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Lunedì 17 DICEMBRE 2012
Trial clinici. Cochrane: "Se c'è lo sponsor effetti collaterali ed efficacia dei farmaci migliorano"
Uno studio dell'associazione no-profit ha analizzato i risultati di 48 studi su farmaci e dispositivi medici. I risultati degli studi sponsorizzati dall’industria riporterebbero più spesso meno effetti collaterali di quelli reali e conclusioni positive in disaccordo con i dati raccolti dai trial indipendenti.
L’allerta arriva dalla Cochrane, organizzazione no-profit internazionale che si occupa di ricerca medica: i risultati dei trial sponsorizzati dalle industrie presentano in generale dei risultati sospettosamente migliori della media. Un risultato che forse non stupisce i più maliziosi, ma che se arriva da una realtà importante come quella dell’associazione può far sorgere qualche dubbio in più. In particolare la ricerca, pubblicata sul database elettronico dell'ente, la Cochrane Library, mette in guardia sulla presenza di distorsioni (bias) nelle pubblicazioni scientifiche che riguardano sia dispositivi che farmaci.
Come si può immaginare, i risultati dei trial clinici influenzano le raccomandazioni fatte dai professionisti sanitari riguardo medicinali e terapie ed è per questo che è importante controllare come le sperimentazioni che li testano sono disegnate, condotte e diffuse al pubblico. Sono infatti sempre di più le ricerche su sostanze e principi attivi che vengono finanziate dai soldi dell’industria e la preoccupazione era che questa potesse in qualche modo influenzare il risultato. Preoccupazione che secondo l’organizzazione no-profit è fondata.
La Cochrane Collaboration ha per questo condotto questa review sistematica degli studi che confrontano i dati di ricerche sponsorizzate da aziende con quelle finanziate pubblicamente o comunque non pagate dagli stessi produttori. Gli scienziati hanno preso in considerazione 48 lavori che analizzavano la correttezza di studi diversi sullo stesso strumento o farmaco. Si trattava di terapie utilizzate per curare dai problemi cardiaci a quelli psichiatrici, e che ne valutavano l'efficacia sia rispetto ad altri trattamenti che rispetto al placebo.
All'interno di questi lavori, quelli sponsorizzati dalle aziende riportavano in generale benefici maggiori e minori effetti collaterali, rispetto a quelli non sponsorizzati. Allo stesso modo, le conclusioni generali erano più positive per i primi, e più spesso risultavano non in perfetto accordo con i dati realmente riportati dagli studi.
Ma in che numero gli studi erano influenzati? L'efficacia della stessa terapia risultava migliore negli studi sponsorizzati nel 24% dei casi, e 31 volte su 100 le conclusioni erano più favorevoli per il farmaco o il dispositivo più nei primi che non nei secondi (ciò accadeva ad esempio nel caso di statine, farmaci antipsicotici e tiazolidindioni, farmaci per il diabete mellito di tipo2).
Ma non solo. Addirittura nell’87% dei casi i dati relativi agli effetti collaterali erano “migliori” – seppure talvolta solo leggermente – nelle ricerche sponsorizzate che non nelle altre. “I risultati fanno scalpore, soprattutto in un periodo come questo in cui la società chiede un migliore accesso all’informazione”, ha spiegato Andreas Lundh del Nordic Cochrane Centre.
Chiaramente c’è da dire che non tutti gli studi risultavano influenzati, né che l’accusa dell’organizzazione no-profit è alle case farmaceutiche tout court. Il problema, spiegano gli esperti, è più che altro quello di prendere delle contromisure efficaci per arginare il problema. Ad esempio, una questione da risolvere è che se la sponsorizzazione deve per forza essere riportata sugli studi, potrebbe non esserlo sulle linee guida evidence-based. “I finanziamenti dalle aziende dovrebbero essere riportati non solo sugli articoli originali, ma anche in tutti i documenti derivati, quando quei risultati sono riportati altrove”, ha commentato Lisa Bero dell’Università della California di San Francisco, autrice principale dello studio. “Nel momento in cui si scopre che gli studi soggetti a sponsorizzazione sono più facilmente influenzati rispetto agli altri, dovremmo sviluppare di conseguenza delle difese: migliori modi di diffondere e verificare i dati, così come un più efficace metodo di controllo sull’influenza delle aziende stesse. Solo in questo modo riusciremo a valutare correttamente gli effetti di farmaci e strumenti medici”.
Laura Berardi
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