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Lunedì 09 DICEMBRE 2024
Dolore cronico. Una dieta sana attenua i sintomi

Verdure, frutta, cereali, carni magre e latticini. Sono fra gli alimenti indicati per lenire i sintomi da dolore cronico, secondo uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università dell’Australia Meridionale. E l’effetto è particolarmente apprezzabile nelle donne.

Una dieta sana può ridurre la gravità del dolore cronico. È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università dell’Australia Meridionale, guidato da Sue Ward e pubblicato da Nutrition Research.

Circa il 30% della popolazione mondiale soffre di dolore cronico. Le donne e le persone in sovrappeso o obese risultano più colpite da questa patologia. Molti pazienti, inoltre, non riescono a trarre giovamento dalle terapie a disposizione.

Il team di ricerca – studiando le associazioni tra grasso corporeo, dieta e dolore in 654 adulti australiani – ha scoperto che un maggior consumo di alimenti presenti nelle linee guida dietetiche consigliate è direttamente associato a livelli inferiori di dolore corporeo. E questo fenomeno si verifica in particolare tra le donne.

Dall’analisi è emerso inoltre che il consumo di verdure, frutta, cereali, carni magre e latticini – in quantità maggiori rispetto ad altri alimenti – è correlato a un dolore minore, indipendentemente dal peso corporeo. Una correlazione di estrema importanza, giacché le condizioni di sovrappeso od obesità sono noti fattori di rischio per il dolore cronico.

“È noto che mangiare bene fa bene alla salute e aumenta il benessere psico-fisico – commenta Sue Ward – ma sapere che semplici cambiamenti nella dieta potrebbero aiutare a gestire il dolore cronico potrebbe cambiare la vita di chi ne soffre. Lo studio che abbiamo condotto ci porta ad affermare che siano le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti dei gruppi alimentari più sani a ridurre il dolore, ma non possiamo ancora stabilire se una dieta di qualità inferiore aumenti il dolore o se, viceversa, il dolore spinga verso un’alimentazione di qualità inferiore”.

Fonte: Nutrition Research 2024

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