quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 19 NOVEMBRE 2024
Beta-talassemia in Italia: nuove prospettive con le terapie avanzate

Con circa 7.000 pazienti affetti da beta-talassemia, l'Italia si conferma tra i Paesi con la più alta incidenza di questa patologia ereditaria. L’avvento di terapie basate sul gene editing apre nuove prospettive di cura, offrendo speranza a migliaia di persone in attesa di un futuro senza trasfusioni

In Italia, circa 7.000 persone convivono con la beta-talassemia, concentrate prevalentemente in alcune regioni del Sud (Sicilia, Sardegna, Puglia) e del Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna). Di queste, si stima che il 73% sia affetto da beta-talassemia major, o talassemia trasfusione-dipendente (TDT). Questi numeri collocano l’Italia tra i Paesi con la più alta incidenza di pazienti talassemici al mondo.
“La beta-talassemia è una patologia ereditaria, genetica e cronica. Nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni nel trattamento, che hanno migliorato la prognosi dei pazienti, convivere con questa malattia non è affatto semplice. I pazienti con TDT devono sottoporsi a trasfusioni di sangue ogni 15 giorni circa, per tutta la vita”, commenta Valentino Orlandi, Presidente di United Onlus - Federazione Italiana delle Thalassemie, Emoglobinopatie Rare e Drepanocitosi.

Impatto della beta-talassemia sulla qualità della vita

Nel 2024, la SITE (Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie) ha condotto una survey su 438 pazienti con beta-talassemia, per analizzare l’impatto della malattia e delle cure sulla qualità della vita. I risultati hanno evidenziato che i pazienti si sottopongono a trasfusioni circa due volte al mese e che il tempo impiegato per recarsi in ospedale, sottoporsi alle trasfusioni e affrontare le visite di controllo ha un forte impatto sulla programmazione della vita quotidiana.
Per quasi la metà dei pazienti, la patologia influisce sul lavoro, causando assenze improvvise, richieste di ferie o permessi, e attività perse. Molti rinunciano ai propri hobby e, in diversi casi, devono riprogrammare interamente la loro vita personale.

“Da anni aspettiamo di poter guarire e credo che oggi, più che mai, siamo vicini a questo traguardo grazie alle terapie geniche, che possono cambiare la vita dei pazienti candidabili a riceverle”, aggiunge Orlandi.



Trattamenti disponibili e terapie innovative

Attualmente, i pazienti devono sottoporsi a regolari trasfusioni e seguire una terapia ferrochelante per rimuovere l’eccesso di ferro accumulato con le trasfusioni. Il trapianto di midollo osseo rappresenta l’unica opzione terapeutica definitiva per i pazienti con TDT, ma comporta seri rischi e, per la maggior parte dei pazienti, non è praticabile a causa della mancanza di un donatore compatibile.
Nel febbraio 2024, la Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per exagamglogene autotemcel (exa-cel), un farmaco prodotto da Vertex Pharmaceuticals, approvato per il trattamento di pazienti di età pari o superiore a 12 anni con beta-talassemia dipendente dalle trasfusioni (TDT) o con anemia falciforme severa (SCD) caratterizzata da crisi vaso-occlusive ricorrenti. Questa terapia è indicata per pazienti per i quali è appropriato il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (HSC) ma non è disponibile un donatore consanguineo con antigene leucocitario umano (HLA) compatibile.

“Si tratta di una terapia avanzata e innovativa che aspettavamo da tanto tempo. Grazie ai risultati di trial clinici di grande successo, oggi vediamo concretizzata una nuova possibilità di trattamento”, commenta Dario Martino, Presidente di ATES (Associazione Talassemia ed Emoglobinopatia Sardegna), parte di United.

In attesa di approvazione

Exa-cel è una terapia di editing genico basata sulla tecnologia CRISPR/Cas9. “Il suo meccanismo d’azione si basa sulla riattivazione dell’emoglobina fetale attraverso l’uso della forbice molecolare CRISPR/Cas9”, spiega Martino. L’emoglobina fetale (HbF), normalmente prodotta durante la vita fetale e sostituita dall’emoglobina A (HbA) dopo la nascita, viene riattivata nei pazienti, compensando il deficit cronico. “In questo modo, i pazienti possono vivere senza necessità di trasfusioni”, continua Martino.

“Ad oggi, noi pazienti giovani abbiamo un’aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale, ma convivere con questa malattia comporta un carico enorme. Le terapie avanzate potrebbero rappresentare una svolta risolutiva”.
Nel contesto dell’approvazione in Italia, si discuterà anche della rimborsabilità del farmaco. “Il costo è elevato, ma confidiamo che le autorità regolatorie metteranno a disposizione questa terapia per i pazienti candidabili”, conclude Martino. Attualmente, in Italia, exa-cel è stato autorizzato da AIFA con un percorso di accesso precoce. “Dopo l’approvazione da parte delle autorità regolatorie americane ed europee, ci aspettiamo che anche quelle italiane procedano rapidamente, per permettere a questa terapia di raggiungere i pazienti che potrebbero beneficiarne”, conclude Orlandi.

Camilla de Fazio

© RIPRODUZIONE RISERVATA