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Lunedì 09 DICEMBRE 2024
Chi è davvero amico del Ssn?
Gentile Direttore,
qualche tempo fa sulla testata online Scienza in rete è stato pubblicato un “appello” dal titolo “Non possiamo fare a meno del Servizio sanitario pubblico”. Non sorprende che un appello con tale titolo abbia ricevuto consensi, alcuni dei quali ispirati da buona fede altri da superficialità. Per fortuna però alcuni professionisti e attivisti hanno fatto sentire la loro voce con un lungo articolo, pubblicato su Quotidiano Sanità.
In questo articolo vengono evidenziate le omissioni e, a volte, le mistificazioni contenute nel suddetto “appello" in particolare sulla non messa a fuoco puntuale delle criticità dovute alla configurazione organizzativa e gestionale dell’attuale modello: ospedale-centrico, con una assistenza territoriale pubblica debole o assente e misto pubblico-privato, sbilanciato fortemente verso il privato; sull’aver tralasciato completamente di considerare i processi di aziendalizzazione e di privatizzazione, che hanno generato tale modello che si allontana di molto dai principi, dalla struttura e dal funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) delle origini; sul non aver messo in luce i principali pericoli dati dal contesto: l’ulteriore privatizzazione e la finanziarizzazione che ne segue con gli investimenti massicci di privati e assicurazioni nel settore sanitario.
Tuttavia nonostante questa forte e documentata analisi critica, a distanza di pochi mesi, ci risiamo con un nuovo “appello”, questa volta promosso da alcune delle Associazioni i cui esponenti di spicco erano tra i firmatari del citato appello pubblicato su Scienza in rete. A questo nuovo appello hanno aderito altre Associazioni, alcune in buona fede, e altre per superficialità o scarsa conoscenza del problema (ma l’una cosa non esclude l’altra).
Già M. Caldiroli, Presidente di Medicina Democratica, ha dato su Quotidiano Sanità una prima valutazione critica di metodo e di merito su questo secondo appello, ma anche un invito al confronto, largamente condivisibile.
Il nostro giudizio su questo nuovo appello è, se possibile, ancora più critico e negativo di quello di alcuni mesi fa; innanzitutto perché è un appello volutamente ambiguo e generico, in secondo luogo perché tralascia completamente i punti critici fondamentali della crisi del SSN, a partire dal fatto che le diverse forme di privato in sanità (strutture accreditate, medicina convenzionata e servizi sanitari esternalizzati) consumano oramai oltre la metà delle risorse destinate ai fondi sanitari regionali, e che in diversi ambiti assistenziali, soprattutto nella sanità territoriale i cittadini non hanno più alcuna libertà di scegliere il servizio pubblico perché esiste solo un’offerta privata in convenzione. In questo senso una generica richiesta di incrementare i fondi pubblici per la sanità, o quella ancora più generica di rafforzare la sanità territoriale (quasi tutta in mano private) è ingenua se non ipocrita e interessata, perché, con il tetto della spesa per le assunzioni di personale nel SSN andrà per la spesa in beni e servizi, cioè, l’acquisto di prestazioni da privato: comunque lavoro, spesso mal retribuito, ma mascherato con un falso in bilancio legalizzato.
Questa ipocrisia accomuna in una sorta di “pensiero unico” università e fondazioni private, associazioni datoriali e sindacali, forze politiche e organizzazioni sociali portatrici di interessi economici che hanno orientato con parole e opere, spesso in posizioni di potere, di direzione, di consulenza, di formazione le scelte politiche, economiche, i modelli organizzativi dei governi nazionali e regionali, del ministero e delle agenzie, e delle aziende sanitarie stesse. Adesso tali soggetti i promotori dell’appello pretendono si ergono a difensori del SSN quando invece hanno contribuito a piegarlo agli interessi e al profitto dei privati, contro le lavoratrici e i lavoratori e contro il diritto alla salute, oggi negato a milioni di individui, non revocando, quando al governo nazionale e regionale, o non chiedendo, se all’opposizione, la revoca del blocco delle assunzioni.
Soggetti appartenenti ad una “area” politico professionale ipocrita perché promuove appelli in difesa del SSN ma è incapace di qualunque minima forma di autocritica per non essersi opposta o addirittura per aver accettato promosso, sotto l’influenza delle teorie neoliberali tutte le varie “controriforme” della L. n.833/1978 a partire dal D.Lgs n.502/1992 dopo solo quattordici anni; l’aziendalizzazione, la regionalizzazione, le aziende sanitarie (negli anni di dimensioni sempre più grandi) contro ogni idea di decentramento e prossimità; la figura monocratica, autoritaria e patriarcale del Direttore Generale che risponde solo a chi lo ha nominato,privo di contrappesi democratici ed espressione dei partiti o delle cordate di potere; il vincolo di pareggio di bilancio delle aziende sanitarie ormai in Costituzione con i dettati di Maastricht.
Nel 1999, Bindi Ministra della sanità fa approvare una legge delega cui seguirà con il Governo D’Alema il D.Lgs. n. 229/1999: un'occasione persa per correggere radicalmente la normativa del Ministro dell’allora Partito Liberale Italiano De Lorenzo, poi arrestato per Tangentopoli. E poi la riforma del Titolo V della costituzione e tutti i vincoli di spesa alla gestione diretta e alle assunzioni, i blocchi del turnover e le varie spending review con tagli lineari. In ossequio alla sussidiarietà orizzontale cattolica, venne introdotta la parità tra pubblico e privato,che in tale logica concorrono a fare “sistema”, termine dunque non utilizzato per errore ma teorizzato, che progressivamente cancella il servizio pubblico.
Ecco allora gli “appelli” che non approfondiscono mai le vere questioni, e nascondono la radice dei problemi, limitandosi a chiedere maggiori finanziamenti. Chi li promuove sa che tali finanziamenti allo stato attuale delle cose, andrebbero per oltre il 50% direttamente in tasca ai privati, ed è per questo che tutti vi aderiscono dalle principali organizzazioni datoriali grandi e piccole, con in testa l’AIOP (Associazione Italiana dell’Ospedalità Privata), al vasto mondo della cooperazione, delle ONLUS, degli enti del terzo settore, del mutualismo laico e cattolico, ognuno pronto a prendere la sua fetta più o meno grande.
Chiediamo quindi a tutti quelli che firmano questi appelli di dire davvero e fino in fondo cosa pensano e quello che vogliono. In particolare vorremmo conoscere la posizione dei promotori dell’appello su tante questioni che vorremmo approfondire. E, giusto per aprire il dibattito, ne proponiamo qui solo alcune:
● abolizione della forma istituzionale delle Aziende Sanitarie (attraverso la creazione di una nuova realtà amministrativa uniforme su tutto il territorio nazionale), e della attuale figura del Direttore Generale e delle sue forma di reclutamento tramite la sua contrattualizzaione nel CCNL della sanità e introduzione di un modello di gestione democratico e partecipato da cittadini e operatori con la drastica riduzione delle dimensioni geografiche delle attuali Aziende Sanitarie Locali e con la ricollocazione al loro interno delle Aziende Sanitarie Ospedaliere;
● adeguato incremento del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) ad esclusiva destinazione pubblica;
● blocco immediato (e progressiva abolizione) del meccanismo dell’accreditamento e delle convenzioni dei privati, con passaggio alla dipendenza del SSN dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali superando le differenze retributive con i medici e gli operatori sanitari dipendenti del SSN anche attraverso forme originali e innovative di organizzazione delle cure primarie e intermedie, della sanità territoriale rafforzando la prevenzione e una vera presa in carico;
● sblocco delle assunzioni e piano assunzionale straordinario di personale a tempo indeterminato, stabilizzando e reinternalizzando tutte le forme di precariato e le attività del personale esternalizzato arrivando finalmente a un contratto unico della sanità (oggi nei servizi sanitari e sociosanitari privati ne esistono una cinquantina);
● abolizione delle casse e dei fondi privati di sanità integrativa nei Contratti Collettivi di Lavoro (CCNL) pubblici e privati e della loro detraibilità fiscale;
● ripristino della imposizione fiscale progressiva ed abolizione del vincolo del pareggio di bilancio;
● introduzione nei LEA delle cure odontoiatriche;
● ridefinizione delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti Locali contrastando ogni forma di autonomia differenziata e superando ogni discriminazione nell’accesso alle cure su base territoriale;
● abolizione di tutti i tickets sanitari e della pratica della intramoenia ed extramoenia con esclusività del rapporto di lavoro.
Giuseppe Graziano
Medico specialista in Igiene e medicina preventiva, già Direttore Sanitario ospedaliero in pensione, Forum per il Diritto alla Salute e Medicina Democratica
Ferdinando Terranova
Ordinario fuori ruolo di "Tecnologie per l'Igiene Edilizia e Ambientale", Direttore del Dottorato di Ricerca in "Riqualificazione e Recupero insediativo" di Sapienza Università di Roma, Medicina Democratica e Forum per il Diritto alla Salute
Davide Dibitonto
Economista esperto in materia fiscale e disuguaglianze
Paolo Flamini
Medico ospedaliero, Medicina Democratica
Jones Mannino
Impiegato, Medicina Democratica
Pina Cristofaro
Impiegata, Medicina Democratica
Ina Camilli
Medicina Democratica
Francesco Quadrino
Impiegato, Forum per il Diritto alla Salute
Loretta Mussi
Medica di sanità pubblica in pensione, Forum per il Diritto alla Salute
Edoardo Turi
Già Direttore di Distretto ASL, Docente di Igiene e medicina sociale Sapienza
Università di Roma Medicina Democratica
Elisabetta Papini
Infermiera, Coordinatrice Nazionale del Forum per il Diritto alla Salute
Simona Grassi
Medica ospedaliera Napoli, Medicina Democratica
Mariacira Battaglia
Operatrice Socio Sanitaria, Operatrice antiviolenza, Forum per il Diritto alla Salute
Giulia Maderni
Infermiera ospedaliera, Forum per il Diritto alla Salute
Marcello Luca
Pensionato FF.SS., Forum per il Diritto alla Salute, Medicina Democratica
Francesco Palmeggiani
Medico ospedaliero, Segretario Lazio Fp Cgil Medici e Dirigenti
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