quotidianosanità.it
L'Italia è il paese con il peggior tasso di infezioni infezioni correlate all'assistenza (ICA) in Europa e quest'anno è la peggiore al mondo. Ogni anno si registrano 11.000 morti attribuibili alle ICA, con un costo stimato per il sistema sanitario di oltre 1 miliardo di euro. Il 75% di queste morti sarebbe evitabile attraverso semplici misure di prevenzione, come il lavaggio delle mani e una corretta gestione degli antibiotici. Tenendo conto che sono solo 12 gli antibiotici in fase di sviluppo, questo dato drammatico evidenzia l'urgenza di nuove politiche sanitarie. Sono i dati resi noti in una lectio magistralis da Walter Ricciardi, Professore di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Italia in Salute, in occasione del convegno annuale della Fondazione Italia in Salute, quest’anno dedicato al tema delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA). Federico Gelli, ha aperto i lavori proprio sottolineando come la Fondazione, sin dalla sua nascita, abbia lavorato per creare un dialogo costruttivo tra il mondo medico, giuridico e assicurativo, promuovendo una cultura della responsabilità e della prevenzione. Ha evidenziato che le ICA rappresentano non solo un problema sanitario, ma anche una questione etica, sociale ed economica, che richiede l'impegno coordinato di tutti gli attori del sistema sanitario. Nel suo discorso, Gelli ha richiamato l'importanza di una piena attuazione della Legge 24/2017, ricordando come questa normativa offra gli strumenti per migliorare la sicurezza delle cure e ridurre il contenzioso. “Le infezioni correlate all'assistenza non sono una fatalità, ma una sfida che possiamo vincere con l'impegno collettivo e l'applicazione di strategie condivise”, ha dichiarato. Ha inoltre posto l'accento sulla necessità di investire in formazione, tecnologie avanzate e monitoraggio continuo per garantire elevati standard di sicurezza. Gelli ha concluso il suo intervento invitando tutti i presenti a contribuire con idee e proposte per rafforzare la capacità del sistema sanitario di prevenire le ICA, annunciando che i risultati del convegno saranno raccolti in un documento programmatico destinato a supportare il decisore politico e gli operatori sanitari. Maurizio Hazan, Avvocato e giurista esperto di responsabilità sanitaria e presidente della Fondazione Italia in Salute, ha affrontato il tema delle implicazioni giuridiche legate alle infezioni correlate all’assistenza. Hazan ha evidenziato la necessità di guardare ad un modello di responsabilità bilanciato, in qualche modo proattivo, che stimoli l’azione responsabile degli operatori sanitari, sia sotto il profilo clinico che sotto quello della gestione dei profili organizzativi e di rischio delle strutture sanitarie. In questo senso la direzione che la legge 24/2017 ha tracciato è nel senso di individuare parametri di diligenza ragionevolmente esigibile da parte dei medici e degli operatori sanitari, onde costruire un sistema di sicurezza delle cure fondate su un solidale impegno di tutti i soggetti coinvolti, compresi i pazienti. La tutela dei quali passa anzitutto attraverso un controllo e riduzione dei rischi endemicamente connessi alle attività di cura, a maggiore ragione nel campo delle infezioni nosocomiali ed anche a fronte dei nuovi rischi correlati all’introduzione delle nuove tecnologie. Un modello di responsabilità oggettiva non pare calzante allo scopo, salvo lo si voglia calare nel contesto dell’alea terapeutica, ispirandosi al modello oggi in uso in Francia, fondato sulla compartecipazione del pubblico e del privato, attraverso la costituzione di un Fondo dedicato agli indennizzi dei danni (di una certa entità) da infezioni. “Un sistema che incentivi la prevenzione e riduca il contenzioso è possibile, ma richiede un cambio culturale e legislativo, anche tenendo conto del fatto che il diritto alla salute, "finanziariamente condizionato”, debba incontrare serissima tutela, con la necessità di trovare un equilibrio tra le risorse disponibili e l’obbligo di garantire cure sicure e di qualità. Pierluigi Viale, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Bologna, ha descritto le ICA come un rischio inevitabile, ma mitigabile, della sanità moderna. Ha mostrato studi recenti che indicano come il 38% degli eventi infettivi sia prevenibile. Ha inoltre evidenziato l’urgenza di migliorare le infrastrutture ospedaliere, molte delle quali non sono adatte a garantire standard adeguati di prevenzione, criticando la scarsa aderenza del personale sanitario alle pratiche igieniche. Michele Loiudice, Responsabile del Settore Rischio Clinico e Sicurezza delle Cure presso Agenas, ha evidenziato l'importanza delle linee guida e delle buone pratiche cliniche nella prevenzione delle ICA. Ha sottolineato che l'adozione di strumenti come i Bundle è fondamentale sia per ridurre il rischio di infezioni e migliorare la sicurezza dei pazienti che per avere riferimenti chiari attorno ai quali ancorare i parametri di diligenza esigibile in concreto, anche ai fini di difesa in giudizio e di coordinamento con il modello di responsabilità (non oggettiva) delineato dalla Cassazione. Giacomo Travaglino, Presidente della Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, ha splendidamente ripercorso gli impatti della legge 24/2017 sugli indirizzi della giurisprudenza in tema di responsabilità sanitaria. Ha illustrato, con grande profondità, gli obiettivi che la sentenza 6386/2023 ha inteso perseguire, declinando – in senso coerente con le indicazioni di fondo della legge Gelli – il principio secondo il quale la responsabilità delle strutture in materia di organizzazione e prevenzione del rischio da ICA non possa essere considerata oggettiva, dovendo invece ancorarsi al rispetto, in concreto e non solo in astratto, di buone pratiche, linee guida e protocolli di sicurezza. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, ha presentato i risultati del progetto DARM, una piattaforma digitale che integra dati clinici, microbiologici e gestionali per migliorare la prevenzione e la gestione delle ICA. Andreoni ha sottolineato che: la tecnologia è uno strumento fondamentale per il monitoraggio in tempo reale delle infezioni e la formazione continua del personale sanitario è essenziale per garantire l’efficacia dei protocolli di prevenzione. Alla fine dei singoli interventi si è tenuta una tavola rotonda dal titolo: “Le ICA: profili di responsabilità e approccio sistemico proattivo di gestione del rischio clinico”, per una visione multidisciplinare sulla gestione del rischio clinico e sulle responsabilità legate alle infezioni correlate all'assistenza. Moderata dal presidente Maurizio Hazan e da Michela Maielli, Responsabile del Settore Assistenza ospedaliera, qualità e reti cliniche Regione Toscana, la discussione ha coinvolto esperti provenienti da diversi ambiti. Fabrizio Gemmi, Coordinatore dell'Osservatorio per la Qualità ed Equità dell'Agenzia Regionale di Sanità Toscana, ha illustrato i successi della regione nella gestione delle ICA, sottolineando l'importanza di un monitoraggio sistematico e della collaborazione tra strutture sanitarie per ridurre le resistenze antimicrobiche. Pasquale Giuseppe Macrì, Direttore del Dipartimento di Medicina Legale e Tutela dei Diritti in Sanità della ASL Sud-Est Toscana, ha affrontato il tema della trasparenza e della responsabilizzazione degli attori coinvolti nella gestione delle ICA, sottolineando come un approccio etico e sistemico possa migliorare significativamente i risultati. Francesco Venneri, Chirurgo e Direttore del Rischio Clinico presso la ASL Toscana Centro, ha messo in evidenza l'importanza della formazione continua e dell'integrazione tra team clinici e specialisti del rischio clinico. Venneri ha ribadito la necessità di risorse dedicate e di una cultura della prevenzione estesa a tutti i livelli dell'organizzazione sanitaria. Daniela Zorzit, Avvocato dello Studio Legale THMR, ha portato una prospettiva giuridica, enfatizzando il ruolo delle cariche apicali nella creazione di un sistema organizzativo adeguato a prevenire le ICA. Ha sottolineato che una gestione proattiva del rischio, sostenuta da strumenti legali chiari e linee guida precise, può contribuire a ridurre il contenzioso e a migliorare la sicurezza dei pazienti. La tavola rotonda ha evidenziato la necessità di un approccio integrato e collaborativo, in cui ogni attore, dai responsabili delle politiche sanitarie ai professionisti clinici e legali, svolga un ruolo chiave nella prevenzione delle ICA e nella tutela della sicurezza dei pazienti. Federico Gelli ha chiuso il convegno ringraziando i relatori e i partecipanti per il contributo di alto livello e ha sottolineato nuovamente l’importanza di un impegno collettivo per affrontare l’emergenza delle ICA. “La prevenzione – ha dichiarato - è un investimento imprescindibile per la sicurezza dei pazienti e per la sostenibilità del sistema sanitario”.
stampa | chiudi
Lunedì 23 DICEMBRE 2024
Infezioni correlate all’assistenza. Provocano 11 mila morti l'anno. A Firenze convegno Fondazione Italia in Salute su prevenzione, responsabilità, equo risarcimento
L’evento ha visto una nutrita partecipazione di persone tra presenza e online, a testimonianza dell’interesse verso un argomento di cruciale importanza, attuale e prospettica, nella gestione e prevenzione dei rischi sanitari, tanto più in vista della realizzazione di quel sistema di sicurezza delle cure e di sanità responsabile e sostenibile a cui tende la legge 24/2017.
L’evento ha visto una nutrita partecipazione di persone tra presenza e online, a testimonianza dell’interesse verso un argomento di cruciale importanza, attuale e prospettica, nella gestione e prevenzione dei rischi sanitari, tanto più in vista della realizzazione di quel sistema di sicurezza delle cure e di sanità responsabile e sostenibile a cui tende la legge 24/2017. Si sono poste al centro del dibattito, da un lato, alcune profonde letture cliniche e sanitarie del fenomeno, con la preoccupante evidenza di dati statistici aggiornati; e dall’altro la visione dei giuristi, incentrata sulla nota presa di posizione con cui la Cassazione (sentenza n. 6386/2023 – Pres. Travaglino) ha voluto compiere un deciso passo in avanti, nella ricerca di un giusto equilibrio tra la legittima aspettativa di tutela dei pazienti (in caso di danno da infezione) e l’esigenza di non mortificare il sereno svolgimento dell’attività̀ sanitaria con l’attribuzione in capo alle strutture di responsabilità sostanzialmente oggettive (come assai frequentemente in passato avveniva, allorquando queste ultime erano tenute al risarcimento del danno per il sol fatto dell’effettiva riconducibilità̀ causale dell’infezione alla atti- vità di cura prestata al paziente all’interno del nosocomio).
© RIPRODUZIONE RISERVATA