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Mercoledì 11 DICEMBRE 2024
Cimo-Fesmed: “Nel 2022 alle Asl 2,3 miliardi di euro stanziati dallo Stato e non spesi”
Quici: “Un trend ultradecennale che ha portato ad una diversificazione nell’impiego delle risorse a svantaggio dell’assistenza sanitaria e del personale che la eroga”. Dal Conto economico delle Asl la Cimo-Fesmed evidenzia l’aumento delle voci accantonamenti (+54%) e acquisti di beni (+17%) e, in particolare, gli “accantonamenti per quote inutilizzate di contributi finalizzati e vincolati” dal valore di 2,3 miliardi, aumentata in tre anni del 126,7%.
“Per la sanità si spende di più ma si offre meno assistenza sanitaria per i cittadini”. È il messaggio principale che, per la Cimo-Fesmed (a cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) emerge dall’analisi del Conto Economico delle Aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale relativo al 2022, che la Federazione sindacale ha confrontato con i dati del 2019.
“Numerosi i punti chiave che consentono di comprendere le ragioni dello stato in cui oggi versa il SSN”, dice la Cimo-Fesmed. Negli anni analizzati, in particolare, “costi della sanità pubblica sono aumentati dell’11,9%, passando dai 124,8 miliardi del 2019 ai 139,6 miliardi del 2022. Tuttavia, i maggiori incrementi percentuali si riscontrano alle voci accantonamenti (+54%) e acquisti di beni (+17%). L’acquisto di servizi sanitari, invece, risulta aumentato di solo il 3,8% con una riduzione di oltre 600 milioni per l’assistenza ospedaliera. Aumentata decisamente, invece, la spesa per le consulenze, le collaborazioni ed il lavoro interinale (+46,7%), e cresciuti del +4,5% gli acquisti dal privato”.
Si tratta, per la Cimo-Fesmed, di “dati che non stupiscono, in un contesto di offerta sanitaria ridotta, fatta eccezione per la radioterapia e le indagini di laboratorio: nel periodo di riferimento, le prestazioni di specialistica ambulatoriale sono diminuite del 11,5% (quasi 17 milioni in meno) e le attività riabilitative del 10,9% (4,6 milioni di prestazioni in meno); diminuiti anche i ricoveri totali (-10,2%) con un picco negativo registrato dai ricoveri di lungodegenza, diminuiti del 30%. Non stupisce, allora, il calo dei ricavi da prestazioni sanitarie (-1,3 miliardi) e dagli incassi da ticket (-300 milioni)”.
In linea con la bassa spesa per i servizi sanitari e la ridotta offerta sanitaria anche il costo del personale, che risulta complessivamente aumentato del 9,4%, ma quello dei medici a tempo indeterminato solo del 3,6%. Di contro è aumentata considerevolmente la spesa per il personale del SSN assunto a tempo determinato (+55,4%) e – come detto - per lavori interinali, consulenze e collaborazioni sanitarie (+46,7%).
Di particolare interesse, per la Federazione, risulta l’analisi degli accantonamenti, che nel 2022 sono aumentati del 54,2% rispetto al 2019: le Aziende sanitarie hanno accantonato 7,3 miliardi di euro. Di questi, 2,5 miliardi sono destinati ad eventuali contenziosi, assicurazioni e cause e solo 1 miliardo è destinato ai rinnovi contrattuali e al trattamento di fine servizio. “Stupisce la voce ‘accantonamenti per quote inutilizzate di contributi finalizzati e vincolati’ – sottolinea la Cimo-Fesmed -, dal valore di 2,3 miliardi, e aumentata in tre anni del 126,7%. Si tratta di risorse stanziate dallo Stato per determinate finalità e che non sono state utilizzate dalle Aziende. Il dato appare molto interessante soprattutto se si considera la voce dello stato patrimoniale - disponibilità liquida – che, dal 2019 al 2022, risulta incrementata di € 11,8 miliardi (+ 23,35%)”.
“L’analisi dei dati - commenta Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed - mette in evidenza il proseguimento di un trend ultradecennale che ha portato ad una diversificazione nell’impiego delle risorse a svantaggio dell’assistenza sanitaria e del personale che la eroga”.
“In assenza di una profonda rivisitazione delle modalità di finanziamento del SSN – prosegue Quici -, l’assistenza sanitaria tenderà ad essere sempre più sacrificata a fronte dell’aumento del costo di altri fattori produttivi. Occorrono, quindi, politiche di appropriatezza nell’utilizzo delle risorse per un concreto rilancio dell’offerta sanitaria attraverso il pieno utilizzo delle stesse. Le indicazioni fornite dalle Corte dei Conti sul parziale utilizzo dei finanziamenti per la riduzione dei tempi di attesa sono la cartina al tornasole di un sistema malato che necessita di urgenti interventi strutturali”, conclude il presidente di Cimo-Fesmed.
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