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Giovedì 31 OTTOBRE 2024
Suicidio assistito. In Lombardia parere negativo alla Pdl Coscioni: “È competenza statale”. L’ex assessore Gallera, Forza Italia, vota sì

Dopo il parere negativo delle commissioni congiunte Affari istituzionali e Sanità, il progetto di legge saràà ora trasmesso al Consiglio regionale per essere discusso entro il 21 novembre. Forte (relatore di maggioranza): “Proprio perché la competenza in materia è dello Stato, come maggioranza presenteremo in Aula consiliare una questione pregiudiziale di legittimità costituzionale”. Pd: “Tocca alle regioni disciplinare la procedura, la destra come Ponzio Pilato”.

Le Commissioni Affari istituzionali e Sanità del Consiglio regionale della Lombardia hanno espresso ieri a maggioranza, al termine di una lunga seduta congiunta, parere negativo in merito al progetto di legge di iniziativa popolare dal titolo “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n.242/2019 della Corte Costituzionale”, promosso dall’associazione Coscioni nei consigli regionali praticamente di tutta Italia. Il progetto di legge verrà ora trasmesso dalle Commissioni al Consiglio regionale per essere discusso entro il 21 novembre, entro cioè i nove mesi dall’assegnazione del testo alle stesse Commissioni.

Al termine dei lavori si sono svolte tre votazioni con i seguenti risultati: la non approvazione progetto di legge, l’approvazione della relazione del relatore di maggioranza Matteo Forte (FdI), che considera il Consiglio “non competente” in materia, e la bocciatura della relazione della relatrice di minoranza Carmela Rozza (PD). In precedenza i consiglieri avevano anche respinto gli emendamenti presentati dalle minoranze

Nel corso del dibattito sono intervenuti diversi consiglieri di maggioranza e minoranza. Giulio Gallera, consigliere di Forza Italia ed ex assessore al Welfare della Giunta di centrodestra di Attilio Fontana, ha espresso voto favorevole al progetto di legge. Nelle votazioni riguardanti il progetto di legge e gli emendamenti la maggioranza ha scelto di pronunciarsi con l’astensione (che tecnicamente equivale a un voto contrario).

La riunione, spiega l’ufficio stampa del Consiglio regionale in una nota, ha seguito due mesi di riunioni congiunte delle Commissioni Affari istituzionali e Sanità con una serie di audizioni che hanno sviscerato argomentazioni di natura giuridica, etica e medico-sanitaria e che hanno coinvolto una cinquantina tra docenti universitari (per lo più professori di diritto costituzionale), operatori assistenziali, esperti che hanno contribuito alla stesura di disegni di legge a livello nazionale, responsabili di associazioni ed enti, avvocati.

“Tra i docenti di diritto costituzionale – ha fatto notare il relatore di maggioranza Matteo Forte (FdI) – è emersa chiara la sottolineatura del fatto che la sentenza n. 242 del 2019 è intervenuta a dichiarare parzialmente illegittimo l’art. 580 del codice penale relativo all’agevolazione del proposito suicidario e non a stabilire un diritto alla prestazione garantito da parte dello Stato. Proprio perché la competenza in materia è dello Stato, come maggioranza presenteremo in Aula consiliare una questione pregiudiziale di legittimità costituzionale”.

D’altro canto, la relatrice di minoranza Carmela Rozza (PD) ha insistito sulla necessità di “prevedere una procedura affinché possa essere rispettata la sentenza costituzionale”. “Occorre perciò intervenire -ha aggiunto- per definire aspetti organizzativi del servizio sanitario che, come stabilito dal Titolo V della Costituzione, spettano alla Regione”.

“Con la massima chiarezza e trasparenza – ha commentato Patrizia Baffi (FdI), che ha presieduto la seduta, – durante i lavori di Commissione abbiamo dato ascolto e presenza ai tanti punti di vista di differenti realtà e soggetti. Riguardo al merito abbiamo sempre sostenuto la difesa del bene vita così come il pieno e totale supporto ai malati attraverso servizi e percorsi che già le Asst hanno in essere, rivolti alla terapia del dolore e delle cure palliative”.

Il PD Lombardia ha poi voluto commentare il voto negativo anche con una lunga nota diramata a termine dei lavori consiliari. “Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, con l’eccezione dell’ex assessore Giulio Gallera, hanno votato compattamente la relazione del presidente della seconda commissione Matteo Forte, che afferma l’incompetenza del Consiglio regionale sulla materia del fine vita, e quindi sul progetto di legge di iniziativa popolare presentato dall’associazione Luca Coscioni. Al contrario, la relazione di minoranza, votata da Pd, M5S, AVS, Patto civico, Lombardia Migliore e dal consigliere Gallera, ma bocciata dalla maggioranza, afferma la competenza della Regione sul dettato della legge, che riguarda non il diritto, già affermato da due sentenze della Consulta, ma la procedura sanitaria con cui persone in determinate condizioni di salute, possano accedere al suicidio medicalmente assistito. Una materia, questa, che attiene alle competenze regionali. In Aula, a metà novembre, il testo di legge approderà quindi con la richiesta di non passaggio alla discussione. Di fatto, la bocciatura”, ribadisce la nota.

Secondo Carmela Rozza, consigliera Pd e relatrice di minoranza del progetto di legge, “i lombardi devono sapere che il Partito Democratico si è fatto carico di unire tutte le varie sensibilità per arrivare ad approvare, anche apportando modifiche migliorative, la legge proposta dall’associazione Coscioni, mentre la destra ha preferito non decidere, mettere la testa sotto la sabbia e consegnare le persone che si trovano nelle gravissime condizioni di salute, irreversibili, come potrebbe accadere a ognuno di noi, di non poter accedere al diritto di autodeterminarsi verso il fine vita. È una scelta pilatesca, che smentisce anche il presidente Fontana che ha sostenuto che su questi temi deve valere la libertà di coscienza dei consiglieri. Per non rischiare di dividersi, hanno scelto di non entrare nel merito e di blindarsi”.

Per Emilio Del Bono, vicepresidente del Consiglio regionale, “la Regione Lombardia ha tutta la competenza necessaria, avendo in carico la gestione della sanità, per regolare quanto la Consulta ha definito in due diversi pronunciamenti. È la stessa Corte a stabilire che tocca al servizio sanitario nazionale garantire alle persone con condizioni molto ben definite e circoscritte di poter accedere al suicidio medicalmente assistito. Quindi tocca a chi gestisce la sanità, alle Regioni. Non ci sfugge la grande delicatezza di questo tema, sicuramente discusso anche in seno alla stessa Consulta, ed è anche per questo che abbiamo voluto provare a introdurre ulteriori garanzie, attraverso i nostri emendamenti, purtroppo respinti da una maggioranza che non ha voluto entrare nel merito di quanto affermato dalla Consulta. Vale la pena ricordare che nella nostra Regione ci sono stati già dieci casi di questo tipo, affrontati dagli stessi pazienti e dalle strutture sanitarie senza alcun quadro di riferimento”.

La nota del Pd spiega infine che gli emendamenti del Partito Democratico, tutti fermati dalla maggioranza, introducevano alcuni elementi, come la limitazione della procedura ai pazienti maggiorenni, la definizione della modalità per i medici di esercitare l’obiezione di coscienza, la definizione della procedura, ivi compresa la proposta al paziente della possibilità delle cure palliative e l’allargamento della commissione che deve verificare la sussistenza delle condizioni definite dalla Consulta, come l’irreversibilità della patologia e l’espressa volontà del paziente, ad altri soggetti competenti come un palliativista ed eventualmente il medico di medicina generale che ha in carico la persona.

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