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Martedì 10 DICEMBRE 2024
Il rapporto Oasi e la possibile cura per il Ssn: fuochino…fuochino



Gentile direttore,
ho molto apprezzato il primo capitolo del Rapporto OASI 2024 scritto da Francesco Longo e Alberto Ricci, efficacemente sintetizzato qui su Qs da Lucia Conti qui su Qs. In questo capitolo si cerca di fare una diagnosi sulle principali criticità di sistema (da qui il titolo, Diagnosi principale: quattro criticità e quattro prospettive “impopolari” per il cambiamento) e su questa impostare un possibile percorso di cura. Rimando alla lettura in esteso del capitolo per ricostruire bene i passaggi che contiene e che provo a ricostruire qui “a modo mio” solo per poter poi aggiungere qualche considerazione personale in termini di diagnosi e cura della crisi del Ssn.

Sul versante della cura, ritengo che Longo e Ricci abbiano ben ricostruito i motivi per cui è arduo aspettarsi un incremento del finanziamento del Ssn che lo allinei a quello del sistema a lui più simile, e cioè a quello del National Health Service britannico, e giustamente correlano tale dato alla struttura demografica del nostro Paese. Ci si trova così (prima criticità) ad affrontare con meno risorse una popolazione con più bisogni. Una seconda criticità viene identificata nella pretesa di garantire una universalità di accesso ad un menù di prestazioni/servizi incompatibile con le risorse disponibili rinunciando a prendersi la responsabilità di definire e selezionare esplicitamente le priorità. La terza criticità riguarda lo sbilanciamento della attenzione e delle risorse a favore della produzione anziché del governo della domanda, il che porta ad una sicura sconfitta nella eterna lotta (espressione mia) contro le liste di attesa. La quarta criticità viene identificata con la forbice che si crea tra una domanda in aumento e una capacità di produzione in diminuzione. Al di là di una valutazione di merito di ciascuna di queste quattro criticità, credo vada apprezzato lo sforzo di tentare usando i dati disponibili una analisi non semplicistica che unisca i puntini per fare una diagnosi di sistema (non a caso il capitolo si intitola “inquadramento di sistema”).

Sul versante della cura, le prospettive “impopolari” suggerite sono il governo delle aspettative per “determinare una convergenza tra il prescritto e l’erogabile dal SSN”, la promozione di una efficienza impopolare che cerchi il recupero di efficienza nei rami alti delle scelte di politica sanitaria (ad esempio nel ridimensionamento della ipertrofica rete ospedaliera), l’aumento delle risorse attraverso “un sistema di ridotte, ma più capillari compartecipazioni, che riequilibri i contributi forniti e i benefici ottenuti tra cittadini-pazienti e SSN” e infine una rivoluzione nella geografia dei servizi che superi “le lobby professionali e i silos organizzativi”. Anche su questo versante della cura, è decisamente apprezzabile il tentativo di dare sistematicità alla proposta (che ovviamente gli Autori stessi non pretendono esaustiva) e di fondarla su una serie di elementi qualitativi e quantitativi espliciti. Credo valga la pena di condividere il punto di vista degli Autori sintetizzato alla fine del capitolo: “avere uno sguardo onesto sulla natura e sull’entità dei problemi richiede una postura adulta, non consolatoria, in grado di stare nella realtà del presente: la consapevolezza delle evidenze, seppur dolorose, dovrebbe essere un punto di partenza per tutti coloro che intendono far crescere la sanità italiana. Da qui i manager del SSN possono ripartire, per continuare a far crescere le loro organizzazioni e ad essere generativi.”

La riflessione su questo punto di vista può essere aiutata dall’intervento qui su Qs da Francesco Longo e Alberto Ricci pubblicato in occasione della presentazione del Rapporto OASI 2024, un intervento dedicato ad una riflessione sul ruolo del management e dei professionisti per la riorganizzazione profonda del Ssn. Da questo intervento estrapolo un passaggio secondo me fondamentale: “Spesso il management sarà chiamato a promuovere il cambiamento e a renderne tangibili i risultati, spingendo la politica a sostenere la legittimità e la convenienza di compiere alcune scelte, a prima vista inedite e quindi problematiche in termini di consenso.”

E adesso provo a fare qualche considerazione su questo capitolo nella consapevolezza della evidente sproporzione tra la mia capacità di analisi e quella dei curatori del Rapporto OASI 2024, scaricabile qui assieme a tutti i precedenti Rapporti dal 2003 in poi. Il capitolo assume particolare rilevanza perché è in qualche modo il trailer che lancia il Rapporto e perché è la parte che verrà letta di più e da un pubblico più ampio. Parto dalla espressione “diagnosi principale”. Nelle linee guida per la codifica della Scheda di Dimissione Ospedaliera la diagnosi principale è la “condizione morbosa, identificata alla fine del ricovero, che risulta essere la principale responsabile del bisogno di trattamento o di indagini diagnostiche.” Nel nostro caso, quello in cui il paziente è addirittura il Ssn, nella diagnosi principale dovrebbero essere fatte rientrare tutte le condizioni più importanti che influenzano il decorso della malattia, quelle su cui andrebbe costruito il profilo di cura. Bene, a me pare che la diagnosi principale non includa alcuni problemi clinici sfuggiti forse perché a farla sono stati degli aziendalisti, come giusto che sia in un Rapporto dell’Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema Sanitario Italiano che è principalmente destinato al mondo delle Aziende a partire da chi le dirige, come dimostra il linguaggio utilizzato, decisamente ostico per i laici.

Nel capitolo introduttivo a me sembra che abbiamo trovato poco spazio o abbiano avuto una trattazione inadeguata diverse criticità, tra quelle che meritano di essere incluse nella diagnosi principale. In queste considerazioni mi porto dietro la mia esperienza di Osservatorio (personale) sulla sanità delle Marche, una Regione che per la sua natura intrinsecamente “mediana” ha dentro le dinamiche di tante altre Regioni.

Tra le criticità maggiori mi sembra manchino:

Tra le criticità incluse nella diagnosi principale trattate in modo inadeguato mi sembra vadano segnalate:

Questi miei personali appunti possono essere semplificati ad esempio accorpando diverse criticità in una unica relativa alla perdita di senso del rapporto tra politica, management e professionisti e, a questo punto, cittadini. Con una grande variabilità tra Regioni, ma nelle Marche è così.

Per concludere, ribadisco il mio grande apprezzamento per il lavoro sistematico e continuo che porta ogni anno alla presentazione e pubblicazione del Rapporto OASI. In ossequio al periodo natalizio appena cominciato mi permetto di ricordare scherzosamente ancora una volta che io attendo in questo periodo dell’anno l’uscita del Rapporto OASI come Dan Aykroyd ed Eddy Murphy aspettavano alla Borsa di New York i dati sulla raccolta di arance in “Una poltrona per due”, il film natalizio per definizione e programmazione.

Claudio Maria Maffei

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