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Lunedì 23 DICEMBRE 2024
Dalle liste d’attesa alla manovra fino alle emergenze globali. Il 2024 della sanità italiana

L’anno che sta per terminare è stato denso di avvenimenti per la sanità italiana, segnato da interventi normativi, emergenze sanitarie globali e anche da polemiche. Ecco in sintesi principali fatti ed eventi sanitari del 2024.

Dalle Liste d’attesa ai Lea passando per la manovra e molto altro. Il 2024 che sta per terminare è stato un anno denso di avvenimenti per la sanità italiana, segnato da interventi normativi, emergenze sanitarie globali e anche polemiche.

Senza ombra di dubbio il provvedimento più rilevante è stato l’approvazione del Decreto Liste d’Attesa, una misura che ha rappresentato un primo passo verso una maggiore trasparenza e una gestione più efficiente delle agende sanitarie. Va dato merito al Ministro della Salute, Orazio Schillaci di aver puntato forte su questo che è uno dei problemi più annosi della nostra sanità. Con l’istituzione della Piattaforma Nazionale delle Liste di Attesa, che sarà gestita da Agenas, si è cercato di rendere più chiara l’offerta di prestazioni sanitarie allo scopo di ridurre i tempi d’attesa, storicamente una delle principali criticità del SSN. Questo sistema prevede tra l’altro l’integrazione delle disponibilità del privato accreditato nei Centri Unici di Prenotazione (CUP). Ma la misura ha sollevato critiche da parte delle Regioni, che hanno evidenziato l’assenza di nuove risorse e le difficoltà tecniche di implementazione. Infatti, ad oggi, ancora si è in attesa del via libera della Piattaforma nazionale.

Acceso poi è stato il dibattito sulla revisione dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La decisione di ridurre i target delle Case della Comunità, un’iniziativa chiave per rafforzare la sanità territoriale, è stata giustificata dal Governo con l’obiettivo di puntare sulla qualità delle strutture piuttosto che sulla quantità. Tuttavia, questa scelta ha suscitato polemiche da parte di sindacati e organizzazioni professionali, che temono un indebolimento delle cure territoriali, in particolare nelle aree periferiche. Il taglio dei target rappresenta un cambio di rotta rispetto agli obiettivi originari del PNRR, che puntavano a ridurre le disparità geografiche nell’accesso ai servizi. Polemiche anche per la riduzione delle risorse (1,2 mld) per l’edilizia sanitaria che poi sono state però reintrodotte nella manovra.

Finalmente ha poi raggiunto il traguardo dopo 7 anni di attesa il Decreto Tariffe per la specialistica ambulatoriale e la protesta cui era legato l’aggiornamento del 2017 dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Il provvedimento ha introdotto nuove prestazioni sanitarie e ha aggiornato le tariffe per garantire un accesso equo e omogeneo alle cure su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, non sono mancate le polemiche per la rimodulazione delle tariffe.

Nel corso dell’anno, una svolta importante è stata rappresentata dalla sentenza della Corte Costituzionale sul payback dei dispositivi medici 2015-2018. Ma la decisione ha lasciato aperti interrogativi sulla sostenibilità economica per le amministrazioni locali, che già affrontano bilanci sanitari sempre più stretti e soprattutto da parte delle aziende che denunciano come siano a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro.

Durante l’anno non sono mancate polemiche tra Ministero e Regioni sul monoclonale contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) per cui l’assenza di una regia e di una programmazione adeguata hanno visto un ritardo nell’avvio delle campagne e problemi di distribuzioni. Fortunatamente in corsa si sono risolti i problemi.

L’inizio del 2024 era invece partito con la pubblicazione della bozza del nuovo Piano Pandemico Nazionale che ha riacceso il dibattito sull’efficacia delle misure di prevenzione. La bozza presentata dal Ministero è stata criticata da gran parte della maggioranza di Governo ed è stata infatti ritirata. Ma nonostante le dichiarazioni il nuovo documento è ancora nei cassetti di Lungotevere Ripa.

Sempre nel corso del 2024, è stata approvata la delega per riformare l’accesso ai corsi di laurea in medicina. La nuova normativa prevede l’introduzione di percorsi di orientamento e valutazione progressiva già durante le scuole superiori, eliminando il tradizionale test unico. Questa riforma mira a rendere l’accesso più equo e a rispondere alla crescente carenza di medici, che rappresenta una delle principali sfide del sistema sanitario. Ma i dubbi di molti stakeholder sono parecchi.

In autunno, il Decreto Sicurezza per gli Operatori Sanitari è stato accolto con favore dal personale medico e infermieristico, sempre più spesso vittima di aggressioni nei luoghi di lavoro. Il provvedimento prevede l’istituzione di presidi di sicurezza nei Pronto Soccorso, campagne di sensibilizzazione e un inasprimento delle pene per i responsabili di violenze contro il personale sanitario.

È stata poi presentata la proposta di riforma della legge Gelli sulla responsabilità professionale elaborata dalla commissione di esperti voluta dal ministro Nordio e presieduta dal magistrato Adelchi d’Ippolito. Una riforma che ora approderà in Parlamento per il consueto iter approvativo. Con questa si punterà a limitare il campo penale della responsabilità medica soltanto per la colpa grave con una modifica all’articolo 590 sexies. E precisarne i paramenti con l’introduzione di un ulteriore articolo, il 590 septies. Una riforma in due articoli, ‘semplice’ e senza alcuna depenalizzazione dell’atto medico.

Per l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è stato l’anno della riforma vera e propria, e di un importante cambio ai vertici, con la nomina di Robert Nisticò a presidente dopo le dimissioni di Giorgio Palù. La riforma era stata avviata nel novembre 2022 ed è divenuta operativa il 30 gennaio 2024, richiedendo poi ulteriori mesi per la nomina del nuovo Cda e della commissione unica scientifico-economica (Cse) e introducendo significative modifiche nella struttura e nel funzionamento dell'ente regolatorio italiano per i medicinali. L’obiettivo è semplificare e snellire i processi decisionali all'interno dell'AIFA, per renderla più efficiente e veloce nell'approvazione e nell'accesso ai farmaci, favorendo così gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico.

Nel frattempo, a fine anno, è stata firmata dopo 26 anni di attesa la nuova convenzione tra il Servizio Sanitario Nazionale e le farmacie, che ha ampliato il ruolo di queste ultime. Le farmacie potranno partecipare attivamente a campagne vaccinali, fornire test diagnostici rapidi e offrire servizi di telemedicina, rafforzando così il loro contributo alla sanità territoriale.

Durante tutto il 2024, il sistema sanitario ha affrontato numerose emergenze globali, tra cui la diffusione della Dengue, la sorveglianza contro il virus Marburg, l’Mpox (in estate l’Oms l’ha dichiarata emergenza sanitaria internazionale), l’influenza aviaria e da ultimo una nuova malattia sconosciuta registrata in Congo. Queste crisi hanno sottolineato l’importanza di una rete di sorveglianza epidemiologica solida e di una collaborazione internazionale per prevenire la diffusione di malattie infettive.

L’anno si è concluso con la Corte Costituzionale che si è pronunciata sull’autonomia differenziata, imponendo limiti alla legge varata dal Governo. Poi è stato il turno della manovra di Bilancio che ha stanziato 2,5 mld per il prossimo anno. Molte sono state le critiche per l’esiguità delle risorse e d’interventi strutturali, nonostante alcuni aumenti per il personale sanitario. Una delusione che ha anche portato allo sciopero di medici e infermieri. E a una levata di scudi da parte dell’industria farmaceutica, convinta che si debba una volta per tutte mettere mano ai tetti della spesa farmaceutica, in continuo aumento (e sfondamento). Infine, il Milleproroghe 2025 ha posticipato l’entrata in vigore di molte misure ma soprattutto ha cancellato le multe ai no vax.

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