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Lunedì 04 NOVEMBRE 2024
Tumori occupazionali, c’è ancora tanto da fare  



Gentile Direttore,
si celebrano oggi i 210 anni dalla morte del carpigiano Bernardo Ramazzini, che con la sua monumentale opera “De Morbis Artificum Diatriba”, è considerato il padre della medicina del lavoro. Cinquantaquattro capitoli, oltre 100 occupazioni indagate con i rischi affrontati dai lavoratori e tra questi anche i tumori: l’osservazione di quello al seno riscontrato tra le suore più che in qualsiasi altra donna; la celebre intuizione della correlazione con il celibato, anticipava di secoli l'osservazione della nulliparità e dello stato ormonale delle donne come fattore di rischio per il cancro alla mammella.

Tumori occupazionali, con questo termine vengono oggi classificati i tumori causati dall'esposizione, generalmente di lunga durata, a sostanze cancerogene. La storia lavorativa e l’esposizione ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro sono elementi indispensabili per la loro sorveglianza e prevenzione primaria.

Nonostante il tema della sicurezza sul posto di lavoro tenga banco su tutti i mezzi di informazione, l’effetto patogenico o favorente dell'ambiente sulla cancerogenesi, è dei più complessi e dibattuti anche per la latenza di sviluppo delle patologie tumorali, la difficoltà nel riconoscere il nesso di causalità tra insorgenza della patologia e dose cumulativa di esposizione (sia per intensità che durata), la raccolta di dati epidemiologicamente significativi e il lungo inter legislativo di adeguamento delle direttive al progresso tecnologico.

Secondo i dati di uno studio Italiano pubblicati su Cancers, quello dei tumori professionali è una nicchia: si stimano circa 3.500 lavoratori con. tumori occupazionali (0.9% dei casi di cancro) e l’1,6% dei decessi in Italia quindi attribuibili a carcinogeni occupazionali. Come ricorda l’INAIL però, le modifiche sostanziali in tema di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, sono state apportate solo con il d.lgs. d.lgs. 44/2020, a recepimento delle previsioni introdotte da due direttive europee (dir. 2019/130/CE e dir.2019/983/CE), ecco perché le stime più accreditate in Italia sono al rialzo: un lavoro pubblicato da Binazzi calcolava circa 8.500 decessi/anno per tumori professionali in Italia, corrispondenti a 170.000 potenziali anni di vita perduti e più di 16.000 potenziali anni di vita lavorativa perduti, portando a circa 360 milioni di euro di perdite economiche indirette e costi sanitari stimati in 456 milioni di euro.

Non deve stupire inoltre se la maggior parte degli studi epidemiologici sui rischi di tumori professionali sono stati condotti tardivamente, perché questa disciplina è emersa in Italia solo dopo la metà degli anni ’70. Una difficoltà che spiega le resistenze nel nostro Paese, allo sviluppo e diffusione di opportuni sistemi di sorveglianza e prevenzione a tutela dei lavoratori.

Secondo uno studio pubblicato nel 2023, dal titolo: Le malattie professionali riconosciute in Italia Regioni Friuli-Venezia Giulia e Liguria (2010-2021), scopriamo che l'incidenza dei tumori professionali è stata rispettivamente di 4,9, 16 e 10 casi ogni 100.000 lavoratori e una variazione annuale dell’incidenza per tumore dal 2010 al 2019 rimasta stabile. Uno studio del 1999 aveva valutato anche il rischio di tumore professionale tra gli agricoltori dell’Italia centrale ed erano emerse nuove e inaspettate relazioni tra colture specifiche e cancro: la frutta per il cancro del colon e vescica, il grano per il cancro della prostata, olive e patate per il cancro dei reni.

Questi risultati che possono essere spiegati dalla maggiore propensione all’esposizione dei lavoratori di alcune regioni rispetto ad altre, dimostrano due aspetti molto importanti: la distribuzione a macchia di leopardo degli agenti cancerogeni e mutageni e la diversità lavorativa regionale con la conseguente necessità di migliorare la conoscenza del territorio per realizzare politiche sanitaria realmente efficaci e capaci di fungere da vero elemento di protezione e prevenzione per i lavoratori.

Alberto Vannelli
Presidente Erone onlus

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