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In primo luogo, è stato potenziato il ruolo del commissario straordinario alla PSA prevedendo l'attribuzione di ulteriori funzioni e risorse economiche per gli interventi strutturali e funzionali in materia di sicurezza. Tra le tante azioni adottate con riferimento alla richiesta degli interroganti di dare l'opportuno rilievo pubblico alla diffusione della PSA per il tramite del vettore della distribuzione commerciale, con un'operazione di trasparenza informativa a beneficio dei consumatori, faccio presente che il Ministero della salute mette a disposizione e aggiorna regolarmente sul proprio sito istituzionale tutte le informazioni epidemiologiche sulla malattia e i resoconti delle unità di crisi dei gruppi degli esperti. Il Ministero ha provveduto a svolgere attività di rintracciabilità di tutte le partite di prodotti contenenti carni derivanti dagli animali provenienti da allevamenti sedi di focolaio. Le partite avviate al circuito della trasformazione industriale sono state bloccate presso gli stabilimenti stessi dove sono stati attivati i trattamenti specifici per inattivare il virus, mentre quelle destinate al circuito della distribuzione sono state bloccate presso gli esercizi di vendita al dettaglio. L'attività di rintraccio è stata effettuata con i sistemi informativi del Ministero della salute, sfruttando la cooperazione amministrativa tra lo stesso Ministero e le Regioni, in stretta collaborazione con la Commissione europea. L'Italia ha inoltre adottato un livello di precauzione più alto di quello previsto dalla norma comunitaria. Le autorità sanitarie hanno rintracciato infatti anche materie prime e prodotti lavorati nelle fasi secondarie della lavorazione e distribuzione. Per quanto concerne gli ulteriori quesiti degli interroganti sulla promozione delle misure per garantire il rispetto delle prescrizioni relative alle recinzioni e alle barriere sulla necessità di dover intensificare le operazioni di controllo, faccio presente che nel contesto delle misure già adottate, l'installazione di recinzioni e barriere per limitare i movimenti dei cinghiali delle zone di restrizione richiede un'attività continua di monitoraggio e manutenzione. Allo stesso modo i servizi veterinari locali, responsabili degli stabilimenti infetti o situati in zone di restrizione e zone libere, devono effettuare controlli ufficiali. In situazioni di emergenza le autorità sanitarie competenti assicurano la massima tempestiva nell'intervento e gestione dei focolai che hanno coinvolto allevamenti con migliaia di animali nell'esecuzione delle operazioni di abbattimento, nel rispetto delle normative vigenti e del benessere animale. Per quanto riguarda i controlli sui casi di contagio negli allevamenti, ogni focolaio è oggetto di un'indagine epidemiologica. Questa indagine include tutte le azioni che possono aver determinato il passaggio dell'infezione nel periodo a rischio precedente il rilevamento, comprese le movimentazioni di animali, mezzi e persone in entrata e uscita dall'allevamento. Tutto ciò considerato, non posso che confermare il massimo impegno da parte del Ministero della salute nell'adozione di tutte le azioni che si renderanno necessarie per contrastare la diffusione del virus. Si rischia di endemizzazione un'epidemia che, se presa in tempo, magari si sarebbe potuta risolvere. Questo Governo sta facendo tutto il contrario di quello che andrebbe fatto; ad esempio si liberalizza la caccia, uno dei principali motivi di trasmissione del virus. La caccia sportiva avrebbe dovuto essere limitata e invece si va da tutt'altra parte. Di questo passo non riusciremo assolutamente a salvare i nostri allevatori e allora parlare di made in Italy è un'utopia e una presa in giro. Anche nella gestione delle popolazioni di cinghiali l'impegno è stato elevato, con misure di depopolamento e installazione di recinzioni e barriere naturali. Queste misure sono state rimodulate recentemente dal nuovo commissario con una road map concordata con la Commissione europea che include un complesso progetto di rafforzamento dei varchi autostradali in collaborazione con gli enti concessionari, strategie di controllo dei cinghiali, regolamentazione delle attività venatorie e una maggiore sorveglianza negli allevamenti dei suini. In risposta all'evoluzione dell'epidemia nel settore domestico che ha colpito il Nord Italia con 29 allevamenti colpiti tra luglio e settembre 2024, sono state adottate misure urgenti, incluse nelle ordinanze del commissario straordinario, che stabiliscono misure di eradicazione e sorveglianza a livello nazionale, con l'implementazione di misure di biosicurezza rafforzate negli stabilimenti ricadenti nelle zone di restrizione. In particolare, con l'ordinanza n. 5 del 2024 è stata introdotta la zona di controllo dell'espansione virale (CEV) per evitare che determinate attività, come un depopolamento disarmonico non mirato e non supervisionato adeguatamente, possano far movimentare cinghiali potenzialmente infetti e vanificare altre azioni. Devo ricordare che, a oggi, la malattia risulta ancora confinata tra questi limiti e si sta procedendo alla chiusura dei varchi esistenti sulle autostrade A1, Milano-Parma, e A15, Parma-La Spezia. In tale prospettiva la strategia della zona CEV sta dando i risultati sperati. Infine, quando parliamo della realizzazione di soluzioni tecnologicamente avanzate, come richiesto giustamente nell'interrogazione, la prevenzione e la gestione della PSA prevedono investimenti in nuove tecnologie diagnostiche e la creazione di modelli predittivi. Faccio presente che i metodi oggi utilizzati sono in linea con gli standard richiesti dalle organizzazioni internazionali e la rete nazionale dei laboratori italiani degli istituti zooprofilattici ne garantisce la validità e l'efficacia. La messa a punto di specifici modelli matematici, anche con finalità predittive, è stata oggetto di apposita convenzione con il Centro di referenza nazionale per le pesti. Sistemi informativi nazionali sono costantemente aggiornati e consultati per prevenire e prevedere la diffusione della malattia. Per quanto riguarda, da ultimo, la vaccinazione, seppur attualmente non esista un vaccino efficace per la peste africana in quanto il virus della PSA è particolarmente complesso, rappresento che sono comunque allo studio vari progetti, sia nazionali che internazionali, cui partecipa il CEREP e con i quali si auspica si possa avere a breve risposte chiare anche su questa tematica. La replica di Giorgio Bergesio: Ci sono dei casi che stanno emergendo proprio in questi giorni, però il tema della zona bianca richiede naturalmente un'attenzione particolare, perché viene sospesa nelle aree di protezione come queste l'attività venatoria e c'è un moltiplicarsi di cinghiali in queste zone che poi proliferano e si espandono di nuovo nelle zone in cui l'attività è invece possibile. Però sappiamo che i tempi della caccia in questo caso sono limitanti, perciò anche su questo tema vorremmo che lei portasse una particolare attenzione, naturalmente laddove opportuno. L'altra problematica è legata all'export. Sappiamo che il Ministero della salute ha risolto a novembre bene la questione con il Canada, perché era sospeso per quanto riguarda la PSA, ma hanno poi accettato le nostre precauzioni sanitarie e le nostre certificazioni. Il danno è di circa 500 milioni di euro sull'export mancante, mentre abbiamo Paesi come la Cina e il Giappone che ancora oggi non accettano l'esportazione della nostra carne suina. Perciò noi le chiediamo, anche su questo aspetto, di prestare un'attenzione particolare, lei e il Governo, perché diventa fondamentale. Io desidero ringraziare per il grande impegno anche tutta la parte veterinaria. Noi parliamo molto della parte sanitaria e medica, però, la parte veterinaria è molto importante sia a livello centrale di Ministero, ma soprattutto a livello regionale, per un'attività di prevenzione e di controllo.. Noi sappiamo bene, signor Ministro, che nell'ambito dell'organizzazione dei Ministeri in Italia la sanità animale dipende dal Ministero della salute e noi siamo contenti di questo aspetto, perché è fondamentale. In altri Paesi dipende dal Ministero dell'agricoltura con tutte altre dinamiche. Noi sappiamo che la tutela della salute è fondamentale. In questo caso la peste suina africana non coincide con quella che può essere un'infezione che va a toccare la salute umana, perché non è assolutamente trasmissibile all'uomo, però vogliamo che sia possibile limitare i danni, soprattutto per poter continuare con i nostri preziosi prodotti agroalimentari e della salumeria italiana, che sono fondamentali non solo per questo, ma per gli oltre 3 miliardi di export ogni anno. Grazie signor Ministro, grazie Presidente.
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Giovedì 09 GENNAIO 2025
Peste suina africana. Schillaci: “Ministero al lavoro fin da primi casi. Livello di precauzione più alto rispetto a norme Ue”
Il ministro della Salute ha risposto a due interrogazioni sul tema della malattia, evidenziando che “le autorità sanitarie hanno rintracciato anche materie prime e prodotti lavorati nelle fasi secondarie della lavorazione e distribuzione”
“Il Ministero della salute, con altri Dicasteri, enti e istituzioni, lavora sin dai primi segnali di diffusione della peste suina africana per porre in essere tutte le azioni possibili per prevenire i focolai delle infezioni, proteggere il settore suinicolo con la consapevolezza delle gravi ripercussioni sanitarie ed economiche del fenomeno stesso”. Lo ha evidenziato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo oggi al question time al Senato a un'interrogazione presentata da Gisella Naturale (M5S).
La risposta integrale del ministro della Salute Orazio Schillaci:
La replica di Gisella Naturale (M5S):
Ringrazio il Ministro, ma non sono soddisfatta da questa risposta, in quanto si parla di controlli, ma non è sufficiente nemmeno il numero dei veterinari pubblici messi a disposizione, anche perché sappiamo bene che un veterinario che va a controllare un allevamento che vede la presenza di peste deve rimanere fermo per una settimana. C'è quindi questo taglio del personale dovuto alle necessità epidemiologiche. Non si può parlare dunque di ordinario. La manutenzione ordinaria viene meno di fronte a quella che è una situazione davvero gravissima. Abbiamo visto nello smaltimento delle carcasse e nell'uccisione degli animali che non vengono rispettate quelle che sono le norme di benessere perché si usa ancora l'elettrocuzione e metodi cruenti, proprio perché bisogna sopprimere migliaia di capi di bestiame. Questo comporta un danno per gli animali e per gli allevatori che si vedono costretti a distruggere tutti i loro animali e difficilmente, anzi è quasi impossibile, che potranno riprendere gli allevamenti.
Giorgio Bergesio (LSP) ha poi presentato una seconda interrogazione sullo stesso tema, al quale Schillaci ha risposto ribadendo che “sin dall'inizio dell'epidemia di peste suina africana in Italia continentale il Ministero della salute ha profuso ogni impegno possibile per prevenire la diffusione dell'infezione e il suo impatto nel settore suinicolo. La gestione della PSA è un'operazione complessa che richiede misure sinergiche e coordinate. L'attenzione è stata sempre rivolta alla protezione del patrimonio suinicolo nazionale con l'implementazione di standard di biosicurezza, controlli sanitari e misure restrittive, senza trascurare la possibilità di deroghe per consentire le attività commerciali, nonostante le difficoltà. Devo precisare, al riguardo, che le restrizioni, sebbene impattino in maniera rilevante sulla filiera, sono proporzionali a rischio di ulteriore diffusione dell'infezione.
Dopo le misure di controllo e prevenzione adottate in fase commissariale (abbiamo iniziato con il decreto su questo tema nel 2022, vi abbiamo dato seguito, ci sono stati 3 commissari, non ultimo il commissario Filippini, a cui va naturalmente un plauso per l'azione che è stata svolta), credo che soprattutto oggi sia fondamentale continuare a monitorare la situazione.
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