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Giovedì 12 DICEMBRE 2024
Psicologia, psichiatria, salute mentale e…le convergenze parallele



Gentile Direttore,
la lettura dell’articolo “La funzione della psicologia nel Ssn: un nuovo capitolo per rafforzarla” del segretario dell’Aupi Ivan Iacob sulla “Proposta di legge per la promozione del benessere psicologico generale e particolare attraverso l’istituzione di servizi pubblici organizzati entro la rete psicologica nazionale d’iniziativa popolare” e la presentazione di 4 DDL sulla riorganizzazione dei servizi psichiatrici, mi inducono a esprimere alcune riflessioni.

Innanzitutto mi sembra contradditorio affermare (Angelozzi, sempre su QS) che “Prosegue l’imbarazzante silenzio sui servizi pubblici di salute mentale” facendo riferimento al mancato finanziamento della Psichiatria e allo stesso tempo dire che “all’esame del Parlamento, come in ogni legislatura peraltro, sono all’esame disegni di legge di revisione della L. 180/78 che, o sono di dubbia efficacia nel risolvere i problemi esistenti, o propongono soluzioni che si ritenevano superate, o propongono programmi e compiti che richiederebbero risorse che non esistono ed è improbabile che siano disponibili”.

Del tutto recentemente, anche in seguito alla pandemia da Covid che ha messo in evidenza molti aspetti contraddittori della nostra società (oltre che aver enfatizzato i problemi relativi alla organizzazione del SSN e le sue carenze a livello di territorio) è venuto alla luce, come si legge nella PDL degli Psicologi sulla riorganizzazione/costruzione della rete psicologica, “un crescente bisogno di supporto psicologico, accentuato dalla pandemia di Covid-19, che ha evidenziato un aumento significativo di disturbi quali la depressione e l’ansia.

Il riconoscimento della vulnerabilità diffusa richiede un nuovo umanitarismo, incentrato sulla persona come entità interconnessa e interdipendente. La salute deve intrecciarsi con i diritti psicologici e il supporto sociale, promuovendo il benessere a livello individuale e collettivo. È fondamentale riorganizzare i servizi di salute mentale e sociale per rispondere adeguatamente ai bisogni psicologici, specialmente nei giovani e nei gruppi vulnerabili, uscendo dalla logica dello sportello per realizzare una vera presenza psicologica nelle dinamiche di comunità”.

Come è facile pensare la coincidenza della presentazione dei DDL sulla riorganizzazione dei servizi psichiatrici e del PDL sulla “rete psicologica nazionale” inserita nel Ssn non sono casuali e rispondono a una esigenza assai sentita di salute mentale.

Sono stato marginalmente, come presidente di una associazione di famigliari di persone con disturbo mentale, coinvolto nella valutazione e condivisione di queste proposte di legge relativi alla Psichiatria e alla Psicologia. L'essere marginali, o meglio, essere solo formalmente consultati, è una caratteristica delle associazioni di utenti e familiari quando si tratta di elaborare proposte di legge che riguardano la salute mentale. Ritengo tuttavia che potrebbe essere questa l'occasione per una profonda e radicale revisione dell'architettura dei servizi di salute mentale.

I quattro DDL sulla salute mentale, pur rappresentando un tentativo di revisione della L.180/1978, con ovvie inevitabile differenze fra quelle proposte dalle forze progressiste (PD) e quelle governative (FDI e Lega), sostanzialmente lasciano immutati i principi ispiratori della legge 180. Sempre lo stesso Angelozzi, ne aveva discusso criticamente su QS dello 05.08.2024 (https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=123921). Anche Antonello D’Elia, presidente della Società Italiana di Psichiatria Democratica, sul blog di Psichiatria Democratica, riconosce che “qualcosa si muove nella salute mentale ma in una direzione sbagliata”.

Per molti l’impostazione “migliorista” della legge 180 rappresenta la possibilità di restare ancorati e non tradire la cosiddetta rivoluzione basagliana. Per altri (Cavicchi) si tratta invece di andare oltre la 180: vedi il suo libro con questo titolo. Si tratta infatti di ripensare la legislazione che si riferisce alla salute mentale in modo non “apologetico” (sempre Cavicchi).

L'occasione della pubblicazione di una PDL sulla Psicologia che, fondamentalmente, si propone di inserire la Psicologia nel Ssn, offre la possibilità di integrare tali proposte di legge all'interno di una revisione globale dei servizi di salute mentale.

Questa impostazione (assorbimento della psicologia all'interno del Servizio Sanitario Nazionale) se da un lato mi trova molto favorevole, perché potrebbe rappresentare una possibilità di ripensare i disturbi mentali non più e non solo alla luce di una interpretazione (neuro) psicopatologica (il disturbo mentale come malattia del cervello, per semplificare) ma come disturbo psichico (psiche uguale anima) pertanto multi determinato, mi lascia perplesso. Amore e Psiche della favola narrata da Apuleio nelle Metamorfosi rimandano al concetto che la sofferenza di Psiche viene “curata” da Amore. Potrebbe essere questo il nuovo umanesimo di cui si parla nella introduzione al PDL sulla Psicologia?

Come è noto una, forse troppo facile concettualizzazione, sposata anche dall’Oms, utilizza il c. d. modello biopsicosociale di Engel (1977), oggi forse un po' datato, che riassume su questa base epistemica il problema della natura del disturbo mentale. L’utilizzo di tale concetto, che è indubbiamente assai interessante e omnicomprensivo delle cause di disagio mentale, rischia però di confermare l'idea hegeliana che di notte tutte le vacche sono nere. Non assegnare una gerarchia alle cause in gioco nella produzione di un disagio mentale rischia di rendere meno importante e decisiva la valutazione individuale del disagio nel singolo contesto di vita.

Un altro rilievo che mi sembra importante fare è il rischio di psicologizzare il disturbo mentale che è altrettanto pericoloso dell'attuale psichiatrizzazione dei disagi psicologici. L’ingresso della Psicologia nella salute mentale potrebbe tradursi in una “panpsicologizzazione” del disagio di vivere, forse meno pericolosa della psichiatrizzazione, ma altrettanto riduttiva e semplificatoria.

Resta poi in ombra l’apporto della sociologia nella riorganizzazione dei servizi di salute mentale e, più in generale del SSN. Vedi sempre su QS del 27.11.2024 l’articolo di Rocco Di Santo “La sociologia come risorsa per il SSN”.

Infine le “convergenze parallele”: é una interpretazione ossimorica della attuale situazione dei rapporti fra Psicologia e Psichiatria (e Sociologia) ma risponde alla condizione attuale che vede la presentazione di DDL e PDL che paiono, appunto, procedere su binari paralleli e con scarsa/nulla reale possibilità di una vera integrazione che potrebbe essere invece essere perseguita unificando la legislazione sulla salute mentale, approfittando dell’attuale movimento del quadro legislativo imposto dalla necessità post Covid, di rivedere il Ssn e l’organizzazione dei servizi di salute mentale.

Preliminare sarebbe anche unificare le varie proposte di legge (DDL) sulla salute mentale.
Quello che risulta insopportabile è il silenzio dell’accademia su questi temi.

In realtà sarebbe proprio a questo livello che dovrebbero essere messe in comune competenze e saperi per costituire dipartimenti di scienze umane e sociali nei quali fare confluire le conoscenze medico-biologiche (le neuroscienze), psicologiche, sociologiche e filosofico-antropologiche) relative alla salute mentale. E’ un’utopia?

Dott. Renato Ventura
Psichiatra e Psicoanalista SPI
Associato a Famiglie in rete (FIR)

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