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Mercoledì 08 GENNAIO 2025
Pma. Nel Lazio dal 1 gennaio accedesso alle prestazioni a carico del Servizio sanitario regionale

L’istituzione della Rete della Procreazione medicalmente assistita è stata possibile attraverso una pianificazione capillare e organica del Servizio sanitario regionale sin dall’insediamento del governo Rocca, partendo dalla messa a terra graduale della Rete ospedaliera 2024-2026 e dalle 14mila assunzioni, l’investimento più importante degli ultimi 20 anni, pari a 661,5 milioni di euro, per il reclutamento del personale

Dal primo gennaio di quest’anno i cittadini del Lazio possono accedere alle prestazioni di Procreazione medicalmente assistita, attraverso le Asl, con gli oneri a carico del Servizio sanitario regionale. A comunicarlo è la Regione. La Giunta regionale ha istituito, infatti, la Rete della Procreazione medicalmente assistita, su proposta del presidente Francesco Rocca.

Il provvedimento - si legge in una nota - ha lo scopo di potenziare i livelli essenziali di assistenza e di assicurare servizi di qualità per i cittadini, ampliando l’offerta sanitaria delle Aziende del Servizio sanitario regionale, in collaborazione delle strutture accreditate. Attualmente, le prestazioni sono erogate dagli ospedali Sandro Pertini, San Filippo Neri e Policlinico Umberto I; dal centro Sant’Anna a Roma e dal Santa Maria Goretti a Latina. Sono in corso di attivazione anche presso l’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini. “Finalmente, tutte le coppie del Lazio con problemi di fertilità avranno la possibilità di accedere a prestazioni di Procreazione medicalmente assistita a carico del Servizio sanitario regionale”, ha dichiarato Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio. “La Rete, che ho voluto fortemente istituire, rappresenta un baluardo di civiltà perché tutti, a prescindere dalle condizioni economiche, devono avere la possibilità di creare una famiglia. Da questo momento il Lazio colma un vuoto inaccettabile, facilitando un percorso finora precluso a tante, troppe coppie. Bene questa Rete che garantirà un percorso completo, grazie alla straordinaria professionalità dei nostri operatori sanitari”.

Le donne o le coppie possono accedere al percorso tramite un ambulatorio di prossimità di ogni Azienda sanitaria locale e un centro di procreazione, con la prescrizione di una prima visita ginecologica o andrologica sulla sospetta infertilità. Le cause di infertilità o di sterilità saranno ricercate in modo sistematico, con l’obiettivo di identificare tutti i fattori rilevanti. Le tecniche di procreazione seguono il principio della minore invasività, consentendo la procreazione omologa ed eterologa, compreso l’impiego di gameti maschili e femminili donati da soggetti diversi dai componenti della coppia ricevente. In questo processo virtuoso per la sanità del Lazio avranno un ruolo centrale la transizione digitale e la telemedicina, entrambe strategiche per facilitare la presa in carico della persona, l’indicazione dei centri di riferimento e l’attivazione dei servizi di prossimità, erogando anche la tele-visita di controllo, il tele-consulto medico, la tele-consulenza medico sanitaria e il tele-monitoraggio per il controllo dei pazienti, dei parametri vitali e clinici con l’ausilio di medical device. L’istituzione della Rete della Procreazione medicalmente assistita è stata possibile attraverso una pianificazione capillare e organica del Servizio sanitario regionale sin dall’insediamento del governo Rocca, partendo dalla messa a terra graduale della Rete ospedaliera 2024-2026 e dalle 14mila assunzioni, l’investimento più importante degli ultimi 20 anni, pari a 661,5 milioni di euro, per il reclutamento del personale. Nella rete della Procreazione medicalmente assistita opereranno ginecologi, endocrinologi-andrologi, urologi, anestesisti, psicologi, biologi, chirurghi generali, specialistici e infermieri. Tra i punti di forza della Rete sono previste le istituzioni del coordinamento regionale della Procreazione medicalmente assistita, dei centri hub (tecniche di I, II e III livello) e spoke (tecniche di I e II livello), previsti rispettivamente nelle Aziende ospedaliere e in strutture pubbliche o accreditate in modalità ospedaliera o territoriale, insieme con gli ambulatori di prossimità attivati dalle Aziende sanitarie locali.

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