno il fine ultimo di sostituire le singole voci di prestazioni e le relative singole tariffe e a cui le amministrazioni regionali, nella loro autonomia programmatoria, devono tendere”.

“Pertanto, il Decreto Ministeriale qui sospinto appare chiaramente illegittimo nella parte in cui prevede nuovamente le singole voci di tariffazione per la branca di Medicina Fisica e Riabilitativa ponendosi in netto contrasto con i contenuti degli accordi Stato-Regioni sottoscritti, per cui, l’Associazione Nazionale Fisiatri (ANF), a tutela dei propri iscritti e del loro diritto a vedere attuati i percorsi riabilitativi sanciti dagli accordi Stato–Regioni, forte anche della recente pronuncia del Consiglio di Stato, la n. 3471 del 4.04.2023, che ha sentenziato l’onere di sostituzione del sistema di tariffazione unica al sistema dei , si è vista costretta ad impugnare il “Decreto Tariffe”. Ancor più precisamente il Supremo Consesso ha indicato a chiare lettere che “non vi è dubbio che le suddette linee di indirizzo, pur facendo salva ‘l’autonomia delle regioni e delle province autonome nell’adottare le soluzioni organizzative più idonee in relazione alle esigenze della propria programmazione’, avvalorino a posteriori la scelta regionale di adeguare l’offerta assistenziale riabilitativa a più evoluti modelli erogativi, funzionali all’esigenza di garantire il recupero sociale e familiare del disabile attraverso la più completa ed appropriata individuazione del setting assistenziale adeguato alle sue specifiche necessità di cura”. Questi presupposti conducono alla necessità di strutturare tutta l’attività (organizzativamente ma anche finanziariamente) a “Progetto” e non più a prestazione, quindi ad un sistema di valorizzazione sintetico di interventi terapeutici.

“I ‘percorsi riabilitativi’ non rappresentano ‘nuove prestazioni’, ma sono destinati a sostituire quelle attualmente previste, secondo criteri di integrazione ed appropriatezza, perché sono finalizzati al raggiungimento di obiettivi riabilitativi definibili, come il miglioramento della funzione e delle attività della vita quotidiana, attraverso il miglioramento delle capacità e delle performance. Sono basati su un Progetto Riabilitativo Individuale e consistono nella presa in carico di una persona disabile finalizzata a raggiungere uno o più obiettivi riabilitativi, in tempi definiti. La centralità del cittadino viene salvaguardata dal progetto individuale personalizzato e dal conseguente percorso assistenziale e riabilitativo, nonché dalla continuità del progetto riabilitativo individuale nei vari contesti e setting assistenziali”.

“Con il progetto riabilitativo si da finalmente piena risposta, anche in ambito ambulatoriale e territoriale, al diritto del cittadino in condizione di disabilita' (transitoria o persistente) di conoscere e poter condividere finalità e potenzialità del trattamento a cui è sottoposto. Le innovazioni oramai effettive nella nuova organizzazione di tutela del diritto alla Salute nel territorio e nella vita delle persone con disabilità (Case ed ospedali di Comunità, nuova normativa per il riconoscimento della disabilità, appropriatezza dei ricoveri ospedalieri di riabilitazione) impongono di applicare, finalmente e sempre, la metodologia del Progetto Riabilitativo in tutto il percorso di cura ed assistenza”.

“Purtroppo Ministero, Agenas, Regioni e i cosiddetti "esperti" che hanno scritto il Decreto Lea sono stati colti da profonda amnesia rispetto a tante norme esistenti da loro stessi scritte, e approvate da tempo, rimanendo fermi a concetti superati da almeno 15 anni. Il danno è gravissimo per i cittadini, per la credibilità del SSN e per la possibilità di correlare la spesa per le prestazioni riabilitative con la verifica di appropriatezza ed efficacia” – conclude Piria.

Elisabetta Caredda

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